giovedì 2 settembre 2010

L'AUTUNNO CALDO DI TORINO

Il botto, alla fine, è arrivato. Peccato fosse quello della bomba carta fatta esplodere dai tifosi granata, davanti alla sede in affitto del Torino Fc, nella lunga notte dell'ultimo giorno di mercato. Un gesto dimostrativo, che non ha creato danni, accompagnato dalla scritta «Game over» tracciata sul marciapiede di via Arcivescovado.
Il gioco è finito, questo il sinistro messaggio per Urbano Cairo: significa che la curva è pronta a contestarlo ancora più duramente. D'altra parte, l'idillio si è da tempo trasformato in aperta ostilità, e il dissenso ha già partorito eccessi preoccupanti. Ieri pomeriggio una trentina di ultrà si è presentata alla Sisport con lo striscione «Cairo vattene», facendo esplodere due petardi durante l'allenamento ed accendendo un fumogeno sugli spalti. Un antipasto di quello che accadrà sabato sera all'Olimpico con il Crotone. I cori e gli striscioni contro Cairo non mancheranno, ma le forze dell'ordine sono già in preallarme per possibili derive violente.
Gli ultrà granata negli anni sono stati capaci di gesti eclatanti: dalle undici croci piantate in campo ad Orbassano nella primavera del 1996 (presidenza Calleri) al letame gettato nella sede del club (febbraio 2003, Cimminelli patron), passando per la sospensione della partita Toro-Milan di sette anni fa (5 turni di squalifica al Delle Alpi) fino alla rivolta contro Giovannone e Padovano all'hotel Campanile (agosto 2005) che spianò la strada all'arrivo di Cairo. Ora il vento è cambiato: gli ultrà lo scorso dicembre fecero tremare la Sisport a colpi di bombe carta (alla presentazione di Petrachi) e poi alla Befana diedero la caccia a Di Michele e soci al ristorante Cavalieri. Adesso la curva granata è in fibrillazione: lo scoppio della bomba carta, registrato intorno alle 23,30 di lunedì, è stato come una sorta di avviso. I carabinieri hanno avviato le indagini per risalire ai responsabili dell'atto vandalico, ma al momento non ci sono denunce e neanche immagini delle telecamere per risalire agli autori del gesto.
Con gli uomini dell'Arma indagano anche i poliziotti della Digos: nessun dubbio sul fatto che sia opera degli ultrà granata, ma la galassia Maratona negli ultimi tempi è cambiata. Gli antichi gruppi si sono sciolti due stagioni fa per protestare contro la tessera del tifoso ed ora ci sono i «Torino Senza Scorta» a calamitare la curva, anche se è aumentata la presenza di tanti «cani sciolti». Questo è l'elemento che preoccupa di più, anche in vista della presenza del ministro Maroni a Torino domenica 5 alla festa della Lega. Il timore è che si ripetano i fatti di Alzano Lombardo (500 ultrà dell'Atalanta contro la tessera del tifoso) perché la Maratona è già in movimento ed è una delle curve più dichiaratamente ostili al provvedimento del Viminale. Contro Maroni, ma prima contro Cairo: la contestazione torinista si sta facendo sempre più numerosa, rumorosa e colorata.
Alcuni tifosi da qualche settimana sfoggiano in casa e in trasferta sciarpe e bandiere giallonere che richiamano i colori del primo Toro nel 1906. Una protesta simile a quella adottata dai fan del Manchester United contro i padroni americani: andare all'Old Trafford in gialloverde invece che bardati del tradizionale rosso. «In giallonero per un Torino vero», è lo slogan della contestazione civile e pacifica che sta prendendo sempre più piede e può fare più rumore di una bomba carta. 

Fonte: La Stampa

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