giovedì 23 dicembre 2010

IL DERBY MANCATO DI GENOVA...


Qualche anno fa, quando i biglietti delle partite si compravano pochi minuti prima del calcio d’inizio e Bosman era ancora sconosciuto fuori dai confini del Belgio, se ci avessero parlato di “Calcio Moderno” ci saremmo immaginati uno scenario molto diverso da quello attuale. Probabilmente stadi più accoglienti, settori ospiti più civili e magari un campionato più competitivo con giocatori all’altezza. Agli sgoccioli del 2010 invece quella del cosiddetto calcio moderno sembra invece essere diventata una sorta di maledizione per milioni di appassionati in tutta Italia, come ha dimostrato il surreale pomeriggio genovese di ieri. La partita più attesa dell’anno da una città intera ridotta ad una scomoda e gelida responsabilità da far rimbalzare da un’istituzione ad un’altra, quando un briciolo di buonsenso e di autonomia decisionale da parte degli enti cittadini, avrebbero evitato polemiche e problemi per tutti. Sindaco, assessori e Prefetto, la cui scelta resta tuttora incomprensibile, avrebbero potuto decidere già in mattinata il rinvio a data da destinarsi se non avessero dovuto fare i conti con il perentorio diktat arrivato dalle tv per nulla disposte a perdere l’ultimo show serale del 2010. Palinsesti da riempire, contratti milionari e lo spettacolo da mandare avanti a tutti i costi, sono venuti prima dell’incolumità e della passione dei trentamila tifosi che avrebbero dovuto assistere alla partita. Il comportamento responsabile di Morganti, che ha chiuso con il giusto polso il rimpallo delle responsabilità, ha evitato disagi ancora maggiori per i pochi che sfidando ghiaccio e neve sarebbero arrivati comunque al Ferraris per assistere al non-derby più inutile della storia, giocato magari su un campo che avrebbe azzerato spettacolo e divertimento mettendo inoltre in pericolo gli stessi giocatori. La parola “rinvio” è arrivata con colpevole ritardo soprattutto perché i ritmi di questo calcio non comprendono interruzioni o fuori programma ambientali o di ordine pubblico non contemplati dai network televisivi che anzi impongono notturne invernali in un Nord Italia solitamente alla prese con temperature rigide. Era accaduto in parte con Genoa-Bari, rinviata all’ultimo minuto, era successo di nuovo con Genoa-Milan, con la decisione di giocare a porte chiuse presa a poche ore dal fischio d’inizio, e si è ripetuto di nuovo ieri pomeriggio con una città in tilt per la nevicata siberiana e il via libera ai tifosi dato dal Prefetto nel primo pomeriggio. Eppure nelle stesse ore, la modernissima ma ben più efficiente Premier League inglese aveva rinviato ben sette partite per analoghi problemi. Qui abbiamo rischiato di arrivare a pochi minuti dal fischio d’inizio con spalti semi pieni ed un campo impraticabile, mettendo a repentaglio l’incolumità di tifosi e addetti ai lavori, solo perché sarebbe diventato difficile trovare una data utile per giocare il derby come ogni tifoso vorrebbe: con lo stadio pieno, i giocatori in grado di scendere in campo e dare il massimo in condizioni climatiche adeguate. Il calcio “moderno” che potevamo immaginarci qualche anno fa, non quello arido ed irritante che ci hanno imposto.

L'articolo è pertinente, ma trovo che sia troppo comodo dare la colpa al solo "calcio moderno". Calcio moderno significa anche avere le apparecchiature e la tecnologia per far giocare una partita in condizioni metereologiche difficili. Calcio moderno significa che in Germania e nel Nord Europa gli stadi e gli spalti sono riscaldati, mentre in itaGlia la Sampdoria (non il Padova... la Sampdoria!) si era dimenticata di mettere i teloni sul campo. Calcio moderno in un paese moderno, nel senso che nei paesi civili d'Europa esistono le strutture per combattere ben più dei venti centimetri di neve che hanno bloccato la Repubblica delle Banane. Attenzione: non accetto i discorsi al ribasso! Chi dovesse farmi il solito ragionamento di merda che "Eh, ma non possiamo paragonarci con il Nord Europa o con la Germania... altra mentalità..." mi faccia il piacere di guardarsi allo specchio e sputarsi in faccia! Fare questi discorsi significa solo rassegnarci al fatto che "tutto sommato ci va bene così", e così non può e non deve andar bene a nessuno! Oppure siete coscienti di essere un popolo di scimmie, ed allora spiegatemi cosa avete di che esserne orgogliosi...

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