Rino Foschi, neo direttore sportivo del Calcio Padova, è uno che mi piace un bel pò. Non tanto perchè è nel Padova, ma perchè mi ha sempre dato l'idea di un personaggio sopra le righe, uno che di calcio ne capisce, che non accetta intromissioni di chichessia nel suo lavoro e che non ha molti peli sulla lingua. Basta pensare che ai tempi del Palermo prese a schiaffi Zamparini per capire...
Ieri il Gazzettino ha pubblicato una lunga intervista su di lui, in cui si racconta e parla un pò di se stesso e della sua visione del calcio. L'ho trovata interessante (fermo restando che posso essere o non essere d'accordo con ciò che dice...). Ne pubblico alcuni stralci, quelli più vicini ad argomenti di cui si tratta spesso anche in questo sito.
Mi ha chiamato Cestaro e mi ha spiegato le cose dopo un’annata sofferta. A stare a casa ci soffrivo, in effetti non è che mi sia successo molte volte e quindi l’ho accettata volentieri questa proposta. Una proposta, come dire, intanto a fari spenti, senza esaltanti traguardi da raggiungere subito, ma senza nemmeno le sofferenze legate a una lotta per non retrocedere. Cercare insomma di aprire un ciclo e si sa la storia gloriosa di Padova. Sono adesso 17 gli anni mi pare che sono lontani dalla A, è quasi una generazione e tutto sommato è stata sempre fatta più serie C che B. È una bella città questa, con un tifoso che a me pare civile ma che aspetta di essere acceso, pronto a scaldarsi e entusiasmarsi. Le strutture sono ottime, da serie A, specialmente il centro d’allenamento di Bresseo: ho girato tanto e non sono tante le piazze ad averne di così, anche in A intendo. Peccato che lo stadio sia quello che è, non tanto alla moda adesso, sarebbe meglio senza la pista, sicuro».
"...Quel che a me pare ci sia davanti al calcio è il fallimento, che altro? La Lega C è ormai devastata, quest’anno ne sono saltate una ventina di società, una anche in B e allora che azienda è questa del calcio che ha scenari come questi? Ora la spaccatura tra A e B, con una Lega di B che vale una Lega C di qualche anno fa. Prevedo che la A diventerà a breve la B di oggi e si arriverà al campionato europeo tra grandi club, le quattro-cinque italiane con le altre grandi di Francia, Germania, Inghilterra eccetera, a quel livello sì ci saranno ancora soldi".
«Sì, è cambiato tutto da una volta. Adesso ci sono calciatori che in una stagione cambiano più squadre, con loro si parla sempre di meno, tutti con quei loro "tutori-procuratori". Uno fa gol e bacia la maglia, però subito in settimana viene poi a battere cassa, quanta ipocrisia! Si fanno i contratti e subito iniziano le richieste che vengano allungati... Ma non è colpa solo dei calciatori, anche le società hanno fatto errori enormi, con i media che comunque pompano e una televisione che la fa sempre più da padrona proprio perché è quella che tira fuori i soldi e così chiede sempre qualcosa in più, vedi adesso l’ingresso delle telecamere anche negli spogliatoi. Il calcio ha potuto sostenersi in questi anni solo grazie alla mutualità legata agli incassi televisivi perché se andiamo a vedere il resto c’è poco da stare tranquilli. Stadi del tutto inadeguati e una delinquenza che tanto ha significato nel calo degli spettatori. Ora si sono inventati questa tessera del tifoso a cui sono assolutamente contrario. Non tanto per l’idea in sé, quanto perché non è questo il modo di risolvere il problema che si vuole combattere. Ma come, schedando chi va a vedere la partita? L’ho ripetuto più volte alle riunioni di Lega: ci saranno ancora più problemi, più confusione e il prezzo sarà quello di avere ancora meno gente negli stadi. Il problema dei delinquenti allo stadio lo si risolve con l’osservanza delle regole e con la certezza delle pene. Guardiamo agli stadi inglesi, loro senza barriere, sempre pieni e guardiamo al loro esempio senza però ricordarci della severità delle loro leggi? Se uno sa che a fare il violento allo stadio si becca quattro anni sicuri, ci pensa, ma per davvero, prima di comportarsi in una certa maniera, altro che patteggiamento».
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