Cominciano a comparire anche i primi fumogeni sugli spalti (che all'epoca non erano in vendita ma venivano trafugati dai magazzini delle stazioni o direttamente dai treni prima che qualcuno decidesse di metterli sottoschiave), ma soprattutto cominciano a vedersi i primi scontri fra tifoserie non legati direttamente all'andamento della partita: succede spesso negli anni '70 che i tifosi delle due squadre siano mischiati sugli spalti in quanto non esistono ancora i settori ospiti, ed ancora più spesso proprio nelle curve si trovino gomito a gomito le due tifoserie con conseguenze ovvie! Gli ultras sviluppano un forte "senso del territorio", rappresentato dalla curva o dal settore in cui usano ritrovarsi, che non è nulla di diverso dal concetto di territorio che hanno le bande giovanili o le compagnie di ragazzi nei quartieri cittadini: la curva (o il settore occupato) è casa propria, e non sono gradite incursioni da parte di tifosi ospiti fastidiosi e rumorosi! Lo imparano sulla propria pelle i napoletani che vengono cacciati a forza dalla Curva Fiesole di Firenze... Ma non è solo una questione di territorio, in quegli anni c'è anche molta politica e soprattutto molta voglia di confrontarsi e, perchè no, di "mostrare i muscoli", far vedere chi è il più forte: sono "politici" gli scontri che nel 1976 vedono contrapposti veronesi e bolognesi, dopo che questi ultimi si sono presentati al Bentegodi (in una città "nera" ed in netta controtendenza per l'epoca...) con bandiere dell'allora PCI e cantando canzoni comuniste... al contrario la politica non centra proprio nulla nel 1978, quando gli Ultras Granata del Toro si presentano a Bergamo di buon mattino lasciando scritte sui muri ed infastidendo i passanti: gli atalantini non la prendono bene e si scatenerà un autentico pomeriggio di guerriglia, con sprangate e lancio di razzi sugli spalti! Ormai è chiaro a tutti che le rivalità fra tifoserie hanno travalicato quello che è l'andamento della partita, ed alcune società corrono ai ripari (tardivamente) assegnando una delle due curve dello stadio ai tifosi ospiti... Chi ha vissuto gli anni ’70 sicuramente non ha dimenticato lo stato di tensione che attanagliava ogni singola giornata. La politica era un vero e proprio collante, un ideale che portava allo scontro ed al compimento di vere e proprie stragi ed attentati (mentre oggi, per la maggior parte dei casi, definirsi di destra o di sinistra è più che altro una moda…); per le strade, nelle università, sul lavoro i contrasti di natura politica finivano spesso molto male… In questo contesto nacquero gli ultras, e non è da escludere che a qualche Ministro ed a qualche Questore la cosa non abbia fatto piacere: certo, era molto più facile incanalare il disagio sociale dentro la curva di uno stadio e lasciare che trovasse sfogo nel contesto calcistico, piuttosto che lasciarlo libero per le strade con conseguenze facilmente immaginabili… D'altro canto è chiaro che i primi gruppi ultras avessero una forte connotazione politica (per la maggior parte a sinistra, poiché questa era la “colorazione” della maggior parte dei giovani italiani in quel periodo), ma che tendevano a separare da ciò che era la fede calcistica. Col tempo l’ideologia politica comincerà piano piano a sparire dalle curve, anche se nei vari striscioni teschi, spade e stelle a cinque punte rimarranno ancora per molti anni, svuotati dal loro significato “politico” e visti più come il logo del gruppo.
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Commandos Tigre a Verona, anni '70 |
Nella seconda metà degli anni settanta si contano già diversi gruppi ultras nelle maggiori città del Centro-Nord; ed all’interno di molte tifoserie i vari gruppi arrivano ad unirsi dietro un'unica insegna, una sorta di "Centro di Coordinamento degli ultras" se mi passate il termine: unire le forze per il bene della tifoseria stessa. Con questo sistema gli ultras del Toro, al tempo tifoseria molto temuta, invidiata ed imitata da tutti, avevano dato vita agli "Ultras Granata-Maratona club Torino" qualche anno prima… Con questo sistema, qualche anno più tardi anche i romanisti deideranno di seguire l’esempio: “In quegli anni l’Olimpico era un brulicare di gruppetti e compagnie di quartiere, tutti molto validi, ma poco organizzati e poco numerosi. Nel 1977 tutti questi gruppetti decisero di unire le forze, per dar vita al più grande, il più fedele, il più combattivo gruppo ultrà (Dalle parole di un ultras romanista dell’epoca)”. Nacque così il Commando Ultrà Curva Sud, che negli anni a seguire rappresenterà un vero e proprio punto di riferimento per l’interno movimento ultras italiano, prontissimo a copiarne i cori e le gesta. Di lì a poco anche i cugini laziali seguirono quest'idea (“Eagles Suporters”, 1979). Sul finire degli anni ’70 gli ultras prendono sempre più piede, e gli scontri fra tifoserie aumentano: non esistono ancora negli stadi i famigerati “settori ospiti” (a parte l'accortezza di alcune società di dividere le due tifoserie fra le due curve, ma parliamo sempre di divisioni sommarie in stadi che molto spesso non avevano nemmeno i divisori fra un settore e l'altro!), figuriamoci le scorte per le trasferte! Uno degli “sport” preferiti dell’epoca è quello di invadere la curva degli avversari, occupandone il territorio e strappandone gli striscioni; riadattamento di una tradizione molto in voga in Gran Bretagna in quel periodo fra le bande di hooligans, il “Take the end”, che consisteva nel mischiarsi ai tifosi avversari per poi colpirli a tradimento e conquistarne la curva. Sempre in quel periodo, tuttavia, cominciano a nascere le prime alleanze fra opposte tifoserie, quelle che di li a qualche anno prenderanno il nome di “gemellaggi”: altro non sono che l’unione di due o più tifoserie verso una squadra nemica in comune. Ad esempio, l’odio comune per la Juve porterà viola e granata a stringere uno storico rapporto d’amicizia. Dal canto loro i bianconeri si uniranno ai bergamaschi, dal 1978 nemici giurati del Toro. È curioso notare come molti dei rapporti di amicizia nati in quegli anni nel tempo si deterioreranno, trasformandosi in feroci rivalità. Esempi più clamorosi? Juve-Roma-Atalanta, Toro-Lazio, Verona-Roma, Milan-Genoa...
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Sambenedettesi al vecchio stadio "Ballarin" |
Le tifoserie italiane degli anni '70 sono una via di mezzo fra le “torcidas” sudamericane (per via del tifo ruspante e caloroso) ed i “mob” inglesi (per via della violenza e degli scontri che si fanno via via sempre più feroci); e proprio questa morbosa ammirazione per gli hooligans porterà in quel periodo alcuni esponenti delle Brigate Gialloblù di Verona ad una serie di viaggi oltremanica, per seguire da vicino le gesta degli “Head Hunters” del Chelsea. Un fattore questo che nel corso del decennio successivo condizionerà non poco la storia degli ultras scaligeri...
Gli anni ’70 si chiudono con una tragedia: il 28 ottobre 1979, pochi minuti prima del derby fra Roma e Lazio, un razzo sparato dalla curva giallorosa colpisce in pieno volto Vincenzo Paparelli, tifoso laziale appostato in Curva Nord, uccidendolo. L’intera giornata sarà funestata da gravi incidenti: nella stessa domenica scontri fra opposte tifoserie anche prima, durante e dopo Ascoli-Bologna e Brescia-Como. Il mondo del calcio si sveglia sotto chock, chiedendosi il perché di tante cose… Forse il fenomeno era stato sottovalutato, forse gruppi estremistici finanziavano i tifosi più giovani, forse a qualcuno faceva comodo che le cose andassero così, forse… Alla fine, dopo tante parole, il governo se ne esce con la proposta di vietare striscioni riportanti nomi, slogan e simboli che possano in qualche maniera inneggiare alla violenza. Ne farà le spese il C.U.C.S Roma, costretto per qualche anno a cambiare nome in “I Ragazzi della Sud”, ne faranno le spese pochi altri gruppi in Italia. Alla fine non cambierà proprio nulla, se non che l’Italia per la prima volta si interroga sul problema della violenza negli stadi, e per la prima volta il nome degli ultras balza agli “onori” delle cronache; tanto da ispirarne un libro, il primo libro sul tifo organizzato che uscirà di li a pochi mesi: “Ragazzi di Stadio” di Daniele Segre… Per la cornaca: dopo molti anni l’intero mondo del calcio si dimenticherà di Vincenzo Paparelli, della sua famiglia, e di tutte le promesse fatte sul momento; gli unici che manterranno la promessa fatta di onorarne la memoria e di un fattivo appoggio alla famiglia saranno proprio un gruppo ultras, un gruppo di appartenenti a quella categoria che lo aveva ucciso: gli Irriducibili Lazio (questa comunque è un’altra storia…)!
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1978: lucchesi a Ferrara |
Le foto sono state gentilmente "trafugate" dall'archivio facebook dell'amico Vecchio Astra. Non me ne vorrà, visto che ne ho fatto buon uso...
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