giovedì 23 dicembre 2010

NON SEMPRE IL MONDO E' DEI FURBI...

L'allenatore del Leon Huanuco, Franco Navarro
Fonte: Eurosport

In questi giorni si è giocata la finale del campionato peruviano...
Già vi sento..., 'avessi detto il Brasile..'
No, non ho detto il Brasile. Ho detto il Perù che è quello Stato dal quale arrivano un sacco di famiglie che popolano anche i nostri quartieri e del quale ci ricordiamo solo se Jerry Scotti nel 'Milionario' chiede qualcosa di variabile tra lama e Lima.
Il campionato peruviano, sedici squadre organizzate come in gran parte del Sudamerica in tornei di apertura e clausura, si conclude con una finale nella quale si affrontano le prime due classificate della regular season. Quest'anno abbiamo avuto da una parte il Leon Huanuco, squadra degli altopiani con pubblico massiccio e che non ha mai vinto alcun titolo, e l'USMP che sta per (Club Deportivo) Universidad San Martin de Porres. Ci sarebbe da scrivere un trattato su questa squadra nata appena otto anni fa da un gruppo di studenti di odontoiatria frequentatori di questo ateneo privato e che tuttavia è riuscita a vincere due titoli nel 2007 e nel 2008.
Los Santos, così sono soprannominati, hanno pochissimo pubblico, e per altro non hanno nemmeno uno stadio: giocano... dove capita. All'Estadio Nacional, all'Estadio Monumental Universitario o all'Estadio San Martin che è in concessione ai rivali cittadini dello Sporting Cristal: la scelta dello stadio dipende da quanti tifosi ospiti arriveranno al seguito.
Nel derby con il Cristal i tifosi del club universitario li noti solo perché davanti alla loro tifoseria, poche decine di persone, c'è una mascotte travestita da dente (per ricordare i dentisti fondatori!) che balla come un indemoniato.
Vabbé... Il Leon, che conta su tifosi ricchi, potenti e influenti, e che partecipa al massimo campionato da quando il torneo è stato aperto anche a squadre non provenienti dalla capitale, e dunque da una quarantina d'anni, aspetta da una vita di vincere questo trofeo.
Gara d'andata: i giocatori si suonano come tamburi e la partita viene sospesa per diversi minuti quando una gigantesca rissa coinvolge giocatori, dirigenti, tifosi e forze dell'ordine: quando si riprende a giocare l'arbitro Manuel Garay, ha cacciato quattro giocatori, due per parte. Tutti e quattro vengono squalificati ma uno di loro, inspiegabilmente e soprattutto in modo del tutto arbitrario, viene 'riabilitato' dalla disciplinare: si tratta della mezzapunta argentina del Leon Gustavo Rodas, ventiquattro anni, splendido talento esploso con la vittoria del torneo sudamericano del 2003 e poi disperso tra Argentina, Colombia e Perù. L'assenza di Rodas, forse il miglior giocatore in senso assoluto di questo campionato, rischiava di costare cara al Leon che tuttavia due giorni prima della partita, si ritrova con il giocatore reintegrato.
Nonostante il verdetto del giudice sportivo e il referto dell'arbitro che dice testualmente che 'Rodas aveva preso parte attiva alla rissa colpendo più volte dirigenti e giocatori avversari', il giocatore viene riabilitato: può giocare la finale. Ed ecco qui la notizia: il tecnico del Leon, Franco Navarro non convoca il giocatore espulso e riabilitato.
"Se vinceremo non sarà grazie a un espisodio del genere, perché tutti ricorderebbero solo quello" ha spiegato alla sua squadra prima della partita Navarro, discreto attaccante nella nazionale peruviana anni '80. Con Rodas in tribuna il San Martin vince 2-1 e conquista il suo terzo scudetto.
Negli spogliatoi, prima ancora di felicitarsi con i suoi giocatori il tecnico del San Martin Anibal Ruiz ha ringraziato Navarro: "Il suo è un gesto nobile, che ha riabilitato tutto il movimento del calcio peruviano..."
Tuttavia il contratto di Navarro, insultato brutalmente a fine gara dai tifosi del Leon, probabilmente non verrà rinnovato. Ma la squadra, da ogni parte del mondo è stata indicata come esempio dei valori di sportività e di lealtà. Al punto che ora i dirigenti del Leon, visto il clamore che sta suscitando la vicenda, non possono permettersi il lusso di licenziare l'allenatore portabandiera della moralità.
Stefano BENZI / Eurosport

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