martedì 17 novembre 2009

LECCE AWAY



Una trasferta nel profondo sud dell'Italia inizia molto prima di quanto si possa immaginare. Moltissimi sono abituati a salire sulle loro macchinette ed a recarsi dove gioca il Padova nel giro massimo di due ore quando va male. Altri ancora hanno il brutto vizio di accendere la pay-tv e la loro trasferta dura il tempo di prendere una birra in frigo ed arrivare in salotto o, nei casi limite, il tempo di arrivare al bar. A tutti questi sembra impossibile che ci siano ragazzi per cui la trasferta inizia alle cinque di mattina e finisce alle 11 della mattina dopo. E quando vi avrò raccontato che, secondo tradizione mia e dei miei soci, la nostra trasferta di Lecce è cominciata alle 18 di sabato ed è finita alle 11 di lunedì mi prenderete per pazzo. Invece è così, ed è una delle cose più belle: la trasferta con gli amici, in culo al mondo! Ma che ne potete sapere voi? Un consiglio: provatele certe esperienze, vi cambiano la vita! 

PREPARTITA. Come già detto, ci troviamo sabato pomeriggio sulle 18 come consuetudine in centro per l'aperitivo. Ben consci che il ritrovo per la partenza è fissato per le cinque di mattina decidiamo di passare fuori tutto il sabato sera ed arrivare alla partenza del pullman in dritto. Non male. Il sabato sera padovano fra l'altro non offre granchè, ma nei pressi del Lago di Fimon c'è una festa organizzata da un noto covo di scooteristi della zona. Ci avventuriamo quindi via campagna, con una macchinata composta da quattro elementi, di cui due non conoscono la strada, uno la conosce fino a un certo punto e un'altro la ricorda molto vagamente per averla fatta l'ultima volta 17 anni prima (!!!). Alla fine non senza difficoltà riusciamo ad arrivare, a berci un paio di birre e ad avere una discussione con un poeta indigeno prima che arrivino le quattro e decidiamo di tornare verso Padova. Il tempo di recuperare un altro socio e via all'Euganeo dove i partecipanti alla trasferta arrivano alla spicciolata, molti in dritto come noi... 

SI, VIAGGIARE.... Per l'occasione è stato organizzato un pullman doppio, di quelli da 75 posti. Prima tappa dell'Italian-tour è Monselice, dove raccogliamo una dozzina di ragazzi della Bassa Padovana (Este e Solesino) e via per una lunga sequenza di autostrada. Nel frattempo apre anche il "Pullman-bar" e così via di happy hour, birra, jager-tonic, havana-cola e varie ed eventuali. Ovviamente il bagno del pullman non è funzionante ed allora via di soste piscio, cmq le vesciche sono discretamente allenate. Il pullman per l'occasione presenta due lastre di pvc attaccate al tetto del piano superiore. A cosa servono non lo capirò mai, ma una l'avrò colpita almeno una ventina di volte, riuscendo incredibilmente a non rompermi la testa. Anche la presenza femminile non manca in pullman, anche se ce n'è sempre troppo poca ed i ragazzi sono sempre troppi...
Nonostante il lungo viaggio, non incrociamo tifoserie rivali. Anzi, per la verità incrociamo ben poche anime vive anche nelle soste. In compenso mettiamo a repentaglio le nostre di vite, con l'autista che ripartendo lascia una fiancata in un guard-rail. Ognuno ha gli autisti che si merita. Ad ogni modo verso ora di pranzo siamo a buon punto e ad un buon livello alcolico. Si diffonde anche la voce di possibili imboscate leccesi, e la cosa mette tensione a molti. Con i giallorossi i rapporti non erano buoni dai tempi dell'Appiani e nella nostra ultima trasferta in terra salentina (datata 1996) i pochi tosi presenti (e senza scorta, ai tempi in certe città del Sud c'era un "tetto", un numero minimo al di sotto del quale non si veniva scortati...) se la dovettero vedere con decine di leccesi per niente ben disposti. Tuttavia i tempi sono cambiati anche a quelle latitudini, ed i 14 arresti che lo scorso maggio hanno colpito la curva leccese ne sono la dimostrazione. Personalmente non mi aspettavo nulla, e così è stato. I tempi sono cambiati anche perchè questa volta la pula ci fa fermare in un'area di servizio a pochi chilometri dal Capoluogo salentino e poi ci scorta. Gli unici leccesi li vediamo in colonna verso il "Via del Mare", mentre a noi aprono il passaggio verso il settore ospiti.


IL TIFO. Il Via del Mare è un impianto abbastanza nuovo (costruito nel 1985) ma tenuto male. Più che altro: chi l'ha costruito un pò ne capiva di stadi e si vede (Non è e non sarà mai una merda come l'Euganeo!), ma chi si dovrebbe occupare della manutenzione evidentemente non se ne occupa ed i risultati si vedono. Lo studentello progressista potrebbe paragonarlo coi moderni e funzionali impianti teutonici e ne uscirebbe l'ennesimo quadro impietoso sulla situazione italiota. Meglio soprassedere. Il prefiltraggio è un'operazione un pò particolare: due steward controllano il biglietto e il documento quindi ti fanno passare, un terzo ti da una passata con il metal detector e quindi ti manda avanti, uno sbirro ti controlla le tasche e i vari stendardi, pezze, bandiere e che le sciarpe non nascondano armi o non contengano scritte offensive (le solite paranoie tutte italiane); quindi arriva il famigerato tornello: qui il biglietto non va posizionato sotto il lettore ottico ma va proprio inserito dentro un'apposita fessura, e per far ciò bisogna strappare via la linguetta. Penso che in realtà fosse una prova per vedere quanti ubriachi entrano allo stadio, ed infatti c'è gente che ci mette cinque minuti buoni. Oltre al pullman nostro ci sono un paio di macchinate, il che porta il numero intorno alle 80 unità, che reputo buono per una trasferta di mille chilometri (solo andata) da effettuarsi la domenica sera. Rimango abbastanza stupito nel constatare la presenza di un signore orientale con felpa blu "Padova" della Robe di Kappa. Mi viene da pensare che sia il "grande vecchio" che acquista tutti i bar di Padova e provincia. Ma ancora più stupito rimango vedendo che da queste parti vendono birra alcolica e borghetti dentro il settore ospiti, dio benedica le terre di nessuno!
Dalle nostre parti si fa un gran parlare del "caldo pubblico del Meridione" e non si perde l'occasione per sottolineare il grande attaccamento ai colori cittadini che c'è da quelle parti. Vero, ma a Lecce-Padova hanno assistito circa 7.000 spettatori, lo stesso numero che di media segue il Padova in casa. Eppure qua in molti non perdono occasione di sottolineare la freddezza del pubblico padovano. Ed allora i casi sono due: o fate pace con la testa, o vi rendete conto che i tempi sono cambiati e che oggi fare settemila spettatori in serie B è un numero più che buono!
La Curva Nord, tempio del tifo giallorosso, si presenta abbastanza piena ma completamente spoglia di vessilli, bandiere comprese. Ed anche nel tifo mi lasciano un pò interdetto: certo, per cantare cantano eccome, ma cantano bene a sprazzi. Me li ricordavo più calorosi ma è evidente che i recenti avvenimenti hanno lasciato un segno profondo. Nella ripresa si sveglieranno, sospinti anche dalla rimonta della squadra. Molto bella la sciarpata a tutta curva... Al nostro fianco un'altra curva, dove mi ricordavo che fino a qualche anno fa si posizionava il gruppo "1981" ed altri "reduci" della Gioventù Giallorossa che un tempo traghettava la tifoseria leccese. Nella tribuna invece, il club "Salento Giallorosso 1908", qualcosa di simile alla nostra AICB ma decisamente più utile, visto che questi allo stadio ci vanno e non solo quando il Padova va bene.... Con entrambi i settori ci scambiamo qualche offesa, così come cantiamo qualche coro verso la Nord, memori del passato. Loro però sono più concentrati sui cazzi loro. A giudicare dai fischi credo che ci abbiano anche sentito in alcuni frangenti, ad ogni modo siamo belli colorati oggi con le solite bandierine a scacchi. Se posso permettermi un consiglio: quando si è in netta inferiorità numerica (normale quando si gioca a Sud), farei meno cori e più battimani... In generale cmq cantiamo per tutti i novanta minuti, anche se verso la fine il tifo comincia a scemare per l'imminente sconfitta che porta su la stanchezza di tutto il viaggio, ma non molliamo e continuiamo a cantare fino al triplice fischio quando chiamiamo i ragazzi sotto la curva.
Rimaniamo ancora per qualche minuto nell'antistadio prima che steward e forze dell'ordine decidano di farci accomodare in pullman. Il viaggio di ritorno lo passeremo a collassare..a coprirci dal freddo..a dormire tra gente in ciabatte e scorese... alle 11 di lunedì saremo di nuovo nella Cara Vecchia Padova con delle facce sconvolte e un odore che da queste parti chiamiamo "spussa da cagnon"... La stanchezza è il prezzo da pagare per quella che cmq è stata una grande trasferta. Noi vinciamo sempre.

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