Fonte: Repubblica
JEANS, t-shirt e infradito, 26 anni e una laurea in archeologia e antropologia alle spalle, Dave Willner sembrerebbe tutto fuorché un poliziotto. Eppure è così che il social network Facebook chiama lui e le altre due centinaia di dipendenti tra Palo Alto e Dublino incaricati di regolare la condotta degli utenti, scovare spammer e hacker, rimuovere ogni contenuto che violi la legge o il regolamento interno e collaborare con le forze dell'ordine per aiutarle a risolvere crimini.
E come ogni "forza di polizia interna" che si rispetti, anche quella di Facebook è suddivisa in vari reparti. C'è una divisione chiamata "Integrità del sito" che cerca di difendere il network dallo spamming (l'invio di grandi quantità di messaggi indesiderati, perlopiù pubblicitari) o dal phishing (il furto delle informazioni personali degli utenti). Un'altra, "Operazioni dell'utente", tra le altre cose difende la "policy del nome vero" del network stilando una "lista nera" di appellativi vietati, come Batman o Mario Bros, e disattivando il profilo di quanti si nascondono dietro un alias. Sorte, ad esempio, toccata due anni fa all'account dell'attrice Lindsay Lohan che per difendere la propria privacy usava un nome fittizio.
Willner fa parte della divisione "Odio e vessazioni" incaricata di rimuovere ogni contenuto segnalato dagli utenti (tramite il link "segnala un abuso") perché considerato molesto, pornografico, di incitamento all'odio, e così
E come ogni "forza di polizia interna" che si rispetti, anche quella di Facebook è suddivisa in vari reparti. C'è una divisione chiamata "Integrità del sito" che cerca di difendere il network dallo spamming (l'invio di grandi quantità di messaggi indesiderati, perlopiù pubblicitari) o dal phishing (il furto delle informazioni personali degli utenti). Un'altra, "Operazioni dell'utente", tra le altre cose difende la "policy del nome vero" del network stilando una "lista nera" di appellativi vietati, come Batman o Mario Bros, e disattivando il profilo di quanti si nascondono dietro un alias. Sorte, ad esempio, toccata due anni fa all'account dell'attrice Lindsay Lohan che per difendere la propria privacy usava un nome fittizio.
Willner fa parte della divisione "Odio e vessazioni" incaricata di rimuovere ogni contenuto segnalato dagli utenti (tramite il link "segnala un abuso") perché considerato molesto, pornografico, di incitamento all'odio, e così
via. Compito da equilibristi: bisogna difendere la libertà di pensiero sul web, ma evitando abusi eviolazioni. Per questo spesso si ricorre a compromessi che finiscono però con lo scontentare qualcuno.
Una settimana fa, ad esempio, Willner e i suoi colleghi hanno rimosso una cosiddetta "pagina fan" usata da hacker sostenitori di WikiLeaks per attaccare i siti di compagnie come PayPal e MasterCard, ma non le "pagine fan" dedicate al sito fondato da Julian Assange. E un anno fa decisero di non rimuovere le pagine dedicate al negazionismo dell'Olocausto, ma di cancellare di volta in volta ogni singolo contenuto ritenuto offensivo nei confronti degli ebrei. Scelta che sollevò polemiche e dibattiti.
Quest'anno, pur continuando a cassare ogni commento anti-islamico, la società si è rifiutata di eliminare la pagina dedicata all'evento "Everybody draw Muhammad day", un concorso di caricature sul profeta Maometto promosso in risposta alle minacce di morte ricevute da due vignettisti, anche a costo di vedere il proprio intero sito oscurato per giorni in Pachistan e Bangladesh. Altre volte il team presieduto da James Mitchell è stato accusato di aver risposto privacy troppo tardivamente alle segnalazioni di bullismo o violazioni della privacy "arrecando nel frattempo un sacco di danni".
Willner e i suoi colleghi ammettono che i loro sforzi "non sempre hanno successo al 100 percento", ma garantiscono di fare del loro meglio - tenuto conto che i 500 milioni di utenti di Facebook pubblicano ogni giorno oltre un miliardo di contenuti - per "rispondere il più velocemente che possono" alle due milioni di segnalazioni di abusi che ricevono a settimana.
Secondo Jeffrey Rosen, professore di Legge presso la George Washington University ed esperto di libertà di pensiero su Internet, "Facebook ha più potere di ogni Corte suprema, ogni re o Presidente nel determinare chi può parlare e chi può essere ascoltato nel mondo". Perciò, prosegue, "è importante che continui a esercitare questo potere con cautela e proteggendo la libertà di pensiero più che il contrario". Anche a costo di attirarsi critiche. Non a caso Willner, sul suo profilo Facebook, arriva a citare la Bibbia descrivendo il suo compito come quello di chi cerca di "trasformare le spade in vomeri e le lance in falci".
Una settimana fa, ad esempio, Willner e i suoi colleghi hanno rimosso una cosiddetta "pagina fan" usata da hacker sostenitori di WikiLeaks per attaccare i siti di compagnie come PayPal e MasterCard, ma non le "pagine fan" dedicate al sito fondato da Julian Assange. E un anno fa decisero di non rimuovere le pagine dedicate al negazionismo dell'Olocausto, ma di cancellare di volta in volta ogni singolo contenuto ritenuto offensivo nei confronti degli ebrei. Scelta che sollevò polemiche e dibattiti.
Quest'anno, pur continuando a cassare ogni commento anti-islamico, la società si è rifiutata di eliminare la pagina dedicata all'evento "Everybody draw Muhammad day", un concorso di caricature sul profeta Maometto promosso in risposta alle minacce di morte ricevute da due vignettisti, anche a costo di vedere il proprio intero sito oscurato per giorni in Pachistan e Bangladesh. Altre volte il team presieduto da James Mitchell è stato accusato di aver risposto privacy troppo tardivamente alle segnalazioni di bullismo o violazioni della privacy "arrecando nel frattempo un sacco di danni".
Willner e i suoi colleghi ammettono che i loro sforzi "non sempre hanno successo al 100 percento", ma garantiscono di fare del loro meglio - tenuto conto che i 500 milioni di utenti di Facebook pubblicano ogni giorno oltre un miliardo di contenuti - per "rispondere il più velocemente che possono" alle due milioni di segnalazioni di abusi che ricevono a settimana.
Secondo Jeffrey Rosen, professore di Legge presso la George Washington University ed esperto di libertà di pensiero su Internet, "Facebook ha più potere di ogni Corte suprema, ogni re o Presidente nel determinare chi può parlare e chi può essere ascoltato nel mondo". Perciò, prosegue, "è importante che continui a esercitare questo potere con cautela e proteggendo la libertà di pensiero più che il contrario". Anche a costo di attirarsi critiche. Non a caso Willner, sul suo profilo Facebook, arriva a citare la Bibbia descrivendo il suo compito come quello di chi cerca di "trasformare le spade in vomeri e le lance in falci".
Al di la delle "descrizioni eroiche", parliamo di quelli che nella versione italiana di facebook aprono gruppi che offendono la memoria di Sandri o che esaltano Spaccarotella? Come sempre in itaGlia esiste una visione "particolare" dei compiti di un'infiltrato...
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