venerdì 26 giugno 2009

THE PACK AL SEGUITO

 
(Tratto da C'MON LADS)

IL LIBRO. E' la fine degli anni '70. Ti senti imprigionato in un noioso lavoro, tua madre è morta da un anno, tuo padre è caduto in un silenzioso stato depressivo mentre tua sorella Molly se la spassa collezionando un flirt dopo l'altro con i rampolli bene cresciuti sui campi di cricket. Oh, e tu, tanto per cambiare, continui a tifare il Tranmere, terza squadra di Liverpool che milita in 4^ divisione. Suona bene, vero? Più o meno questa è la situazione in cui si trova il personaggio principale di Awaydays, il diciannovenne Paul Carty descritto dallo scrittore Kevin Sampson. Praticamente un incubo grigio in cui l'unica via d'uscita per Paul sembrerebbe essere il noto "The Pack", la firm al seguito del Tranmere, il sesso con un'ampia selezione di ragazze locali e, occasionalmente, andare a sentire gli Echo and the Bunnymen. Insomma, una strana combinazione di cose che condurranno il diciannovenne gallese ad una vita assolutamente scombinata.
Tutto questo raccontato da Sampson nella forma di un diario/monologo con il linguaggio tipico che poteva avere un ragazzo gallese di 19 anni, nel 1979. Chi cercherà di "distrarre" Paul dalla sua grigia e opprimente esistenza coinvolgendolo in pericolose scorribande è Elvis che introdurrà Carty nell'universo della temuta banda "Pack", rinomata per il suo stile in netta antitesi rispetto i più datati e rivali Boneheads e Bootsboys; "Pack" che indossa esclusivamente magliette da tennis Lacoste, jeans Lois e Adidas Forest Hills facendo, nel contempo, ampio uso dei cutters (taglierini) nei cruenti scontri con le bande rivali dietro le lunghe frange di capelli acconciati secondo l'androgino stile "wedge".
IL FILM. Carty (Nicky Bell) è un outsider che vorrebbe unirsi ai Pack, tifosi di calcio che hanno come obiettivo unico il gettarsi nella mischia e fare a botte con i tifosi di altre squadre. Nel gruppo entra grazie a Elvis (Liam Boyle), membro un po' a margine. Un legame particolare si sviluppa tra i due giovani, nonostante il loro burrascoso stile di vita porti con sé molte conseguenze.
Con una scala cromatica impostata sui toni grigi, grande cura dei costumi e un ottimo production design che danno rilievo al film quasi quanto il forte accento locale dei protagonisti, Holden e Sampson riescono a ricreare uno sfondo credibile per una storia di violenza gratuita e amicizia nell'Inghilterra thatcheriana, con una colonna sonora che include Ultravox e Joy Division.
Il duo Boyle e Bell funziona bene, e sopratutto quest'ultimo si fa notare per una performance ricca di sfumature.
David Hughes ha prodotto il film per Red Union Films.
Da buon padovano ignorante non capisco una mazza di inglese parlato, figuratevi se poi ci mettete pure gli accenti... Non resta che attendere l'uscita del film sottotitolato (dimenticatevi pure che in ItaGlia un film che parla di hooligans o di sottoculture in genere venga doppiato in tempi brevi... Ci sono voluto trent'anni per doppiare Quadrophenia... Siamo pur sempre quelli di "Ultrà" e "Teste Rasate"!) oppure che qualche anima pia me ne mandi una recensione... Attendo fiducioso: un certo genere cinematografico oltremanica ha sempre regalato delle grandi pellicole ("The football factory" e "This is england" su tutte)... Del resto ognuno di noi conosce bene il tema quando si parla di prodotti della propria terra: sarà per questo che da queste parti i film sulla mafia riescono sempre bene!

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