martedì 21 luglio 2009

AFFONDANO I NOSTRI RICORDI... SECONDA PARTE!

(Nella foto: "Chi combatte con onore non può essere tra i vinti" - Fronte Opposto 2002/03)

Il ritorno in C1 nella primavera del 2001 sembra per Padova la fine di un'incubo. Sarà invece l'inizio di un nuovo calvario, sia a livello calcistico che ambientale. Passa appena un mese e mezzo dalla festa di Bolzano, ed ecco che a metà giugno arriva una notizia clamorosa: Padova e Cittadella si stanno per fondere in un'unica società che affronterà il campionato di serie B! La trattativa sotterranea emerge all'improvviso da un'indagine giornalistica ed i due presidenti Mazzocco e Gabrielli, messi alle strette, non fanno altro che confermare la cosa, che fra l'altro in termini di accordi si troverebbe già in fase avanzata. Il mondo padovano si divide: sono entusiasti il mondo politico e quello imprenditoriale, ovvero quelli che per i colori biancoscudati non hanno mai mosso un dito, hanno spesso fatto danni e sono tanto abili a sputare nel piatto in cui mangiano quanto a salire sul carro dei vincitori. Qualche perplessità arriva dal mondo giornalistico (che tuttavia come al solito rimane molto diplomatico quando si tratta di attaccare i potenti) mentre chi senza mezzi termini è contrario e lo fa capire da subito sono i tifosi. Sia granata che biancoscudati.
Col senno di poi qualcuno potrebbe anche pensare che la fusione era una cosa giusta, e che egoisticamente il Cittadella sarebbe sparito ed il Padova sarebbe volato in B. Ma non è solo una questione di risultati. E' la questione che la mia squadra non si chiama Associazione Sportiva Città di Padova (come l'avrebbero voluta chiamare) ed i suoi colori sono il bianco ed il rosso non il bianco ed il granata. E' una storia che è nata nel 1910 e si è sempre mantenuta in piedi con le sue gambe, che in C2 ci era già finita ed era tornata poi in B e in seguito in A senza chiedere sacrifici al Cittadella di turno. Sopratutto non è una storia di meticci o di "smissiotti" come si dice qua. Il Padova è il Padova, il Cittadella è il Cittadella. Il Padova rappresenta una città di 230.000 abitanti e una storia calcistica di cent'anni. Il Cittadella rappresenta la sua realtà e la sua storia calcistica. Non vedo motivo per mischiarle. Non vedo il motivo di barattare la storia e la tradizione di due società in nome di una serie B che (dati di fatto alla mano) è arrivata lo stesso. Con sofferenza ma è arrivata. E se non fosse arrivata avrei preferito finire in Eccellenza ma continuare a chiamarmi Calcio Padova 1910 ed a tifare per una maglia bianca con lo scudo rosso. In fin dei conti, queste cose hanno avuto un certo successo nel veneziano. Ma non mi pare che abbiano ottenuto risultati migliori dei nostri alla resa dei conti, anzi. Ed allora fanculo alle fusioni e fanculo alla B. Questo era il pensiero ricorrente della tifoseria nel giugno del 2001. E' perfettamente normale che il tifoso occasionale o modaiolo non lo capisca. Ma per un vero biancoscudato era un'idea semplicemente inaccettabile. Un'idea che ha portato ignoti una notte a compiere degli attentati inciendiari presso la sede delle due società. Ecco il risultato della vostra fusione.
Pochi giorni dopo i presidenti annunciano che il progetto della fusione è fallito. Accusando pubblicamente la tifoseria. Gabrielli in particolare dichiara che in cuor suo era convinto di fare il bene della città e della provincia e non avrebbe mai pensato ad una reazione del genere. Mazzocco invece è imbufalito e da quel momento comincia a tirare merda sui suoi stessi tifosi ed andrà avanti per un bel pò. L'idillio è finito.
Cosa ne penso veramente? Penso che se ci fosse stata realmente la volontà di fondere le due società, le tifoserie non sarebbero riuscite a fermare il progetto nemmeno se avessero noleggiato un aereo e bombardato la Siderurgica Gabrielli. Probabilmente ciò che ha condotto Piergiorgio Gabrielli alla decisione non è stato tanto il gesto della tifoseria, ma l'aver visionato il bilancio del Calcio Padova. Ma questa è un'altra storia.

STAGIONE 2001/02. Col ritorno in C1, la curva decide una mossa che ha l'obiettivo di ricompattare l'intero settore. Dall'unione di vari gruppi e gruppetti nasce infatti l'A.C.PADOVA 1910 (ACP come verrà quasi sempre abbreviata) che si colloca al centro col suo immenso striscione a fare da guida. Rimane fuori da questa "fusione" la Juventude (che comunque appoggia il progetto dell'ACP) ed il neonato Fronte Opposto. In pratica vanno a formarsi in curva due schieramenti ben distinti e spesso le idee risultano contrastanti. Non si assisterà mai comunque ad una spaccatura vera e propria.
Sempre quell'estate il Ministero degli Interni approva una serie di misure di sicurezza atte a contrastare la violenza negli stadi, le solite leggi per le quali "ze peso el tacon che el sbrego". E la nostra tifoseria sarà una delle primissime in Italia ad "assaggiare" il duro braccio della legge. Alla terza di campionato, in occasione della trasferta di Carrara, scoppiano violenti tafferugli. Nel prepartita si verifica una scaramuccia con i tifosi di casa che viene risolta andando a discuterne di persona sotto la loro curva. Sembra finito li il discorso. Invece a fine primo tempo i carraresi escono in massa dal settore e tempo due minuti dalla strada di fianco allo stadio cominciano a piovere pietre sulle nostre teste. Uscita di massa anche da parte nostra e gli ospiti vengono letteralmente messi in fuga. A questo la polizia, palesemente disorganizzata, decide di imbarcarci in pullman e farci tornare a casa nonostante manchino ancora più di venti minuti alla fine del match. Accettiamo le condizioni, convinti che questo serva quanto meno per evitare una strage giudiziaria. Invece non sarà così. Nei giorni immediatamente successivi due ragazzi finiscono in carcere, altri due finiscono latitanti e quattordici vengono diffidati per tre anni. Una mazzata non da poco a chi era abituato fino a pochi anni prima a ricevere al massimo una diffida di un anno con firma. Ma sopratutto inizia un vero e proprio linciaggio morale da parte della stampa. In particolare si scatena "Cocco Fantino bruciamo il Gazzettino!", pace all'anima sua, che inizia una serie di articoli quanto meno fantasiosi. Si parla di incidenti studiati a tavolino, di mazze nascoste il sabato sera da ultras patavini che avevano raggiunto di nascosto la città toscana, di cori offensivi alla memoria delle vittime dell'11 settembre... Anche il presidente Mazzocco approfitta della situazione per attaccare quelli che lui ritiene responsabili della mancata fusione dell'estate prima... Insomma, come spesso succede siamo nell'occhio del ciclone! La curva risponde con il silenzio: per un paio di partite viene esposto il solo striscione "Il silenzio degli innocenti", e non si canta se non contro le forze dell'ordine. Presa di posizione che continua anche nei due sentitissimi match con Triestina e Treviso (anche se nell'ultimo caso il silenzio dura solo un quarto d'ora). Come se non bastasse il Padova è partito anche con il freno a mano tirato, ed alla decima giornata siamo nuovamente ultimi in classifica. Viene esonerato il Mister-promozione Varrella e viene chiamato Frosio sulla panchina biancoscudata. In quel periodo inoltre c'è un riavvicinamento della società alla tifoseria, con cui si arriva a un chiarimento. C'è anche chi vorrebbe continuare il proprio silenzio ma prevale la linea di fare il bene del Padova. Per la cronaca, molti dei ragazzi coinvolti negli incidenti di Carrara si vedranno presto assolti dal tribunale ed a fine campionato si vedranno ridurre o annullare le diffide ricevute. Da quel momento comunque, i due gruppi principali della curva (ACP e Fronte Opposto) cominciano a muoversi insieme per le trasferte.
Il campionato intanto prosegue e nonostante la posizione pericolante del Calcio Padova, in curva si sta ricreando un buon seguito. E' il periodo della mitica sede di Via Falloppio. E' in quel periodo che inizia prendere forma a quello che è lo zoccolo duro attuale della tifoseria. Anche in trasferta ci muoviamo sempre in buon numero, è il caso di Livorno e Cesena. Sempre quell'anno viene anche "scoperto" il settore di Tribuna Fattori, che in quel periodo si chiamava ancora Gradinata Est. Succede infatti che nella settimana precedente la partita con lo Spezia sulla città si abbatta una nevicata da Guinnes dei primati che crea non pochi disagi. La domenica i gradoni della curva sono ancora ghiacciati e la questura decide per motivi di sicurezza di spostare tutti in Gradinata Est. Si riuscirà così a verificare con mano un settore che in quanto a collocazione e acustica è decisamente migliore della Curva Sud. La Gradinata Est, fino alla fine della stagione, rimarrà così il "settore ultras" per eccellenza. E questo è l'inizio di un'altro calvario.
In generale c'è una buona crescita della curva anche grazie ai numerosi giovani che in quel periodo iniziano a partecipare. A Treviso sfondiamo su un'uscita laterale prendendo in contropiede i controlli e ci facciamo tutta la città a piedi senza incontrare nessun tipo di problema. A Leffe ci si ferma per contestare la squadra a fine partita, e nascono problemi con i carabinieri locali, che ci mandano via in malo modo. Cinque ragazzi del Fronte Opposto, fermi in un bar per i fatti loro, vengono fermati e portati in questura dove verranno fra le altre cose accusati anche di rapina (!?!); mentre in settimana scoppia anche un'altro caso: il Padova viene multato per "cori espressivi di discriminazione razziale" e per l'esposizione di una pezza "raffigurante un'aquila nazista" (non è altro che lo striscione da trasferta del Fronte, che ha come disegno quello di un'aquila!). Tutto ciò accade nel "giorno della memoria", il che mi fa pensare che forse non è successo per caso. Interviene anche il consigliere comunale Giorgio Perlasca ad attaccarci. Insomma non abbiamo fatto nulla però serviva qualche mostro da sbattere in prima pagina. Da quel momento, la tifoseria verrà presa di mira ed in alcuni momenti quasi perseguitata. A più riprese capiterà che arrivino multe (anche pesanti) per cori razzisti o altre ancora più pretestuose (l'annò dopo col treviso la multa riguarderà l'esposizione di uno striscione a caratteri runici!) senza che si verifichi nulla di tutto ciò. E sicuramente si commette l'errore di non dare troppo credito alla cosa non prendendo nessuna posizione contro certi soprusi (in primis da parte della società, che si trovava a pagare multe per fatti che i propri tifosi non avevano commesso!).

Nella trasferta di Pisa uno dei due pullman che trasportava gli ultras biancoscudati subisce un guasto e gli occupanti riusciranno ad arrivare allo stadio solo a fine primo tempo. Nel frattempo fuori dall'Arena Garibaldi i pisani provano ad attaccarci ma senza che si riesca a venire a contatto. La situazione ambientale è molto calda e pur non succedendo niente di particolare, Pisa diventerà una delle nostre trasferte preferite. L'ultima di campionato un pullman di ragazzi segue la squadra nella trasferta di La Spezia con la salvezza ormai acquisita. E con la speranza di tutti, per un futuro più roseo.

STAGIONE 2002/03. Dopo un campionato di assestamento, il Padova punta decisamente a conquistare la promozione. La squadra allestita è di tutto rispetto (Gente come Succi, Ginestra, Sotgia, Rossetti, Porrini... Tanto per dirne alcuni!) ed anche se la partenza in campionato è alquanto stentata, ad un certo punto ci si riprende bene ed i biancoscudati sembrano in grado di mantenere contatto con le prime posizioni. Come tifoseria, dopo la breve e felice parentesi in Gradinata Est torniamo in Curva Sud per "volontà popolare". La curva numericamente cresce, ma non decolla. Quell'anno si accentuano i contrasti interni fra i due gruppi principali e le divergenze di idee. Il nucleo più "stagionato" dell'ACP da vita alla Brigata Bancon, posizionati nella parte alta della Curva. Sono i senatori. Inoltre in quegli anni è ancora forte la "colorazione politica". A gennaio alcuni ragazzi dell'estrema destra finiscono in carcere in seguito all'aggressione ad Adel Smith negli studi di Telenuovo. Molti fanno parte della Curva, che scende in campo per difenderli con l'esposizione di striscioni e cori contro Papalia nella partita con la Carrarese. Arriveranno alcune diffide per questa manifestazione. Ma non succede solo questo, in generale tutta la stagione è abbastanza "agitata". Già nella consueta amichevole organizzata dal CPT contro il Modena si ha un assaggio. In casa col Pisa si cerca di arrivare a contatto con i nerazzurri, mentre a Treviso scoppiano incidenti con la polizia che precedentemente aveva fermato un ragazzo accusato di aver danneggiato gli infissi di un bar. Le immagini degli scontri in diretta TV le hanno viste tutti. Altri due biancoscudati verranno fermati. Contro la Reggiana sono gli emiliani a farsi avanti sfondando uno dei cancelli che collegano la Curva Ospiti con la tribuna est, ma si fermeranno li. Nella partita interna contro la Pistoiese, al fischio finale centinaia di ragazzi tentano di raggiungere il parcheggio ospiti per venire a contatto con i toscani. La celere dovrà caricare per disperdere la folla. L'ultima di campionato ad Alzano, ci rechiamo in appena una trentina in una partita che ai fini della classifica è inutile. E li troviamo una sessantina di atalantini ad attenderci, memori di uno screzio avvenuto nella Coppa Italia del 1991(!?!), ed armati fino ai denti. Senza troppe scuse, le prendiamo e ci fanno anche uno striscione. Fa sorridere sentire gente che parla di "mentalità ultras" ed "antichi valori": gli anni sono passati e le generazioni cambiate, ma l'unica mentalità per i ragazzi delle curve è rimasta quella di darsi. Hai voglia a riempirti la bocca di paroloni. Il Padova chiude il girone d'andata al terzo posto, ma nel ritorno subisce un calo. Agguantiamo i playoff alla penultima giornata, avversaria l'Albinoleffe. Nella partita d'andata 14.000 tifosi riempiono l'Euganeo. Perdiamo 2-1 ed a "tradire" sono proprio i senatori, o meglio il portierone Colombo, protagonista assoluto della promozione in C1 di due anni prima ed autore di una cappella mica dal ridere nell'azione del primo gol dei bergamaschi. Sette giorni dopo si gioca il ritorno a Cremona. Circa 2.000 biancoscudati trascinano il Padova ad una vittoria inutile, che ci spinge fuori dalla lotta promozione (che si giocheranno Albinoleffe e Pisa). La rissa che scoppia a fine partita in curva è indicativo di come in quel periodo non tutto fosse rose e fiori. Fuori dallo stadio Zini, centinaia di ragazzi biancoscudati si fanno il giro dello stadio, a caccia di nemici. Corre voce che ci sia qualche atalantino in giro, ma sarà solo una bufala. In compenso ci rimettono un paio di volanti ed una moto della Polizia, oltre a un agente che voleva fare l'eroe. Cala il sipario sul nostro campionato. Un'occasione persa, per molte cose.

STAGIONE 2003/04. Il Padova si presenta ai nastri di partenza della nuova stagione profondamente rinnovato. A partire dalla dirigenza. Dopo tre anni infatti, Marcello Cestaro, imprenditore vicentino alla guida della Unicomm e già socio di minoranza, sostituisce Mazzocco. Arriva Glerean sulla panchina e Vignoni come diesse. Cambia anche mezza squadra. Sempre in quella stagione, inizia "Appiani in Festa", Kermesse dedicata al Padova ed alla curva. Uno sforzo notevole, che col tempo aiuterà i ragazzi dei vari gruppi a conoscersi meglio ed a superare i vari screzi che fino all'anno prima avevano caratterizzato la tifoseria. Quella prima edizione, dura un paio di giorni e si conclude in un sabato sera piovoso con il concerto dei Mannaz. Sugli spalti la crescita numerica si blocca. Anzi, a dire la verità sarà una stagione abbastanza grigia. La spinta dell'entusiasmo che durava dalla promozione in C1 si interrompe. Lo zoccolo duro rimarrà sempre al suo posto e sempre al seguito ma piano piano il resto della città tornerà a disinteressarsi dei biancoscudati ed a pensare ai cavoli suoi. Come ha spiegato bene uno striscione del Fronte Opposto quell'anno a Pavia: "Quando si vince tutta la città, quando si perde i soliti ultrà: vincete per noi!". A settembre muore Matteo Turrini, ragazzo di Udine e tifoso dell'Udinese, studente a Padova ed amico di molti di noi. La curva lo ricorderà contro la Pro Patria con un lungo striscione. Un altro caso di "razzismo indotto" invece si verifica quell'anno a Lumezzane, quando il referto arbitrale fa squalificare per una giornata l'Euganeo per i cori razzisti che ci sarebbero stati verso un giocatore di colore dei rossoblu. Il Padova fa ricordo, la squalifica viene annullata perchè i cori non ci sarebbero stati ma in compenso rimane una multa (per cosa, se i cori non ci sono stati?). Un episodio che fa capire quanto ridicoli siano certi provvedimenti. Se mai ci fosse bisogno di capirlo. Nella trasferta di Ferrara gli spallini si fanno vedere e nel corteo di ritorno ci tirano anche qualche bottiglia, ma la nostra reazione li riporta a più miti consigli. A Pistoia, un "gruppo di fuoco" biancoscudato va sotto la loro curva in mattinata ad attenderli, ma loro non si fanno vedere. Nella partita di ritorno si prova ad organizzare di trovarsi coi Pistoiesi a fine partita, ma loro sono dei gran maleducati. Arriverà solo qualche gemellato a spiegarci come mai i loro amici ci hanno tirato pacco. Chi invece non si fa mai pregare sono i pisani, che all'Euganeo tirano giù la recinzione del parcheggio ospiti per venirci a salutare. Nella partita di ritorno, ce li troviamo in dolce attesa e troviamo la polizia in dolce sonno. Volando un pò di cintate e di torce, poi la situazione si rimette a posto. Facciamo la nostra porca figura.
Quell'anno purtroppo il Padova non ingrana e nonostante ad un certo punto si sia tentato di scuotere l'ambiente mettendo Ulivieri al posto di Glerean, arriviamo solo sesti in campionato. Campionato che purtroppo si chiude con un lutto: il 2 maggio infatti muore Gildo Fattori, voce "storica" ed addetto stampa della società, tifoso storico e "simbolo" per la tifoseria padovana. Tifoseria che si stringe nel dolore con la famiglia il giorno dei suoi funerali. Nella partita casalinga contro il Pavia, che chiude la stagione, Gildo verrà ricordato con lo striscione "GILDO FATTORI, DALL'ALTO DEL CIELO LA TUA VOCE MUOVERA' ANCORA LE NOSTRE BANDIERE!". Peccato solo non ci sia una cornice di pubblico adeguata.

STAGIONE 2004/05. Nel corso di questa stagione (ed in parte me n'ero già reso conto la stagione precedente) realizzo pienamente quanto la città di Padova si sia adagiata nella sua condizione di "disgrazia calcistica", di quanto la serie C sia stata in qualche modo recepita con rassegnazione dalla città. Una realizzazione che in certi momenti mi porterà a volermi quasi disinteressare di tutto.
Intorno alla metà del nuovo decennio sta cambiando nuovamente la composizione dei ragazzi che frequentano le curve d'Italia. La nuova tipologia di tifosi avvicinatasi alla fine degli anni '90 ha fatto si che molte curve si disgregassero in gruppi e gruppetti, tutti divisi fra di loro. A Padova i contrasti fra gruppi sono nati e morti sul nascere
ma in compenso c'è una divergenza abbastanza ampia fra quelli che sono i "gruppi della Sud" e tutto il resto della gente (quella che pur frequentando la curva e molto spesso anche le trasferte non fa parte di nessun gruppo). Sempre in quel periodo un nuovo "life-style" fa breccia fra i ragazzi delle curve. Anche le curve italiane entrano nella loro "Era-Casual", una cosa che non avrei mai pensato potesse essere possibile in Italia. La globalizzazione ed il conseguente arrivo dalle nostre parti di libri come "Fedeli alla Tribù", "Hoolifan" e ""Congratulazioni"; i filmati Made in UK che molti ragazzi vedono in canali come Youtube in cui bande di tifosi si sfidano a colpi di ombrello Aquascutum e di giacche Stone Island; gli aerei a sempre più basso costo con la possibilità di andarsi a fare un week-end con partita inclusa al prezzo di poche centinaia di euro fa si che in molti si avvicinino a questa nuova sottocultura. Anche perchè molti capiscono che, con la repressione sempre crescente, se si vuole continuare bisogna cambiare pelle. Ecco quindi che i capelli diventano un pò più lunghi, l'Harrington viene sostituito dalla Stone Island, cominciano a comparire i primi cappellini quadrettati Burberry ed Aquascutum, le Fred perry diventano Lacoste e le scarpe da calcetto stilose trainers bianche. Anche qui se ne vedranno a breve gli effetti. Intanto il primo scherzetto lo fa il buon Maccalli, dividendo la serie C1 in due gironi secondo il criterio Est-Ovest anzichè Nord-Sud, e mettendoci poi un pò della sua infinita fantasia. Cosa non si è fatto per aiutare il Napoli, che quell'anno era in C1. E così ci troviamo appena cinque squadre del centro-nord in girone e diverse trasferte in Abruzzo, Puglia e Campania. C'è curiosità per il ritorno nei campi del Sud. Adrenalina in vista di Napoli. Ma per il resto tanto disagio. Un grazie al Marchese del Grullo, autentico genio incompreso con queste sue trovate. In curva c'è una certa curiosità per affrontare quello che per molti ragazzi è un "mondo nuovo", ovvero il Meridione (la tifoseria ha avuto comunque il suo bel ricambio generazionale dall'ultima serie B), e soprattutto per quel viaggio a Napoli che si annuncia già infuocato. I numeri non sono granchè, tenuto presente delle distanze di molte trasferte e dello scarso "appeal" del girone in senso generale. Tuttavia ritorna una certa turbolenza, indice comunque di vitalità. Nella partita col Foggia, c'è una certa tensione causata dalla presenza di più di 2.000 foggiani (non è dato sapere quanti dalla Daunia e quanti dal Nord) e di conseguenza i ragazzi sono sul chi vive fin dal mattino. Due pulmini del gruppo "Ultras 1980" sbagliano strada finendo per passare troppo vicini al nostro parcheggio e per pagare dazio. Solo per caso non gli viene sottratto lo striscione. Dentro lo stadio, siamo uno sparuto manipolo in Curva Sud a confronto della marea foggiana. Dovrebbe servire per aprire gli occhi.  Oltre il danno la beffa perchè il Padova viene pure multato per cori razzisti nei confronti dei foggiani. Una barzeletta. Fa capire se mai ce ne fosse bisogno, quanto siamo in realtà tartassati come tifoseria. A Pesaro nasce una scaramuccia fra quattro ragazzi finiti in giro per i fatti loro ed i locali, ed a fine partita si va a far visita al loro bar per chiarire i vari punti di vista, non proprio in maniera civile. La trasferta di Ferrara arriva la sera del 1 novembre. Considerata l'accoglienza dell'anno prima ci si presenta agguerriti in mezzo alla nebbia. Più di 500 ragazzi sfilano in un corteo inavvicinabile. Scoppiano anche tafferugli con la polizia nel tentativo di sfondare mentre i padroni di casa si tengono alla larga. Anche dentro lo stadio li sovrastiamo alla grande. In seguito a questa trasferta cominciano ad arrivare anche un bel pò di diffide. Ma si va avanti. Avellino, Salerno, Reggio Emilia... La partita col Napoli richiama allo stadio il pubblico delle grandi occasioni e la curva strapiena sarebbe da altra categoria. Ma è un fuoco di paglia perchè dalla domenica successiva si torna ad essere i soliti. Padova se la dorme, ed alla grande. E la squadra stessa vive di alti e bassi mantenendosi comunque a ridosso della zona playoff. Nella partita di Fermo viene esposto uno striscione nei confronti dell'allenatore Ulivieri, che in settimana ha rilasciato un'intervista a Radio Sherwood, emittente storica della sinistra padovana e con i quali membri non ci sono proprio trascorsi pacifici. I giornali montano alla grande una polemica fine a se stessa, poi la cosa sembra sgonfiarsi. Non per il mister tuttavia, che in una successiva seduta d'allenamento, con i ragazzi della curva presentatisi a Bresseo per chiedere maggior impegno alla squadra, caccia in malo modo le persone. Da quel momento verrà sempre portato lo striscione "Ulivieri Vattene". Intanto prosegue la stagione. A Foggia i nostri sono solo una trentina e vengono attaccati dai padroni di casa che cercano di rifarsi dello smacco subito all'andata. Ma nonostante il numero esiguo ne usciamo a testa alta. Arriva anche Napoli, la trasferta dell'anno che si gioca la domenica sera. Due pullman, di cui uno doppio, partono alla volta della Campania ben preparati. I ragazzi dello zoccolo duro ci sono tutti, eccezion fatta per i diffidati. Al casello veniamo fermati e privati di eventuali oggetti atti ad offendere, quindi veniamo fermati una seconda volta sulla superstrada. All'inizio non capiamo cosa succede, poi un agente ci chiarisce che la polizia vorrebbe rimandarci a casa perchè pare che ci siano circa 300 napoletani ad attenderci e loro non possono garantire la nostra incolumità. Nel frattempo arriva anche la notizia di tre "avventurieri" padovani, che giunti in auto nei pressi del San Paolo, hanno rimediato delle coltellate. Nasce una lunga discussione con la pula, mentre Quimby (che quel giorno era ospite del suo degno compagno di merende Bassolino) da un'ampia dimostrazione in diretta TV di quanto effettivamente gli interessi la sorte dei suoi concittadini (non finirò mai di augurare tutto il male possibile a chi continua a votarlo!). Alla fine riusciamo a giungere al San Paolo ad inizio secondo tempo, giusto in tempo per vedere il pareggio del Padova. Vola di tutto sulle nostre teste e questo ce lo aspettavamo. Ma ci arriva solo un razzo e solo una bomba carta, evidentemente i napulilli non sono in forma. Il San Paolo è un concentrato di umanità alternativa al confronto del quale perfino Kabul sfigurerebbe. Striscioni su striscioni contro di noi a simboleggiare un odio che ha radici storiche ed etniche più che calcistiche. E gente che ci insulta da tutte le parti, che ci mostra i genitali, che ci mostra il culo. Il Padova perde, ma abbiamo la fortuna di rimanere ancora un'ora dentro lo stadio a sbeffeggiare i napulilli che se potessero ci farebbero a pezzi. Fuori è tutto tranquillo. La cosa che darà maggiormente fastidio è vedere come i pronisti locali (Mattino, Gazzettino ed i soliti noti) liquideranno il "sequestro di persona" subito dalla polizia a Napoli in poche righe. Espressione di potere. 

Nelle ultime partite il Padova si gioca l'accesso ai playoff. Contro la Reggiana, finita la partita scoppiano incidenti quando una trentina di ragazzi si presentano sotto il parcheggio ospiti provocando i reggiani che reagiscono. Arriverà per questo episodio (più gratuito che violento) trenta diffide che vanno a decapitare la "vecchia guardia" della curva. E' un duro colpo, che tuttavia la tifoseria saprà ben assorbire. 
Nell'ultima di campionato più di 2.000 sambenedettesi vengono a festeggiare all'Euganeo l'accesso ai playoff. Anche questa diventerà una triste costante. La curva contesta quelli che ritiene essere i responsabili del fallimento (Ulivieri, il diesse Favero e la squadra). Purtroppo negli anni successivi le cose non cambieranno, come avremo modo di vedere.

 


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