SE IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO... Non è ancora cominciato il campionato di calcio ma già sono pronti i divieti per la prima giornata di serie A: il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive del Viminale ha deciso la chiusura del settore ospiti per gli incontri Lazio-Atalanta e Genova-Roma, in programma il 23 agosto. Dunque niente trasferta per i tifosi giallorossi e nerazzurri. Sempre per quanto riguarda la prima giornata del campionato di serie A, il Casms ha poi stabilito la vendita di un solo biglietto (che sarà incedibile) per gli ospiti per le partire Bologna-Fiorentina e Palermo-Napoli. Provvedimento che sarà ripetuto nella seconda giornata per Fiorentina-Palermo e Roma-Juventus.Per la serie B, invece, è stata disposta la chiusura del settore ospiti per Padova-Modena (in programma il 21 agosto) e la vendita di un solo biglietto agli ospiti per Ancona-Salernitana (29 agosto). Infine, il Casms ha deciso che sia per Napoli-Livorno sia per Atalanta-Genoa, entrambe in programma nella seconda giornata di campionato, venga venduto un biglietto singolo per ciascun spettatore.
Tutto ampiamente preventivabile direi... Siamo tornati in B ma i problemi e le "teste" sono ancora quelli della C... Il Neologista e tutta la ciurma del CPT hanno trovato grazie allo stadio un'ampia cassa di risonanza, dove esercitare la propria autorità anche abusandone e senza che nessuno gli vada a chiedere conto... Tanto a rimetterci sono solo dei tifosi! Lancio un appello alla società: non lamentatevi se la gente non viene allo stadio, sapete benissimo come vengono trattati i vostri tifosi! Piuttosto cominciate a muovervi per tutelarvi maggiormente!
C'ERAVAMO TANTO AMATI... Tensione allo stadio di Cuneo prima della partita amichevole tra Genoa e Nizza: circa 400 tifosi della squadra francese sono usciti dal loro settore, quando ancora si trovavano fuori dall’arena Fratelli Peschiera, e si sono diretti verso i genoani. I due gruppi si sono picchiati, sono stati accesi dei fumogeni e lanciati caschi da moto. Ma intanto, da dentro lo stadio, dal settore dove erano seduti i tifosi della squadra francese, e, a sorpresa, alcuni granata con sciarpa del Torino, sono stati lanciati dei fumogeni, uno dei quali ha colpito la finestra di una casa di fronte, provocando un piccolo incendio. I vigili del fuoco sono riusciti a spegnere le fiamme prima che si propagassero. Qualche gruppo di tifosi ha continuato a a causare piccoli tafferugli nelle vie fuori dallo stadio, ma la situazione è tornata sotto controllo dopo l’intervento di Polizia e Carabinieri. Ci sarebbero dei feriti: si sono recati all’ospedale locale almeno sei tifosi, con contusioni. Nessuno è grave.
C'ERAVAMO TANTO AMATI... Tensione allo stadio di Cuneo prima della partita amichevole tra Genoa e Nizza: circa 400 tifosi della squadra francese sono usciti dal loro settore, quando ancora si trovavano fuori dall’arena Fratelli Peschiera, e si sono diretti verso i genoani. I due gruppi si sono picchiati, sono stati accesi dei fumogeni e lanciati caschi da moto. Ma intanto, da dentro lo stadio, dal settore dove erano seduti i tifosi della squadra francese, e, a sorpresa, alcuni granata con sciarpa del Torino, sono stati lanciati dei fumogeni, uno dei quali ha colpito la finestra di una casa di fronte, provocando un piccolo incendio. I vigili del fuoco sono riusciti a spegnere le fiamme prima che si propagassero. Qualche gruppo di tifosi ha continuato a a causare piccoli tafferugli nelle vie fuori dallo stadio, ma la situazione è tornata sotto controllo dopo l’intervento di Polizia e Carabinieri. Ci sarebbero dei feriti: si sono recati all’ospedale locale almeno sei tifosi, con contusioni. Nessuno è grave.
Genoani e granata fino a poco tempo fa erano amiconi. Come cambiano in fretta le cose...
REATO DI LESA MAESTA'. Tre tifosi dell'Udinese sono stati denunciati al termine dell'amichevole Udinese-Perugia di ieri a Montepulciano (Siena). Gli ultras avrebbero infatti urlato slogan offensivi contro le forze dell'ordine e gettato in campo alcuni fumogeni. I tre, due fratelli poco piu' che ventenni della provincia di Pordenone ed un trentenne della provincia di Ferrara, sono stati anche segnalati per l'adozione, da parte del questore di Siena, del Daspo.
Come ben sapete, con le nuove leggi il reato di "Lesa Maestà" in Italia è tornato attuale... Ne sanno qualcosa tre tifosi dell'Udinese. Diffidati per aver tirato un fumogeno in campo e per aver scandito slogan contro le forze dell'ordine. Non preoccupatevi, pagheranno: non sono mica poliziotti che ammazzano di botte una persona, e nemmeno hanno sparato da un capo all'altro dell'autostrada! Perchè dovrebbero cavarsela con poco?
MADE IN ITALY. Se è coerente con quanto ha detto e ripetuto da ormai un anno, il ministro Roberto Maroni la prossima settimana vieterà le trasferte a chi non avrà la tessera del tifoso. Maroni si è incontrato prima coi club di A e, ieri, con quelli di B: un flop totale. Le società, salvo poche eccezioni che vedremo più avanti, non ne vogliono sapere. "Troppo costosa", "troppa burocrazia", sostengono i club. Tacita l'alleanza con i tifosi: la stragrande maggioranza di questa card, voluta per combattere la violenza negli stadi e dintorni, non ne vogliono proprio sapere. Molti ultrà hanno anche attaccato alcuni manifesti, "no alla tessera del tifoso". Non è certo un reato manifestare la propria opinione: in realtà i tifosi temono una ulteriore schedatura (ma in realtà chi fa l'abbonamento di fatto già è schedato...) e soprattutto non accettano che venga escluso dal possesso della tessera chi ha commesso (e magari già scontato la pena) reati da stadio negli ultimi cinque anni. Ma di modifiche alla normativa non si è parlato mai e così ecco l'irrigidimento di club e tifosi. In serie A solo due club sinora hanno fatto la tessera del tifoso: l'Inter oltre 40.000 e il Milan oltre 150.000. Il Milan le ha spedite a casa lo scorso anno: erano sperimentali e senza foto, ma sono state ritenute valide dal club di Adriano Galliani e Maroni, tifoso doc del Milan, non ha detto assolutamente nulla. Da quest'anno il club rossonero si è messo i regola con la normativa. E gli altri club? Nelle recente riunione al Viminale, Giancarlo Abete, n.1 della Figc e commissario della Lega Calcio, aveva garantito che altri 8-9 club in serie A erano pronti a mettersi in regola per l'inizio del campionato. Si è fatta viva la Juventus, ma delle altre società non c'è traccia. La Fiorentina ha dato mandato ad una banca ma le tessere non saranno certo pronte per l'inizio del campionato. Silenzio a Napoli dove i tifosi dopo la trasferta dello scorso anno a Roma (31 agosto 2008, prima giornata) sono stati messi al bando da Maroni e non si sono più mossi da casa. Per la verità ci sono anche problemi al San Paolo tanto che Aurelio De Laurentiis di recente ha incontrato il prefetto Pansa: troppa gente entra senza pagare, il patron del Napoli sta pensando di sostituire gli steward (di cui evidentemente si fida poco) con qualche decina di guardie giurate da lui stipendiate. Ma il caso Napoli non è stato risolto nemmeno dal nuovo questore. Un fallimento totale, insomma, la tessera del tifoso. In B silenzio come in A: la farà l'Albinoleffe e forse il Vicenza. Gli altri club anche importanti come Torino e Lecce non ne vogliono sapere. Che farà Maroni? Il capo della polizia, Antonio Manganelli, aspetta disposizioni. Verranno bloccate tutte le trasferte a chi non ha la tessera oppure Osservatorio e Casms dediceranno di partita in partita? Qualsiasi decisione verrà presa, porterà polemiche. Ma il ministro può fare marcia indietro? A giorni sapremo.
Se Maroni fosse coerente non dovrebbe nemmeno fare il Ministro degli Interni. Ma spieghiamo anche i motivi per cui i tifosi la rifiutano! Siccome sui giornali non ve li spiegheranno mai (quelli locali poi hanno steso un silenzio pauroso sulla cosa!), cliccate qua e capirete.
SPACCAROTELLA HA ANCORA LA RIVOLTELLA... Parla Mattia Lattanzi, 32 anni, padre della piccola N., una delle due bambine della moglie di Spaccarotella, l'agente che ha ucciso Gabbo. Lattanzi in un'intervista a "Visto" dice: "Ho preferito il silenzio finora ma adesso è giusto che tutti sappiano che quell'uomo ha minacciato spesso di ammazzare me e mia madre. In privato mi ha minacciato di spararmi. Sono preoccupato per mia figlia: non è al sicuro". Pronta la replica di Giorgio Sandri.
SPACCAROTELLA HA ANCORA LA RIVOLTELLA... Parla Mattia Lattanzi, 32 anni, padre della piccola N., una delle due bambine della moglie di Spaccarotella, l'agente che ha ucciso Gabbo. Lattanzi in un'intervista a "Visto" dice: "Ho preferito il silenzio finora ma adesso è giusto che tutti sappiano che quell'uomo ha minacciato spesso di ammazzare me e mia madre. In privato mi ha minacciato di spararmi. Sono preoccupato per mia figlia: non è al sicuro". Pronta la replica di Giorgio Sandri.
Che cosa ha provato nel leggere l'intervista a Mattia Lattanzi su Spaccarotella? «Orrore, sono rimasto letteralmente terrorizzato. Esce fuori la doppia personalità di quell'individuo, che per tutto il processo non ha fatto altro che dire bugie, mentire spudoratamente. In meno di 2 anni ha raccontato 5 diverse versioni sulla dinamica dello sparo che ha tolto la vita a mio figlio. Ha sempre cercato di confondere le idee, di depistare, per passare lui come una vittima....»
Quale sarebbe la doppia personalità dello Spaccarotella? «Quella che emerge da questo spaccato della sua vita privata. Nessuno prima d'ora ci aveva parlato di come è nella quotidianità l'omicida di Gabriele. Lattanzi lo dipinge come una specie di mitomane, un esaltato dalla pistola facile, una specie di Rambo che sa di essere impunito, diverso da come ad arte si è presentato in pubblico e nelle interviste preconfezionate che ha rilasciato per camuffarsi».
Cioè? «Uno che minaccia dicendo: "Ti faccio fuori, vengo con la pistola e ti ammazzo te e tua madre. Ti ammazzo, sono un poliziotto e tu un criminale: ti posso sparare". Ecco, da oggi c'è quest'agghiacciante testimonianza sul suo modo di essere, su come ragiona e pensa l'individuo che ha sparato in pieno giorno sull'Autostrada del Sole contro una macchina in movimento uccidendo il mio Gabriele».
Non ha pensato che l'intervista possa essere mossa dal livore di un padre ferito. «Certamente. Però dobbiamo tenere anche in considerazione che Lattanzi ha fatto delle dichiarazioni fortissime, per certi versi se vogliamo addirittura verosimili con l'azione criminale che hanno raccontato alla Corte d'Assise di Arezzo i testimoni oculari dello sparo dell'11 Novembre 2007. Credo invece che Lattanzi abbia trovato il coraggio di dire quello che forse ad Arezzo altri sanno ma non dicono per timore».
In che senso? «Chi può impugnare braccia parallele all'asfalto la propria arma d'ordinanza, a gambe divaricate, puntare un auto per 10 secondi e sparare come fosse al poligono di tiro? Chi se non un esaltato? Il signor Lattanzi parla di un soggetto pericolosissimo, di uno che minaccia di uccidere il prossimo perché consapevole di avere dalla sua la pistola. Allora mi chiedo: perché l'omicida non è stato sottoposto a test psico-attitudinali? La pistola è uno strumento di morte non può essere data a chiunque».
Allora perchè Lattanzi non ha denunciato le minacce di Spaccarotella? «Lo lascia intendere nell'intervista. Probabilmente perché ha paura. Lattanzi fornisce un secondo elemento inquietante. Un suo amico, agente della Polizia, parlandogli dell'omicida di Gabriele, gli ha riferito: "Se ami tua figlia, stai lontano da quello: è un esaltato. Uno di quelli che crede di far tutto con la pistola"».
Eppure ad Arezzo è stata promossa un'azione a sostegno di Spaccarotella «Forse perché in questa triste vicenda in molti hanno creduto che sul banco degli imputati ci fosse l'intero corpo della Polizia. Lo abbiamo sempre detto: questo è un processo contro un singolo individuo che si è macchiato di un orribile delitto. Non c'entra la Polizia di Stato come non c'entra il calcio, le curve o il tifo».
Adesso che cosa si sente di dire? «Mi rivolgo ai mezzi di comunicazione di massa. Ora dico: basta parlare di cose che non c'entrano con la vicenda di mio figlio! Noi ricorreremo in Appello, nel caso poi anche in Cassazione. Spaccarotella non lo mollo. Però si faccia finalmente giornalismo d'inchiesta. I giornalisti si mettano sulle tracce di quanti conoscono o hanno conosciuto l'assassino di mio figlio e raccontino una volta per tutte chi è veramente. La nostra famiglia è stata passata a setaccio. Di noi tutti sanno tutto. Di lui no».
QUANDO PARLA L'IPOCRISIA. Non giustifico il suo gesto, pero' non lo condanno. Assolutamente''. Cosi' Marisa Grasso Raciti, vedova dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio 2007 prima di Catania-Palermo, ha parlato di Luigi Spaccarotella, il poliziotto condannato per avere ucciso Gabriele Sandri. La vedova Raciti, intervenuta a ''24 Mattino'' su Radio24, ha spiegato perche' ha voluto scrivere una lettera alla famiglia Sandri: ''Loro non mi hanno risposto - ha detto - ma ovviamente non saranno stati contenti delle mie parole. C'e' una frase nella lettera in cui dico che non giustifico ne' condanno il collega di mio marito. Penso che queste parole urtino molto la loro sensibilita'. Perche' le ho scritte? Perche' e' la verita'. Ogni poliziotto nella propria vita lavorativa si puo' trovare in situazioni di rischio. Io non so quel pomeriggio cosa e' successo e cosa ha spinto il collega di mio marito a sparare. Ovviamente non giustifico il gesto, ma durante il servizio ci si puo' ritrovare in casi in cui ci sono problemi a causa degli altri. Problemi che poi si devono risolvere o con un avvocato o altrimenti ci si puo' ritrovare alla fine del proprio servizio. Cioe', come dicono molti avvocati, a un degno funerale. Insomma non giustifico il gesto, pero' non lo condanno assolutamente''. ''Capisco il dolore provocato da questa morte assurda e che non si plachera' mai - ha aggiunto la vedova Raciti - ma quando al dolore si mescola rabbia e si esternano parole che vengono ascoltate da alcuni tifosi che in parte conosco per la reazione violenta, allora ho paura delle istigazioni, anche perche' tra poco inizia il campionato''. La vedova Raciti ha detto di conoscere l'odio nei confronti della divisa: ''Fin dal giorno della morte di Gabriele Sandri comparvero scritte offensive vicino casa nostra nei confronti di mio marito e della mia famiglia. I miei figli ebbero paura, non capivano il perche'. Sono atteggiamenti stupidi, pero' legati alla morte di mio marito danno fastidio e preoccupazione. Poi le provocazioni sono finite, ma non significa che non possano andare avanti. Mio marito quando prestava servizio allo stadio ogni volta tornava ferito. Alla fine non e' tornato piu'. Conosco gli ultras, alcuni soggetti si possono trasformare peggio di un cane che sbrana un bambino. Quando noi parliamo purtroppo le nostre parole vengono ascoltate, dipende da chi le ascolta e da come vuole reagire. Purtroppo dietro questo nome, tifosi, ci sono soggetti che si vantano di cacciare o minacciare il poliziotto o chi indossa la divisa. La cultura dell'odio verso la divisa c'e' sempre stata, non e' diminuita, anzi la avverto ogni giorno a casa. Mi spiace per queste parole ma sono costretta a dirle''. Infine un messaggio agli ultras: ''I messaggi io li ho lanciati da subito, dal giorno dei funerali di mio marito. L'unico messaggio che mando e' il rispetto della vita sotto ogni forma. La vita e' un dono, va vissuta nel rispetto degli altri, e nessuno puo' permettersi di limitare a un altro questo dono''.
QUANDO PARLA L'IPOCRISIA. Non giustifico il suo gesto, pero' non lo condanno. Assolutamente''. Cosi' Marisa Grasso Raciti, vedova dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio 2007 prima di Catania-Palermo, ha parlato di Luigi Spaccarotella, il poliziotto condannato per avere ucciso Gabriele Sandri. La vedova Raciti, intervenuta a ''24 Mattino'' su Radio
Il rispetto della vita sotto ogni forma. Parole sante, Marisa Grasso. Cominci lei ad applicarle, risparmiandosi provocazioni come quelle che ha scritto nella lettera mandata ai Sandri. Se vuole continuare a raccontare barzelette dietro il paravento del marito "morto da eroe" faccia pure, ma si ricordi che suo marito quasi sicuramente è stato steso da un collega in retromarcia durante gli scontri (e che per la sua morte un ragazzino all'epoca minorenne, ha fatto quasi due anni di carcere preventivo prima di essere prosciolto!) mentre Gabriele Sandri è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un capo all'altro dell'autostrada. Non paragoni le due cose, lei ha torto marcio e basta. Che poi si vede benissimo che è manovrata da qualcuno, bisogna essere stupidi per non capirlo...
Nessun commento:
Posta un commento