martedì 28 settembre 2010

GENTE CON PROBLEMI DI TESTA...

Tifosi virtuali... 
tifosi veri, in carne ed ossa!
Nel periodico distribuito allo stadio dall'AICB nella partita di sabato con l'Albinoleffe c'era un articolo che parlava dei pannelli di tetrapack raffiguranti i tifosi (che non ci sono) di Trieste. L'autore dell'articolo chiedeva che l'esperimento fosse ripetuto anche a Padova. Lascio la risposta a quest'articolo preso da Biancoscudati.net in quanto la mia rischierebbe di essere quanto meno maleducata...

Il calcio dei tifosi virtuali (quelli "fotografati" sugli spalti di Trieste, ad esempio) è finito sulle prime pagine di tutti i giornali. Sulle pagine di Biancoscudato, il periodico di informazione quindicinale curato dall'A.I.C.B., qualcuno vorrebbe l'esperimento anche a Padova. Una domanda: stiamo scherzando?
C’era una volta il calcio: dimentichiamolo.
Già, perché il calcio “di una volta”, se non ce ne fossimo ancora accorti, non c’è più. Gli stadi erano pieni, c’erano le maglie numerate da uno a undici, c’erano gli arbitri vestiti di nero. C’erano la passione, il calore. C’era molto di quello che oggi si è perso.
Non vorremmo diventare stucchevoli, con tutta questa nostalgia: i tempi sono cambiati, e va bene. Giusto che anche il mondo del calcio faccia progressi, trovando nuove fonti di ricavo per gestire le Società e costruire squadre che facciano divertire il pubblico. Si, ma, quale pubblico? Quello vero, in carne ed ossa, sempre più specie in via di estinzione nel panorama calcistico nazionale? Ce lo chiediamo, con una punta di rammarico nel constatare come nel campionato da poco iniziato, il dato sulle presenze di tifosi sugli spalti sia abbastanza allarmante.
I vuoti ci sono eccome e sono un dato di fatto. Per colmarli i Presidenti si sono arrangiati alla buona. Qualcuno ha abbassato i prezzi sulla vendita degli abbonamenti e dei tagliandi, o li ha mantenuti invariati rispetto al passato. C’è anche chi, in controtendenza, i prezzi dei biglietti li ha fatti lievitare non poco, magari chiudendo un settore di uno stadio troppo dispersivo per contenere i costi di gestioni degli impianti comunali sempre più onerosi. L’indovinello è presto risolto: parliamo del Presidente della Triestina, Stefano Fantinel, salito alla ribalta delle cronache per un paio di iniziative che tanto scalpore hanno suscitato.
La prima è stata stigmatizzata dallo sciopero del tifo in Tribuna Fattori lo scorso sabato durante il primo tempo di Padova-Albinoleffe. Il tutto motivato da una gestione pressoché grottesca del pre partita nelle trasferta di Trieste sostenuta dai supporters patavini lo scorso 18 settembre. Con i biglietti del settore riservato agli ospiti non tesserati fissati al prezzo di 24 Euro, poi scesi a 22 con una sorta di “sconto” extra, dato che per la Tribuna Pasinati del Rocco si pagava la medesima cifra.
La seconda trovata per la quale Fantinel si è meritato (?) le prime pagine sportive nazionali e non, è invece legata ai “tifosi di cartone” posti sulla gradinata opposta alla Tribuna Pasinati nell’impianto triestino intitolato a Nereo Rocco. Una situazione grottesca forse più dei mezzi utilizzati per monetizzare sulle tasche dei tifosi provenienti dalla città ospite.

Ciò che ci sorprende maggiormente, tuttavia, è il constatare che qualcuno non disdegnerebbe un esperimento simile anche all’Euganeo, magari per coprire le gradinate vuote nel secondo livello del settore di Tribuna Est, da anni chiuso al pubblico per evidente inutilità di spalti così capienti. Ci dispiace, oltre tutto, che a parlare in questi termini sia niente meno che l’A.I.C.B., rappresentante sul suolo nazionale dei clubs di tifosi biancoscudati.
Un approfondimento sull’argomento è apparso nell’ultimo numero di Biancoscudato, il periodico di informazione in distribuzione gratuita all’Euganeo in occasione delle gare interne, curato proprio dal direttivo coordinatore dei clubs. Non ci sono sfuggiti alcuni passaggi del pezzo, nel quale vengono descritte in maniera lusinghiera le prospettive offerte dall’idea avuta dal Presidente triestino Fantinel  in termini di marketing, per i ritorni economici che la Società alabardata dovrebbe trarre dalla vendita di ulteriori spazi pubblicitari in bella vista all’inquadratura delle telecamere.
Certo, se di marketing si vuol parlare con un pizzico di cognizione di causa, occorrerebbe anzi tutto portare alcune precisazioni. Perché ci risulta che, nel mondo del calcio, la pianificazione in termini di marketing riguardi tutte quelle “attività programmate, organizzate e controllate che partono dall'analisi di mercato (sia della domanda che della concorrenza) e si svolgono in forma integrata al fine di raggiungere gli obiettivi aziendali di medio o lungo termine attraverso la soddisfazione del cliente.  Trattasi di una definizione forse scolastica e poco approfondita nello specifico, ma certamente significativa anche per un non esperto in materia, che non faticherà a riscontrare nel termine “cliente” l’elemento portante. Ove per cliente, precisiamo, vogliamo intendere il tifoso (anche se tale definizione non ci piace) e non l’imprenditore volenteroso magari a farsi pubblicità ponendo in evidenza il proprio marchio commerciale.
La facciamo breve: non ci piacerebbe vedere spalti ricoperti da teloni raffiguranti spettatori non corrispondenti alla realtà. Non ci piacerebbe sentir riecheggiare cori di presa in giro in tutto l’Euganeo alla stregua di quanto avvenuto (a parti invertite) al Rocco due sabati fa.

Ciò che vorremmo vedere, piuttosto, è uno stadio ribollente com quello di Padova-Brescia nello scorso campionato; una curva in trasferta come quella dei playout giocati proprio a Trieste. Il nostro sogno è quello di rivedere, un giorno, il calcio nelle mani della gente comune, che allo stadio ci va per passione e non necessariamente per trovare surrogati di economia globale rappresentati da ristoranti, hotel o centri commerciali. Quello può essere un corollario azzeccato in termini teorici per il settore sportivo, ma non potrà mai (a nostro avviso) rappresentarne il nucleo centrale.
E’ una brutta sorpresa, lo ammettiamo, sentire parlare proprio i rappresentanti dei tifosi di un qualcosa che (se non ce ne fossimo ancora accorti) contribuisce ad uccidere l’essenza dello sport che tanto amiamo, in favore di questo o quel temporaneo introito economico. Sarebbe il caso, e qui ci rivolgiamo all’A.I.C.B. ma non solo, di proseguire piuttosto lungo la strada intrapresa con l’entusiasmo del ritorno in Serie B. Quale miglior esempio di marketing vincente per il Calcio Padova, potrebbe esistere rispetto al fervore associativo dei tifosi, con la creazione di nuovi clubs in Città e Provincia; alla partecipazione attiva alle trasferte, con una mentalità di tifoso che ama il calcio ed ama il Calcio Padova?
Lasciando perdere, per favore, iniziative che finirebbero per coprirci di ridicolo proprio alla stregua di quanto avvenuto nel caso della Triestina. Contrariamente a chi questi insulti al calcio ed alla vita di tifoso le vorrebbe vedere all’Euganeo, noi ci auguriamo che nel Calcio Padova non ci stiano pensando minimamente, a rendere più bello (o meno brutto, sarebbe il caso di dire) l’Euganeo con teloni raffiguranti finti tifosi festanti.

Il Padova vive soprattutto grazie alla passione ed al calore dei tifosi. Puntiamo sulla passione, allora, sul convogliare l’interesse dei tifosi verso un simbolo da valorizzare e rispettare, sulla felicità che sa regalare soltanto il riunirsi per sperare in una vittoria ed eventualmente accettare una sconfitta contro un avversario più forte. Puntiamo sui tifosi, quelli veri, felici di investire tempo e denaro magari per una maglia da gara, per una bandiera "ufficiale", per un libro sulla storia della Società, per un biglietto allo stadio o per una trasferta al seguito della squadra. Le cose semplici, molto spesso, sono quelle che funzionano in maniera migliore.
Oppure credete davvero che tutto questo sia sostituibile da ridicole sagome incollate sugli spalti?

Marco Lorenzi – marco.lorenzi@biancoscudati.net 

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