lunedì 11 ottobre 2010

GAY PRIDE A BELGRADO

Fonte: Repubblica

BELGRADO - Centinaia di persone hanno partecipato pacificamente questa mattina al Gay Pride a Belgrado mentre, a distanza dal corteo, altrettanti estremisti di destra che si opponevano alla parata si sono violentemente scontrati con la polizia che difendeva i manifestanti. Armati di mattoni, bottiglie e fumogeni, gruppi di ultranazionalisti si sono scontrati con la polizia prima, durante e dopo il breve corteo cercando a più riprese di forzare i cordoni degli agenti per impedirne lo svolgimento. Decine le persone arrestate.
Tra i 5mila e i 6mila agenti, parte dei quali a cavallo, hanno garantito lo svolgimento del Gay Pride, mentre in cielo volavano gli elicotteri. I poliziotti in assetto antisommossa hanno completamente isolato le strade dove passava la marcia dell'orgoglio omoesessuale che si è svolta senza incidenti. Vi hanno partecipato centinaia di gay e lesbiche, leader politici serbi ed esponenti stranieri.
Poco distante i teppisti, al grido di "morte ai gay", "la caccia è cominciata", hanno affrontato il massiccio schieramento di agenti lanciando sassi e altri oggetti pesanti. La polizia che ha presidiato in forze l'intero centro della capitale ha fatto uso di gas lacrimogeni e manganelli per respingere i violenti. Gli scontri hanno avuto luogo in varie zone, a Terazje, Slavja, intorno alla Cattedrale di San Sava e davanti al Parlamento dove un gruppo di violenti si è arrampicato sulle impalcature che avvolgono l'edificio in restauro, e due di loro sono riusciti a penetrare all'interno. Gli agenti sono prontamente intervenuti e hanno arrestato in tutto otto facinorosi. Gli hooligan, che in mattinata avevano provocato un principio di incendio alla sede del Partito democratico del presidente Borids Tadic, hanno attaccato anche la sede del Partito socialista serbo (Sps), presieduto dal ministro dell'interno Ivica Dacic. Con un fitto lancio di sassi hanno infranto finestre e danneggiato i muri dell'edificio.
Ieri nel centro della capitale serba decine di migliaia di persone avevano già partecipato alla "Passeggiata della famiglia" per chiedere pacificamente l'annullamento della manifestazione. Oggi gruppi di preti ortodossi e credenti con icone e stendardi religiosi hanno affrontato i cordoni di agenti cantando preghiere "per salvare la Serbia". "Siamo qui per dire a tutti che quelli sono malati e che solo Dio li può salvare", ha detto un prete con riferimento agli omosessuali, radunati nel Parco del Maneggio.
La manifestazione si è trasformata in un "test di democrazia" agli occhi dell'Unione europea: l'ultima sfilata dell'orgoglio omosessuale a Belgrado, nel 2001, finì nel sangue sempre a causa delle proteste dei gruppi di estrema destra e lo scorso anno la manifestazione fu annullata per le minacce di gruppi violenti. La marcia dimostra che "la Serbia è una terra di gente libera" ha commentato il ministro per le Minoranze e i diritti umani, Svetozar Ciplic, che ha partecipato al corteo insieme al capo della delegazione Ue in Serbia, Vincente Degert.

Da sempre in Serbia fede calcistica e nazionalismo (anche se l'articolo parla genericamente di "estrema destra", una definizione fin troppo scontata in itaGlia, dove si ama definire le persone, e dove loro stesse amano definirsi, per il taglio di capelli, per i vestiti che indossano e per la musica che ascoltano...) vanno di pari passo: la stessa guerra con la Croazia, all'alba della caduta dell'ex-Jugoslavia all'inizio degli anni '90, nacque in seguito alle sempre maggiori tensioni fra le due neonate repubbliche ed esplose in seguito ad un Stella Rossa-Dinamo Zagabria nella primavera del 1990 funestata da gravi incidenti (famosa l'immagine di Boban, allora capitano della Dinamo Zagabria, che colpisce con una ginocchiata in pieno volto uno sbirro...). Non c'è da stupirsi quindi che la marcia anti-gay pride abbia visto un vasto schieramento di ultras più o meno noti di Partizan e Stella Rossa fra i partecipanti...

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