martedì 28 settembre 2010

QUALE IL FUTURO DELL'EUGANEO?

Ultimamente si parla molto di rendere l'Euganeo uno stadio per il calcio, eliminando la pista d'atletica ed aprendo l'area circostante agli investimenti di privati. Qualcosa di simile hanno fatto in un'altra "cattedrale nel deserto" simile, il Giglio di Reggio Emilia, che se vogliamo è uno stadio estremamente più bello ed accogliente dell'Euganeo, e che era nato proprio con l'idea di diventare "uno stadio privato". Da un'articolo di Sporteconomy, ecco lo sviluppo che ha avuto lo stadio del capoluogo emiliano negli ultimi tempi...

In attesa di conoscere il nome del nuovo proprietario dello stadio della Reggiana calcio (prima divisione Lega Pro), posto da oltre un anno sotto curatela fallimentare, nelle ultime ore è stata aperta ai tifosi e alle famiglie l’area commerciale, situata all’interno dei distinti. (una immagine del centro commerciale aperto a tifosi e famiglie).
Fino ad oggi, infatti, in occasione delle partite quest’area dello stadio veniva inibita ai supporter emiliani per ragioni di sicurezza.
Una limitazione commerciale, ma anche una contraddizione in termini visto che gli stadi europei hanno, nella stragrande maggioranza dei casi, negozi e ristoranti perfettamente integrati con l’impianto sportivo sede delle gare.
Dopo le autorizzazioni della commissione di vigilanza il centro commerciale “I Petali” dell’ex stadio Giglio (la struttura non ha più un nome, ma i tifosi lo collegano sempre al marchio dell’azienda alimentare) verrà aperto anche ai tifosi della squadra granata. Al suo interno vi sono 40 negozi, 11 sale-cinema e una decina di ristoranti/bar. Oltre a ciò i fan potranno rilassarsi all’interno del Virgin active presente in una delle torri collegate ai distinti dello stadio. Il progetto di un impianto di calcio integrato con attività di intrattenimento prende finalmente forma a distanza di ben 15 anni dall’inaugurazione del “Giglio” di Reggio Emilia, quando il club giocava nel salotto buono del football tricolore. 
Per la cronaca l'ex Giglio (nella foto una immagine della struttura), che nacque da un'idea del dirigente sportivo Dal Cin, fu costruito in appena 11 mesi ed inaugurato nel '95 in una partita-evento con la Juventus F.c.. Poi l'oblio e tutte le problematiche legate alla difficile co-gestione tra la parte commerciale (aperta da tre anni) e quella sportiva. Un controsenso nell'era degli stadi polifunzionali (soprattutto se si pensa all'Europa). Adesso anche questa "stortura" tutta tipicamente italiana è stata finalmente cancellata. Il Giglio è rimasto anche nel guinness dei primati, perchè è l'impianto sportivo costruito nel minor tempo possibile (solo Flushing Meadows negli Usa ha superato il primato dell'impianto emiliano). Adesso il prossimo step è arrivare alla vendita dello stadio, sottoposto da tempo a curatela fallimentare: la prima asta è andata deserta, adesso potrebbero arrivare le prime proposte per 6 mln di euro (previsto uno sconto sul prezzo nella misura del 20%, ovvero 4.8 mln di euro).

L'idea potrebbe essere anche buona da un punto di vista commerciale, ma c'è qualcosa che mi sfugge. A partire dal fatto che la Reggiana non ha nemmeno una dirigenza vera e propria, ma ha lo stadio polifunzionale. Chi ci guadagna? Non certo la società, vista la situazione... Il Centro Commerciale Giglio, se lo si visita, non ha nulla di diverso dall'Ipercity o dal Centro Brentelle o dal Centro Giotto presenti sulla nostra città. Per intenderci, non ha nessun punto di legame con la Reggiana. Anzi, sembra quasi che lo svolgimento delle partite disturbi lo shopping domenicale! Siamo lontani anni luce dagli impianti inglesi, ma anche dal Nou Camp o dal Santiago Bernabeu: non c'è uno store della Reggiana, non c'è un museo della Reggiana, non c'è niente di niente che riporti alla squadra locale! 
Adesso forse mi è più chiaro cosa intendono col "riavvicinare le famiglie allo stadio", questa frase che ripetono come un mantra: riavvicinare si le famiglie, ma per fare shopping! D'altra parte, basta farsi un giro al Giglio (il centro commerciale, non lo stadio) per rendersi conto della massa di persone che lo frequenta: io li chiamo "rincoglioniti da centro commerciale", sono quelli che dopo una settimana di lavoro alla domenica non sanno come impiegare il loro tempo ed allora vanno al centro commerciale aperto di turno, dove impiegano il loro tempo non per comprare ma per guardare le vetrine dei negozi e far domande cretine al personale che invece di lavorare  gratis per star dietro a questa gentaglia (si perchè il personale di un centro commerciale la domenica lavora, e la giornata gli viene pagata come un normale giorno feriale e non come sarebbe giusto come "straordinario festivo". La chiamano "flessibilità"!) potrebbe benissimo godersi il giorno di festa con la famiglia, con gli amici o con il/la fidanzato/a. Non hanno niente di diverso dai "rincoglioniti da centro commerciale" che la domenica qui trovi al Giotto, alle Brentelle o all'Ipercity. Sopratutto non centrano niente con il tifo calcistico. E qui sorge un'altra domanda: non è che provvedimenti come la Tessera del Tifoso, o i vari divieti (talvolta veramente ridicoli) del Casms nascano semplicemente per limitare l'afflusso di gente allo stadio e favorire invece l'afflusso di gente al centro commerciale? D'altra parte, i vari politicanti che amministrano l'italietta coi centri commerciali ci campano mentre il calcio non gli ha quasi mai portato del beneficio personale (perchè evidentemente non hanno imparato bene dall'attuale presidente del Consiglio!).
Visto che qui a Padova siamo ancora in tempo, mi permetto di lanciare un appello al presidente Cestaro: se si vuole seguire la via dello "stadio commerciale", ben venga, ma che tutto venga fatto IN FUNZIONE DEI TIFOSI BIANCOSCUDATI. Che ci sia un legame fra il Calcio Padova, la sua storia e le strutture commerciali. Che non andiamo a riempirci la zona dello stadio di "rincoglioniti da centro commerciale", già ci bastano gli zingari e le prostitute, grazie! Non ho niente contro l'idea di stadio privato, ma diventare un intruso in casa mia non mi sta bene. Grazie.

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