mercoledì 18 novembre 2009

IL FOOTBALL.... SENZA DI NOI NON C'E' SPETTACOLO!


Roma - Una t-shirt bianca con su scritto “No alla tessera del tifoso”, e sul verso il credo che li muove: “Se i ragazzi sono uniti non saranno mai sconfitti”; nessuna sciarpa o vessillo di parte. Così oltre 300 ultras di tifoserie di calcio provenienti da tutta Italia si sono presentati a Roma per manifestare contro la “tessera del tifoso”, il provvedimento che introduce, dal 2010, lo strumento indispensabile per la regolamentazione di accesso agli stadi.
Juventus, Inter, Lazio, Roma, ma anche Latina, Frosinone, Fano, Casarano, Gubbio, Fermo. Da nord a sud, “divisi dai colori, uniti dal pensiero” - come recitava uno dei tanti striscioni - le migliaia di tifosi (5000 secondo le forze dell’ordine) hanno sfilato per le vie del centro di Roma a partire da piazza dell’Esquilino, passando per via Cavour, Fori Imperiali, Colosseo e Circo Massimo, fino alla Bocca della Verità, scortati dalle forze di polizia e rigorosamente guidati dal servizio d’ordine della manifestazione. Chi si aspettava incidenti e tafferugli è rimasto sorpreso. Gli organizzatori avevano raccomandato con un volantino di non rilasciare dichiarazioni alla stampa e di attenersi solo ai cori lanciati dal megafono. E così è stato: tanta rabbia nelle urla dei manifestanti e qualche fumogeno, ma nulla più (solo qualche momento di tensione in via Cavour, subito sedato, quando alcuni fotoreporter e telecamere hanno tentato di uscire dagli spazi “consentiti” per le riprese).
Bersagli preferiti le forze dell’ordine, i giornalisti, il ministro dell’Interno Roberto Maroni e l’agente della polizia Luigi Spaccarotella, omicida del tifoso laziale Gabriele Sandri. Proprio il ragazzo romano ucciso l’11 novembre di due anni fa nell’area di servizio Badia al Pino è stato invece sostenuto a gran voce dai manifestanti: “Giustizia per Gabriele” e “Gabriele uno di noi” le grida scandite. Cori anche a favore di Stefano Cucchi, il ragazzo romano morto in nella sezione detentiva dell’ospedale Sandro Pertini lo scorso 22 ottobre.
Tra i partecipanti anche il delegato allo sport del Comune di Roma Alessandro Cochi, e l'ex deputato Paolo Cento.
“La tessera del tifoso è una schedatura di massa che allontana le famiglie dallo stadio – ha detto Cento –. Dobbiamo riportare le famiglie allo stadio e valorizzare la passione popolare; le curve sono un antidoto alla violenza se possono tornare a fare il tifo per la propria squadra. Governo e Parlamento devono aprire un dialogo con questa realtà di tifosi”.
“Il clima è sereno - ha aggiunto Lorenzo Contucci, avvocato penalista che segue le cause degli Ultras -, l’importante è che tutto sia filato liscio, nonostante la rabbia e il clima di esasperazione”. Giunti in piazza della Bocca della Verità, i tifosi hanno fatto sentire ancor più forte la loro voce. Le richieste: in primis la riforma dell’articolo 9 della legge Amato (legge n. 41 del 2007), che istituisce una sorta di diffida a vita e che impone a chi ha ricevuto un Daspo o una condanna il divieto di accesso allo stadio; poi il ritorno di tamburi, megafoni e striscioni negli stadi.
Dalle curve il “no” alla tessera del tifoso è sceso in piazza: ora la “palla” passa nelle mani delle Istituzioni

(Fonte: Goal)
  
Quando si parla di ultras si pensa sempre al teppismo ed alla violenza, a ragazzi sbandati o "disagiati" (come li definisce il sindaco Quimby), a un problema di ordine pubblico. Non si è mai voluto capire (e la gente non l'ha mai capito perchè chi fa informazione non glielo ha mai voluto far capire seriamente!) che prima di tutto il mondo ultras è aggregazione. Ultras non è sport, non è violenza, non è tifo. O meglio non è solo queste cose. Ultras è un fenomeno sociale, il più grande fenomeno giovanile di tutti i tempi. Qualcosa dentro cui molti ragazzi sono cresciuti e sono diventati uomini. Ragazzi disagiati ma non solo: anche molti avvocati, professionisti, studenti, operai, miliardari e poveri in canna, fascisti e comunisti. Tutte queste divisioni nelle curve sono andate "oltre". 

Oggi che per tante cose (non solo per gli ultras) l'impressione è che stiamo giungendo alla resa dei conti, il mio augurio è che questa non sia l'ultima battaglia del mondo ultras. Anzi che possa essere un punto di partenza, per riprenderci tutto ciò che ci è stato tolto: i nostri striscioni, i nostri megafoni, i nostri bandieroni, i nostri fumogeni, le nostre trasferte... la nostra libertà... Perchè una diffida non sia più una condanna senza processo e perchè i ragazzi delle curve abbiano pari diritti di fronte alla legge di tutti gli altri cittadini.


A prescindere dalle decisioni prese dalla mia tifoseria, continuerò ad informare dalle pagine di questo blog sull'evolversi della situazione. Noi vinciamo sempre!

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