venerdì 10 luglio 2009

NON FERMERETE IL VENTO...


Siamo all'atto finale di una delle pagine più vergognose della Giustizia Italiana... Qualsiasi sentenza non potrà mai restituire Gabriele alla sua famiglia, ai suoi amici, alla sua curva; ma almeno che chi ha sbagliato, per una volta, paghi!

CINQUE RICOSTRUZIONI CONCORDANTI. AREZZO - Ha impugnato la pistola in aula per mostrare alla corte il modo in cui il poliziotto Luigi Spaccarotella avrebbe esploso il colpo che l'11 novembre del 2007 uccise il tifoso laziale Gabriele Sandri: per la dimostrazione, il pm Giuseppe Ledda ha portato in aula una Beretta, come quelle in dotazione alla polizia, e ha mimato il gesto impugnandola a braccia tese. Giovedì mattina, in corte d'assise ad Arezzo, è iniziata la requisitoria del magistrato: «Ci sono 5 testimoni - ha detto Ledda - che con diversi angoli visivi hanno visto la scena o parti sostanziali di essa. Sono cinque ricostruzioni sostanzialmente concordanti: Spaccarotella si ferma e punta l'arma verso l'area di servizio». A quel punto il magistrato ha impugnato la pistola mimando il gesto. Riferendosi ad alcune discordanze fra le testimonianze, Ledda ha aggiunto: «Un braccio era teso, non ha rilevanza se l'altra mano fosse sull'arma, o sul polso». Poi il pm, impugnando la Beretta con il braccio destro teso e protraendo in avanti il sinistro, ha chiesto: «Altrimenti a cosa serviva questa mano sinistra? Cosa era un saluto romano? Un saluto generico? Ma via, sono scenari ridicoli».

"SPACCAROTELLA HA DISTRUTTO DUE VITE!". Arezzo, 9 luglio 2009 - E' cominciata stamani una tre giorni che é una sorta di volata finale del processo Spaccarotella per l'omicidio di Gabriele Sandri. In aula per primo il pm Giuseppe Ledda. Durante la requisitoria Ledda ha sotenuto che c'é un cambio di versione "che aggrava parecchio" la posizione dell'agente "e lo affossa definitivamente". Il pm ha ricordato che, all'indomani della morte del giovane tifoso laziale, Spaccarotella aveva sostenuto che il colpo di pistola era partito accidentalmente mentre correva, mentre invece "dopo un anno e mezzo c'è un cambio di versione abborracciato che aumenta il grado di inverosimiglianza che raggiunge il parossismo quando afferma che forse aveva due mani sull'arma e forse era fermo". Secondo il magistrato, "il tentativo anche maldestro nelle forme - ha detto in aula riferendosi all'imputato - di aprire al racconto dei testi, lo affossa definitivamente". Ledda si è soffermato poi sulla scelta di Spaccarotella di non sottoporsi al contraddittorio in aula davanti alla corte: "Lungi da me dire che chi non si sottopone a contraddittorio è colpevole, però chi racconta una storia costruita a tavolino ha paura delle contestazione". Quattordici anni di reclusione è la pena richiesta dal pm che ha spiegato: ''La sanzione deve essere corrispondente al grado del dolo'' ricordando che per l'omicidio volontario sono previsti 21 anni di reclusione. Ledda ha poi aggiunto che l'agente é ''meritevole di riconoscimento delle attenuanti generiche'' per ''il carattere istantaneo di questa condotta: tutto l'evento si é svolto nell'arco di pochissimi minuti'' e sottolineando che l'agente ''ha distrutto una vita umana, ma anche la propria e che paga anche la sua famiglia'' Nel pomeriggio ci sarà l'arringa della parte civile Sandri, mentre domani é il turno della difesa. Poi le repliche e la cera di consiglio della corte d'assise presieduta da Mauro Bilancetti. I giudici dovrebbero ritirasi per decidere la sorte di Spaccarotella martedì, mercoledì al massimo.

CHIESTI 14 ANNI DI RECLUSIONE.
AREZZO, 10 LUG - ''Ci fu imprudenza, negligenza, ma non dolo. Spaccarotella non puo' essere punito per omicidio volontario''. Lo ha detto Francesco Molino, uno dei difensori dell'agente Luigi Spaccarotella, riferendo il contenuto della sua arringa, stamani in corte di Appello ad Arezzo, al processo per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri. Per la prima volta, stamani in aula non erano presenti i familiari di Gabriele Sandri. Assente anche l'agente. Al termine della sua arringa, Molino ha reiterato la richiesta di rito abbreviato condizionato (che garantirebbe uno sconto di pena), respinta in fase di udienza preliminare. Riguardo l'omicidio, secondo il legale lo sparo sarebbe partito per una contrazione involontaria del dito, appoggiato sul grilletto dell'arma, dovuta allo stress e alla corsa, associata all'asma di cui soffre l'agente. Molino ha anche definito inattendibili le dichiarazioni dei testi e degli amici che si trovavano quel giorno con Sandri. Riguardo questi ultimi ''uno di loro - ha spiegato Molino - ha detto di aver visto l'agente a gambe divaricate: dalla posizione in cui si trovava l'auto questo e' impossibile''. Per l'avvocato di parte civile, Michele Monaco, ''oggi e' stato fatto il processo a Sandri, con accuse e illazioni gravi''. Probabile sentenza martedi'.

Tre considerazioni piccole piccole: 1-L'asma è un'attenuante? Bene, io che soffro di allergia alle graminacee e che sopratutto nel mese di Maggio ho problemi di respirazione, mi aspetto un'attenuante il giorno che sparerò a qualcuno! 2-Le pistole non hanno la sicura? Non si usa tenerle in sicura mentre vengono tenute nella fondina? E se "il colpo è partito" la sicura comunque chi l'ha tolta? Il turista giapponese? 3-Spaccarotella assente in aula ieri ed oggi... della serie "metterci sempre la faccia!"




1 commento:

Anonimo ha detto...

Ed ora paghi chi deve pagare... GIUSTIZIA!!!