mercoledì 22 dicembre 2010

DASPO, UN MODELLO DA ESPORTARE

Scontri alla sede della Lega Nord nel 1996: Bobo Maroni oppone resistenza ad un'agente della Digos

Fonte: Dodicesimo Uomo

E così alla fine, dopo i violenti scontri della manifestazioni studentesche del 14 dicembre scorso, il governo, nelle parole del sottosegretario Mantovano, ha lanciato l’idea del DASPO anche per i manifestanti (quindi si dovrebbe chiamare DAMAN!). Forse un propedeutico della prossima ed augurabile Tessera del Manifestante, che intanto però viene preceduta dalla straordinaria idea dell’onorevole Gasparri di “arresti preventivi”, di coloro i quali – Gasparri già lo sa evidentemente – commetteranno reati nelle prossime manifestazioni.
Al di là della facile ironia. Per un sito come questo, che si occupa di tifosi, che parla dei, con e da tifosi, è fin troppo facile individuare in questa smodata ricerca della repressione una conferma non solo alle proprie convinzioni, ma soprattutto ai propri sospetti.
Ce lo siamo detti, del resto, che la TdT, che le leggi speciali per gli stadi, che i provvedimenti d’urgenza comminati fuori e spesso contro la legge, altro non erano che un potenziale laboratorio in coltivare in vitro le nuove forme di controllo sociale contro forme di aggregazione non immediatamente “disciplinabili”.
E così, fuori da ogni logica ma anche in barba ad ogni regola, hanno criminalizzato il mondo del tifo (e guardate bene che non si sta parlando solo del movimento ultras, messo pesantemente sotto attacco, ma più in generale di tutti coloro che avevano una passione nel calcio e l’hanno vista spengersi sotto i colpi di ministri e tv) ed oggi si apprestano ad esportare il modello stadio anche alle strade e alle piazze, poi un domani si vedrà.
Non c’è da stupirsi, forse, ma forse da fare una riflessione: esistono certemente, negli stadi e nelle piazze, settori violenti e minoritari, assolutamente da condannare nella logica e nella pratica, che in ultima analisi fanno il gioco di chi reprime e ne assumono specularmene i mezzi e i fini, e che così facendo rischiano di invalidare, offrendo il fianco ad una facile criminalizzazione, il protagonismo di una moltitudine di colori o di opinione. Esistono altresì diverse forme di concepire il tifo e/o la protesta, più o meno condivisibili, più o meno irreggimentati, più o meno attivi e propositivi: per tutti questi comunque lo Stato ed i governo hanno la stessa ricetta, ed è esattamente quello contro cui bisogna continuare a scendere in campo.

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