Lo stadio del Charlton, squadra londinese che milita in FL |
L'itaGlia è il paese per eccellenza in cui tutti dicono la loro su argomenti che non conoscono... e così si sente spesso parlare di modello inglese, se ne sente parlare da anni a proposito di violenza negli stadi, ma chi ne parla non ha la più pallida idea di cosa sia... ha solo un'erezione quando accosta la parola "inglese" alla parola "modello", sarà perchè gli riempie bene la bocca... Ma alla domanda "che cosa intende lei per modello inglese?" la maggior parte degli intervistati, non solo i deficienti che prendono per oro colato tutto ciò che sentono per la TV o che leggono nei giornali ma anche molti dirigenti, giornalisti ed addetti ai lavori, faranno una faccia da ebeti e ti risponderanno: "Eh, che se ti alzi in piedi allo stadio la polizia ti porta via...". Le cose non stanno così, e se n'è reso conto chiunque sia stato a vedere una partita in qualsiasi stadio di qualsiasi serie in Inghilterra. La questione è olto più ampia: esiste una differenza ambientale e culturale pari alla distanza fra la terra e la luna, come ben la fotografa Sergio Mutolo in questo articolo pubblicato su Calcio Press:
La Football League 1 (FL1) è la terza serie nazionale inglese, equivalente alla nostra Prima Divisione di Lega Pro. La FL1 comprende 24 squadre, come pure la Championship (la nostra Serie B) e la FL2 (la Seconda Divisione italiana). Le partite si giocano il sabato alle 15, salvo l’anticipo del venerdì cheinizia alle 19,45.
In Inghilterra la terza e quarta serie nazionali comprendono dunque 48 club, poco più della metà delle due corrispondenti categorie italiane. Da noi le società previste dal format della Figc sono 90: quest’anno, per ragioni finanziarie, ne sono state ammesse solo 86 (quattro in meno delle stagioni scorse).
A differenza della nostra Prima Divisione, categoria misconosciuta a livello mediatico e con scarso seguito di pubblico, la FL1 vanta una grande platea di tifosi e gli stadi sono sempre molto affollati. In questo senso i numeri parlano chiaro, molto più di tante parole.
La media spettatori per gara nella stagione 2010-11 – tratta dal sito web ufficiale della Footbal League che comprende Championship, FL1 e FL2 (la Premier League afferisce alla Football Association) - risulta infatti pari a 7.500 spettatori.
I club che occupano le prime cinque piazze in questa speciale classifica mostrano afflussi medi di pubblico per gara inimmaginabili alle nostre latitudini (tra parentesi è indicato il numero massimo e minimo di spettatori registrato finora).
1. Sheffield Wednesday: 20.679 (max 23.081 – min 18.674)
2. Southampton: 19.805 (max 21.727 – min 17.857)
3. Charlton: 15.171 (max 16.236 – min 14.436)
4. Huddersfield: 13.367 (max 13.858 – min 12. 426)
5. Swindon Town: 9.870 (max 11.087 – min 8.132)
2. Southampton: 19.805 (max 21.727 – min 17.857)
3. Charlton: 15.171 (max 16.236 – min 14.436)
4. Huddersfield: 13.367 (max 13.858 – min 12. 426)
5. Swindon Town: 9.870 (max 11.087 – min 8.132)
La partita più vista in assoluto è stata fin qui Sheffield W.-Dagenham, alla quale hanno assistito 23.081 spettatori (nella foto: lo stadio Hillsborough di Sheffield). Per capire meglio una categoria anni luce avanti rispetto alla nostra, ci sembra significativo verificare anche le ultime cinque posizioni di questa speciale classifica:
20. Walsall: 3.999
21. Yeovil Town: 3.675
22. Rochdale: 3.269
23. Hartlepool: 3.206
24. Dagenham: 2.685
21. Yeovil Town: 3.675
22. Rochdale: 3.269
23. Hartlepool: 3.206
24. Dagenham: 2.685
La partita meno vista in assoluto è stata Dagenham-Exeter City (2.005). Solo un club (Dagenham) ha una media/gara inferiore a 3.000 spettatori. In dieci si attestano tra 3.000 e 5.000 spettatori. Tutti gli altri vantano medie da 6.000 spettatori in su.
Su questi dati numerici si dovrebbe ragionare e riflettere, quando si blatera di rivoluzionare i campionati in Italia. Il modello organizzativo inglese continua a essere largamente vincente rispetto a quello italiano, peraltro non ancora pervenuto. Intanto la Prima Divisione guidata dal presidente Mario Macalli va sempre più alla deriva e le società continuano a fallire.
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