lunedì 13 settembre 2010

BILANCIO DELLA TESSERA, SECONDA GIORNATA

Maroni è sempre più perplesso, a ragione, perchè al di la della propaganda di regime è pienamente cosciente che la tessera è un fallimento totale che oltre a non risolvere assolutamente nulla in termini di sicurezza sta svuotando gli stadi. Per aiutarlo a decidere serenamente, il nostro sito presenterà in queste pagine un piccolo bilancio per ogni giornata di campionato. Sono sicuro che se non l'apprezzerà Maroni, almeno parte dell'opinione pubblica, quella che non ha le fette di salame davanti agli occhi e che vuole capire le cose beninteso, riuscirà a capire ed a farsi un'idea più completa su da che parte sta la ragione...
Partiamo da Cagliari-Roma:

E' l'11 settembre, giornata triste di suo, con il carico di cupi ricordi che evoca questa maledetta data. A Cagliari va in scena l'anticipo della seconda di serie A tra i locali e la Roma. Prova generale per i sardi, alla prima in casa, e per i romanisti, alla prima trasferta della stagione, sotto l'egida della famigerata "Tessera del Tifoso". Già dalla settimana precedente l'incontro, il prefetto di Cagliari aveva deliberato la vendita dei biglietti ai soli residenti in Sardegna e ai possessori della "As Roma Privilege Card". Ci troviamo quindi nella condizione "tipo". Ovvero solo tifosi di provata civiltà (tramite la tessera o la residenza sarda) saranno ammessi allo stadio. Lo scopo di far vivere serenamente la partita è però presto fugato. In tribuna centrale assistiamo alla promiscuità più pericolosa, con gli accesissimi e in tanti, troppi casi, volgarissimi tifosi locali, che prendono di petto chi, sardo di nascita, ha scelto la Roma come squadra del cuore. E' il caso di Carlo e Giorgia di Cagliari, giovani, simpatici, cordiali. Sciarpona giallorossa al collo per lui, videocamera hi-tech per lei, puntata sui suoi beniamini (Borriello e Totti in testa) mentre effettuano il riscaldamento pre-gara. E' stato imposto loro l'acquisto del biglietto per la tribuna (dopo che gli era stata proposta la gradinata, covo del tifo ultras cagliaritano), esponendoli così alla promiscuità e agli evidenti rischi che essa comporta. Con il biglietto di tribuna in mano hanno tentato comunque l'accesso al settore ospiti, ma è stato risposto loro che era chiuso (falso), e che dovevano per forza accedere alla tribuna.
La disfatta della tessera del tifoso è evidente nella desolazione che regna nello spazio destinato ai "fidelizzati"; si contano una ventina di presenze, nemmeno troppo colorate. Molti di più i romanisti assiepati nella tribuna centrale. Famiglie per lo più; alcuni bimbi sfoggiano orgogliosi la maglia numero 10 del Capitano, altri hanno la sciarpa della Roma al collo. Si potranno contare almeno un centinaio di unità, quando De Rossi le manda in visibilio con l'illusorio goal del momentaneo pareggio. Da quel momento, però, inizia la sequela di contumelie ed insulti (alcuni di una volgarità inaudita), nei confronti di chiunque fosse romanista o solo sospettato di esserlo.
Una provocazione costante, che mette a dura prova la pazienza e la serenità dei supporters giallorossi. Grazie al sangue freddo di costoro non si arriva alla rissa, per fortuna solo sfiorata.
Grandinano le reti del Cagliari e gli insulti si amplificano, diventano sempre più pesanti, al limite della minaccia. Mancano solo pochi istanti alla fine, ma Carlo, il ragazzo romanista di Cagliari, sardo doc, è ora fatto oggetto di un coro "personalizzato": "cagliaritano romanista, non sei sardo, ma solo un BASTARDO!!". Insulto giunto da un gruppetto di signore di mezza età, sedute dietro di lui. Tra le risate compiaciute dei presenti e la costernazione profonda di Giorgia, quasi in lacrime. Carlo ha un moto di stizza, si risente, invita le signore a moderare, a calmarsi. Niente, loro continuano e lo sbeffeggiano, con fare evidentemente provocatorio. "Perché cosa mi fai, sennò?". Carlo ripone la sua sciarpa, Giorgia si guarda intorno spaurita. Mentre il settore ospiti dei "privilegiati" è pressoché vuoto e silente; sembrerebbe anche triste, visto così, ma sarebbe stato molto più sicuro per Carlo, Giorgia e i tanti romanisti, sardi e non, che nella "civile" (?) tribuna centrale del Sant'Elia, hanno passato una serata da incubo, 5-1 a parte. (Fonte: RS NEWS)

Insomma la Tessera non ha risolto nessun problema di sicurezza, quello era evidente. Ma almeno ha avvicinato i tifosi agli stadi? La risposta arriva da Roma, sponda Lazio:

Va a vuoto l'appello del presidente Lotito che non piace ai tifosi: sottoscritte neppure il 50% delle tessere 2009.
ROMA - Crollo verticale. La Lazio ha chiuso la campagna abbonamenti e nonostante la proroga di dieci giorni decisa dal presidente Lotito il risultato è sconfortante: 11.500 le tessere vendute, meno della metà rispetto alla scorsa stagione quando il totale era arrivato a 27.500. Si tratta del peggior risultato degli ultimi dieci anni e, in vista del debutto casalingo contro il Bologna, non procede spedita neppure la vendita dei biglietti.
SPALTI SEMIVUOTI - Al momento ne sono stati staccati 6 mila. In altre parole, se non ci sarà un’impennata sabato 11 settembre, domenica pomeriggio al primo appuntamento all’Olimpico potrebbero assistere, più o meno, ventimila spettatori. Spalti semivuoti, dunque. Un risultato modesto, figlio dei deludenti risultati dell’anno scorso, ma soprattutto della tessera del tifoso, contrastata in maniera decisa in Curva Nord. All’appello, infatti, mancano soprattutto gli ultras: circa ottomila in meno rispetto a un anno fa. E a poco sono valse le dichiarazioni del presidente Claudio Lotito: «Voglio riconquistare i tifosi, il club è a disposizione». Così come la promessa: «Siamo pronti a tornare sul mercato, in caso di necessità».
RICONQUISTA MANCATA - Riconquistare i tifosi è il grande tarlo e il grande problema di Lotito, accolto dal popolo laziale - in quel lontano luglio del 2004 - come il salvatore della patria prima di finire nel mirino di una costante e feroce contestazione pressoché generale. Non è bastato, infatti, salvare la società dal fallimento, vincere una coppa Italia ed una Supercoppa italiana per meritarsi l' appoggio e il calore di un ambiente che man mano, nel corso di questi ultimi anni, si è progressivamente allontanato dalla squadra e dallo stadio. In questo senso i numeri della campagna abbonamenti per la stagione che è appena cominciata sono sotto gli occhi di tutti. E non è sufficiente il disappunto per l' introduzione della tessera del tifoso per giustificare il disamoramento della gente. 

RIMONTA SUL CAMPO - La Lazio spera di riaccendere la passione popolare attraverso i risultati a cominciare dalla partita con il Bologna. In caso di vittoria, infatti, il presidente Lotito potrebbe riaprire la sottoscrizione per un’altra decina di giorni. Reja intanto conferma la rivoluzione: difesa a quattro con Lichtsteiner e Radu larghi e con Biava e Dias centrali, Ledesma perno del centrocampo, Brocchi e Mauri (entrambi in panchina a Genova) interni, Hernanes rifinitore dietro Rocchi (che sostituisce l’infortunato Floccari) e Zarate. Sabato la rifinitura. (Fonte: Corriere della Sera)

Insomma sembrerebbe proprio una risposta negativa. Ma secondo Maroni serve per dividere i "tifosi buoni" dai "tifosi cattivi". Ecco, proprio la divisione, la discriminazione, il razzismo fra tifosi è ciò che forse sta riuscendo meglio a Maroni. Ce lo spiegano da Cesena le WSB (che dal mio punto di vista sono un buon gruppo, da quello di Maroni forse no, ma sempre di divisione si tratta):

Tessera del Tifoso, ci sono ultras e ultras... Debutto casalingo, questa sera, in anticipo, per il Cesena contro il Milan, con la posizione assunta dal principale gruppo ultras della Curva Mare dello stadio 'Dino Manuzzi', le Weisschwarz Brigaden, il quale si distingue dal resto della tifoseria cesenate, che, in massa, ha aderito al programma ministeriale. E' un appello alla distinzione categorica. All'interno dello stesso settore, dove le Wsb si sistemeranno nella parte inferiore (a Cesena, come a Genova, Roma e Bologna ai No TdT vecchi abbonati é riservato il diritto di prelazione, a prezzo pieno, dei biglietti). In qualsiasi atteggiamento, con l'invito a non indossare loro materiale e a non sventolare bandierine con il loro marchio, d'ora in avanti non più venduto al pubblico, o a restituirlo a fronte del rimborso della spesa. Questo il comunicato delle Weisschwarz Brigaden.
Domani sera si ricomincia a quasi 20 anni di distanza dall’ultima partita giocata in serie A tra le mura del Manuzzi. Doveva essere un sabato di festa, un sabato di orgoglio romagnolo contro l’arroganza ed il potere del mondo del calcio. Purtroppo però il leit-motiv sarà un altro. La Tessera del Tifoso e la “divisione” che si è venuta a creare tra “tesserati” e non “tesserati”. Dopo quasi 2 anni di tentativi e di rinvii è infatti partito l’esperimento di macelleria sociale chiamato”Tessera del tifoso”. Tutte le componenti Ultras di Cesena più alcuni Club hanno subito manifestato la loro contrarietà a questo progetto illiberale ed assurdo, esternando la propria avversione con striscioni, articoli, manifesti e col convegno del 28 giugno. Purtroppo però la stragrande maggioranza dei tifosi non ha capito o non ha voluto capire e condividere la nostra posizione ed il nostro messaggio. In pochi giorni la tifoseria bianconera ha risposto al progetto Tessera come in nessuna città d’Italia, ad oggi circa 14.000 sono le Card richieste contro le circa 3.000 di Lecce Brescia e Cagliari o le 11.000 di Napoli! I tifosi Romagnoli, a digiuno del grande calcio da quasi 20 anni, non hanno voluto ascoltare i ragazzi di Curva ed il loro invito a non svendere la nostra libertà e i diritti civili faticosamente conquistati in migliaia di anni di lotte. Ora la Curva, gli Ultras, le WSB si sentono tradite, deluse, ferite, chiuse all’angolo…
Quasi 15.000 tessere contro 700 prelazioni e qualche altro centinaio di cani sciolti, 15.000 contro 1.000, questi sono i numeri in campo. A Roma in trasferta c’è stato un primo assaggio di quella che potrebbe essere una guerra civile che procurerebbe solo sconfitti e nessun vincitore… Sia tra i tesserati che tra i non tesserati ci sono sia posizioni più estremiste sia pareri più “morbidi”. Ma la tensione è tanta. Noi WSB, pur provando come abbiamo scritto sopra, sentimenti di profonda delusione, e pur sentendoci ingannati e traditi, risponderemo alle migliaia di tifosi che ci hanno abbandonato con l’indifferenza che il loro tradimento merita. Non canteremo contro di loro perché la guerra come tra i capponi di Renzo preferiamo lasciarla ad altri, non siamo così masochisti…Qualcosa però si è rotto e difficilmente si tornerà come prima, ora le carte sono state scoperte, ognuno potrà fare il proprio gioco in trasparenza. Come negli anni 70 quando sono nate le gloriose Brigate Bianconere, torniamo ad essere un Gruppo Compatto, magari più piccolo ma unito e fiero di se stesso e delle proprie azioni. La prelazione per il posto in casa, ,l’odissea delle trasferte, il rischio molto più alto di incidenti, la necessità di serrare i ranghi sono fatti che ci stanno unendo e fortificando ogni giorno di più.
Sabato prossimo ci posizioneremo nella parte inferiore della Curva Mare, abbiamo lasciato i posti superiori ai tesserati. Non ce la sentivamo di far cantare, come se nulla fosse, migliaia di ragazzi e di tifosi che ci hanno voltato le spalle nel momento di combattere insieme la battaglia più importante. Nei bar e nei siti web cittadini la considerazione più ripetuta è “tessera o non tessera siamo tutti tifosi del Cesena e dobbiamo tifare insieme” Oppure: “la scelta di tesserarsi o meno è una scelta privata che non deve influire nei rapporti in Curva e nel tifo alla squadra..” Ma stiamo scherzando??Questi discorsi non li possiamo accettare, chi si è tesserato ha aderito al piano di annientamento per i tifosi organizzati di Maroni e (magari senza rendersene conto..) un mandato in bianco al ridimensionamento dei diritti civili di tutti i cittadini della Repubblica Italiana. Pertanto non può pretendere che tutto rimanga come prima. Chiediamo quindi a tutti coloro che si riconoscono nelle azioni e nei pensieri delle WSB di seguire con noi la partita nella Curva Mare Inferiore e a chi invece ha preso una posizione a noi avversa di ignorarci, di non provocarci perché la tensione è tanta e basterebbe poco per dar vita ad un incendio. Avete fatto la vostra scelta consapevoli, sapendo a cosa andavate incontro, ora non chiedeteci più nulla, ognuno andrà per la sua strada. Non ci saranno più le bandierine di Pisa e Ravenna, i Cappellini di Piacenza, le trasferte con gli sconti per tutti, il materiale venduto a chiunque lo volesse, le coreografie di 5.000 persone ecc. Noi da una parte, Voi dall’altra.
In questi giorni inoltre decine di tifosi, soprattutto ragazzi giovani e giovanissimi, ci hanno chiesto cosa possono fare per rimanere al nostro fianco pur avendo sottoscritto la tessera. Chi l’ha fatta la può tagliare e non utilizzarla. Chi vuole continuare a vivere lo stadio con noi deve assolutamente seguire il Cesena in trasferta con noi e quindi non nel settore ospiti e quando una partita sarà vietata ai non tesserati dovrà restare con noi fuori dal Manuzzi. Queste sono le condizioni minime obbligatorie per continuare a seguire la partita vicino alle WSB. Per finire invitiamo tutti coloro che non si riconoscono più nel nostro modo di vivere il calcio a non portare maglie felpe e sciarpe con il nostri simboli sopra, veder sventolare bandierine WSB nel settore dei tesserati a Roma è stato alquanto grottesco. Chi non vuole riporle in un cassetto potrà sempre andare in sede WSB dove gli verranno ricomprate.
WSB 1981
(Fonte: Sport People)

Come vedete ho ben citato le fonti da cui attingo le notizie, per far capire ai vari Naccarato di turno che non mi invento nulla. Il fallimento della Tessera, la sua inutilità, il suo essere visto come un problema e non un'opportunità è purtroppo per Maroni un dato di fatto... Chiudo con un articolino da Trieste a proposito dei tifosi virtuali, che a quanto pare non piacciono nemmeno a Sky, ormai vero padrone del calcio italiano. E Sky dalle parti mie fa rima con "Schei". Caro Maroni, non vorrei mai essere nei tuoi panni in questo momento. Nemmeno col tuo stipendio.

Un fermo immagine lungo 90 minuti. A Trieste, domenica, è nato lo stadio virtuale: migliaia di volti immobili, nessuna smorfia, onda umana o saltello. La tribuna è come se si fosse fermata al pomeriggio del 21 ottobre di quattro anni fa quando la Juve sbarcò al Nereo Rocco per portarsi via i tre punti. E’ quella foto, a dimensione più che gigante, ad occupare i gradini perché così ha voluto il presidente della Triestina, Stefano Fantinel.
Il calcio all’ultimo stadio? Questione di vuoti da colmare, è la giustificazione di chi ha partorito il progetto. Ma, allo stesso tempo, è proprio sul modo scelto per tappare una delle più pericolose falle del nostro calcio (gli stadi vuoti appunto) che il dibattito si riaccende. Le foto del Nereo Rocco di Trieste tappezzato da tifosi «finti» hanno fatto il giro del mondo in un secondo e con loro l’immagine di un pallone italiano che battezza una terza via per uscire dalla crisi di disaffezione. La terza via è la rassegnazione. Pessimo spot, possono aver pensato alcuni. Intuizione geniale, altri. Resta il fatto che al di là delle telefonate di complimenti ricevute da Fantinel da parte di molti colleghi, la presa di distanza dai supporter virtuali si è immediatamente messa in moto.
La Figc tace, la nuova Lega di B (meglio, Bwin) riaggiorna la propria agenda. Il numero uno del campionato con Novara e Modena in vetta alla classifica, Andrea Abodi, sfoglia i dati sulle presenze e rilancia. «Per noi lo stadio reale è certamente più importante di quello virtuale, anzi il secondo non esiste senza il primo. L’80 per cento degli impianti di serie B - così Abodi - sono stati costruiti intorno agli anni ‘40, da allora tante cose sono cambiate: noi dobbiamo garantire allo spettatore il massimo della sicurezza e dello spettacolo. Speriamo che il decreto legge sugli stadi riprenda presto il suo cammino, intanto dobbiamo pensare ad altre soluzioni per riportare la gente sulle tribune...». I numeri segnano un leggerissimo miglioramento rispetto alle ultime due stagioni dopo tre giornate di campionato. Più 11 e più 10 per cento rispettivamente, ma, impietosa, è la fotografia che parla di stadi vuoti nelle media per due terzi della capienza. Come invertire la rotta? Dalla Lega di B si guarda alla prova-Trieste come ad un aspetto «innovativo», ma, sebbene nessuno lo dica apertamente, da non considerare come la soluzione al problema. E, quindi, da non seguire. Meglio provare a radicarsi sul territorio di provincia, là dove vivono le società. «Bisogna - spiega Paolo Bedin, direttore generale della Bwin - che il tifoso si identifichi con il club: organizzare dei raduni, incontri nelle scuole, far nascere gruppi di appassionati...».
La Triestina batte il Pescara con la tribuna di fronte a quella Autorità riempita da una gigantografia. E’ solo l’inizio, fanno sapere da Trieste. Solo l’inizio perché, per la sfida con il Padova del 18 settembre, ancora più numerosa sarà la presenza di tifosi immobili e, in un futuro non lontano, sui gradoni compariranno le barche della Barcolana in omaggio ad uno degli eventi triestini. Barche al posto di chi salta in aria per un gol? Le tv si mettono di traverso perché, è da sempre il credo di Sky, «se è vero che lo stadio deve essere pieno di gente, bisogna che i tifosi siano veri». Il ragionamento della pay-tv è semplice: le tribune vuote trasmettono l’idea di qualcosa che non c’è e, la stessa sensazione, si può avvertire con le foto al posto degli appassionati.
L’immaginifico Fantinel offre dunque l’ultimo stadio del nostro pallone. Per la Triestina, la sfida alla Juve, fu l’ultima da tutto esaurito, o quasi. Ed è per questo che di quel pomeriggio è indispensabile riproporre l’effetto, anche se simbolico. Un ritocco che fa rabbrividire Oliviero Toscani. «Quella della Triestina mi sembra una decisione un po’ demenziale. Chi ha scelto di mettere i tifosi finti è come una donna che ha fatto un lifting e - così Toscani a Sky - ha sbagliato tutto. Se fossi un tifoso della Triestina mi offenderei doppiamente». (Fonte: La Stampa)



 

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