venerdì 27 novembre 2009

VACA ROJA!


LA STORIA. Il movimento ultras a Vicenza nasce nei primi anni '70. Era un tipo di tifo tutto diverso da quello di adesso, piu' "personale" nel senso che il tifoso andava allo stadio per incitare la squadra portandosi direttamente da casa il tamburo , le trombe o gli striscioni. Tutte cose che a fine partita si riportava a casa e conservava con la massima cura.
A quel tempo (si parla del '74-'75) si era proprio agli albori del tifo organizzato e gli stessi Ultras erano un numero molto limitato, si parla di un centinaio di persone al centro della curva, circondate da persone comuni che andavano allo stadio senza incitare particolarmente la squadra.
Mimetiche, baschi e sciarpe di lana biancorosse facevano parte dell'abbigliamento.
Nei primi anni diverse compagnie di ragazzi si alternarono sui gradoni del Menti (Ultras, Commandos, Marines…), fino a quando non si decise di unire la tifoseria dietro un’unica sigla. Come nome venne scelto “Vigilantes” al tempo utilizzato solo da un sottogruppo della curva laziale, ed il primo striscione dipinto a mano venne esposto nel settembre 1978 in occasione della sfida di Coppa Italia col Bologna. In quegli anni il Vicenza andava alla grande (proprio quell’anno si piazzò al secondo posto in serie A, dietro la Juventus) e questo favorì molto l’ascesa del gruppo ed in generale di tutta la tifoseria. Guardando vecchie foto dell’epoca si nota spesso e volentieri lo striscione Vigilantes affiancato ad un altro storico vessillo: Red-White Panthers. In realtà si trattava dello stesso identico gruppo, a cui facevano riferimento entrambi gli striscioni.
Inizialmente gli ultras berici si muovevano col centro di coordinamento, ma in seguito ad alcune incomprensioni e per la troppa differenza di mentalità decisero di staccarsi, potendo contare anche su una forza numerica di tutto rispetto per l’epoca. In quegli anni era molto forte la rivalità con i veronesi. Per i vicentini è sempre stato questo il vero derby, anche se nei primi anni ’80 a Verona non si presentavano oppure andavano nell’anonimato assoluto evitando anche di esporre gli striscioni. In quel periodo nacquero anche numerose amicizie, alcune delle quali durarono fino all’inizio del nuovo millennio. Pescara su tutte (gemellaggio storico dei vicentini) ma anche Genoa, Pisa, Reggiana, Cremonese, Udinese…
Negli anni ’80 il Vicenza finì in C, ma la tifoseria continuò a seguire con passione il “Lane”. Nel 1984/85 più di 10.000 tifosi biancorossi invasero Firenze per lo spareggio col Piacenza che riportò i berici in serie B. Ma appena due anni dopo fu una nuova retrocessione e questa volta la terza serie non fu un semplice passaggio: la curva si svuotò come il resto dello stadio, ed i Vigilantes rasentarono lo scioglimento, scongiurato solo dall’attaccamento di pochi (in testa Moreno, leader storico e fondatore dei Vigilantes scomparso nel 1993, e Pancho, tutt’ora presente al seguito del Vicenza).
Venne sfiorata anche la retrocessione in C2, scongiurata dalla vittoria nello spareggio di Ferrara contro il Prato nel 1990, con 8.000 vicentini al seguito. Nel 1992/93 invece si verificò un fatto molto grave: nella trasferta di Empoli la polizia, per disperdere una carica dei numerosi tifosi vicentini, sparò dei colpi ad altezza d’uomo che ferirono due ragazzi. L’inchiesta si trascinò per anni, e ogni anno all’anniversario dell’accaduto (il 29 novembre) la Curva Sud esponeva uno striscione per ricordare l’accaduto. Come spesso accade quando di mezzo ci sono le forze del (dis)ordine, l’inchiesta si chiuse con un nulla di fatto; e tutto ciò influì e condizionò non poco il futuro modo di porsi dei vicentini nella maniera di vivere la curva. Non a caso, Empoli ’92 è uno dei pochissimi casini degli ultimi anni che io ricordi che hanno visto come protagonisti i vicentini. Lo stesso anno il Vicenza tornò in serie B, e fu l’inizio di un nuovo ciclo di vittorie sotto la presidenza di Pieraldo Dalle Carbonare. I Vigilantes tornarono a crescere di numero, ma si verificarono altri fattori interni alla curva che ne cambiarono l’impostazione. Due su tutti: il progressivo abbandono del “nucleo storico” decimato sempre più dall’eroina e il proliferare di nuovi gruppi che spesso non erano del tutto in sintonia con i Vigilantes.
In quegli anni i Vigilantes virarono sempre di più verso un modello di “club di tifosi” più che di gruppo ultras, interessati più all’incitamento della squadra che al confronto anche “fisico” con gli avversari. Facevano un tifo della madonna e portavano in trasferta migliaia di tifosi (veri e propri esodi, come gli 8.000 tifosi che invasero Milano nel 1996 o i quasi 10.000 di Verona l’anno successivo), non tutti ultras va detto (il Centro di Coordinamento dei Club di Vicenza era parecchio attivo da questo punto di vista), ma tutto si fermava li. Non ho mai avuto il piacere di vedere un solo vicentino in faccia, e temo di non essere stato l’unico! Quando ciò si è verificato, è stato per caso in autogrill, e ne parlo più avanti.
Col tempo questo modo di fare “tifosotto” dei Vigilantes allontanò sempre più i ragazzi con un’indole più spiccatamente “ultras”, che andarono a formare vari gruppi. I due più radicali erano sicuramente il Fabjo Group, nato nel 1990 in memoria di un ragazzo scomparso, formato da molti “vecchi vigilantes” e con la tendenza a raccogliere i ragazzi più sbandati della tifoseria biancorossa; e gli Ultras, nati nel 1993 e formati in larga parte da Skinheads. Possiamo definire questi ultimi “l’ala nera” della curva vicentina, un tempo rossa e poi apolitica per molti anni. Va detto aprendo una parentesi, che Vicenza è stata forse la prima città italiana a vedere la nascita del movimento Skinheads, e che molte teste rasate frequentavano la curva fin dagli anni ’80, posizionandosi nel parterre della vecchia Curva Sud del Menti quando ancora era a due piani. Non avevano un gruppo vero e proprio, erano più una banda, nemmeno troppo ben vista dai Vigilantes per ovvi motivi. In seguito vennero presi di mira dalla polizia e sparirono, i reduci aderirono agli Ultras 1993. Molto attivi in quegli anni anche i Kapovolti, ragazzi della zona di Thiene (la provincia ha sempre avuto un peso determinante nel seguito del Vicenza).
Nel 1997 il Vicenza di Guidolin conquistò la Coppa Italia battendo in finale il Napoli, e l’anno successivo arrivò fino alla semifinale di Coppa delle Coppe dove cedette di fronte al Chelsea. Il sogno dei 3.000 vicentini crollò miseramente a Stamford Bridge per opera di Mark Huges. Fu la fine del Vicenza di Dalle Carbonare: l’anno successivo si concluse con la retrocessione in serie B, da qui i berici emersero subito ma per durare solo un anno. Poi da una decina d’anni a questa parte è sempre stata serie B. Crollato il palco, anche gli screzi interni alla tifoseria si sono dilatati sempre più. Verso la fine degli anni ’90 Fabjo Group e Kapovolti si spostarono in Curva Nord, e questa nuova situazione durò fino al 2007, quando l’intera Curva Nord venne assegnata agli ospiti. Oggi esiste solo un gruppetto nei distinti con una pezza FG. In Sud le cose non andavano molto meglio
Tanto per dirne una, crollarono una dopo l’altra due amicizie storiche: con i pisani, che presero molto male il fatto di ritrovarsi da soli a scontrarsi con i sampdoriani prima di un Vicenza-Sampdoria mentre i berici erano a guardare; e con i genoani, che si beccarono con gli Ultras 1993 a causa della differente ideologia politica e risolsero la questione a modo loro prendendoli a schiaffoni al Menti.
Possiamo dire che nel nuovo millennio la tifoseria vicentina è stata un po’ l’ombra di se stessa. Se i Vigilantes comunque non erano nemmeno lontani parenti di quelli che ci prendevano a calci negli anni ’80 (noi non siamo veneziani, le cose le ammettiamo! Anche perché nel decennio successivo le cose si ribaltarono…), oggi la curva biancorossa non è nemmeno lontana parente di quella che negli anni ’90 faceva tremare il Menti e portava migliaia di vicentini in giro per la Penisola.
In seguito si sciolsero anche gli Ultras 1993, e la curva rimase guidata dal duo Vigilantes-Caneva. In seguito nacquero altri gruppetti abbastanza attivi come gli Alcool o i 1902 Lanerossi Crew (più noti semplicemente come 1902), più vicini allo stile casual, spesso a caccia di “movimenti”. I rapporti di questi ultimi due gruppi con i Vigilantes non sono certo buoni, e la curva ne risente, anche se va detto che i Vigilantes sono rimasti davvero poca cosa, anche a livello numerico….

I PRECEDENTI. Una cosa che lascerà basiti molti è sapere che padovani e vicentini non si sono sempre odiati. Anzi, negli anni ’70 esisteva fra le due tifoserie una sorta di “rispetto”, non un’amicizia ma una certa simpatia. Questo perché a quei tempi gli ultras padovani erano appena nati, mentre i Vigilantes contavano già una discreta esperienza alle spalle ed anni di serie A mentre il Padova era in C2. Tutto finì il giorno che un gruppo di padovani andò a Vicenza-Juve con i gobbi, situazioni oggi improponibili ma che si verificavano spesso e volentieri agli “albori” degli ultras. In seguito i vicentini decisero di vendicarsi dell’affronto subito. Nel 1980 si presentarono all’Appiani al fianco dei veneziani (al tempo loro amici) e nacquero i primi problemi. L’anno successivo la cosa degenerò in occasione di un’incontro di Coppa Italia quando si posizionarono in dietro la porta della Curva Nord e per tutta la partita si scambiarono oggetti ed altro con i nostri. Al primo Vicenza-Padova della stagione 1981/82 si presero lo storico striscione “Ultras”, quello bianco con la stella rossa al centro. In quegli anni i Vigilantes erano un gruppo di tutto rispetto, i nostri erano pure volenterosi ma il gap da colmare non era poco: al Menti i berici fecero il giro dello stadio e dopo un po’ di lotta si impossessarono dello striscione. Quella fu anche l’ultima volta che i padovani persero uno striscione rappresentativo di tutta la curva in uno scontro faccia a faccia. Tutti i furti successivi avvennero sempre di notte, sia da una parte che dall’altra. L’anno successivo circa duecento vicentini arrivarono la mattina e si presero i biglietti di Curva Nord. I nostri non ebbero nemmeno il tempo di esporre lo striscione, e decisero che quel giorno non era aria. Al ritorno ci furono degli scontri nel tratto che va dalla stazione allo stadio Menti, e questa volta i padovani si erano organizzati portandosi dietro un po’ di “attrezzatura”. Successivamente la Polizia trovò diverse armi improprie addosso ai nostri e più di qualcuno venne denunciato.
Nella stagione 1984/85 i nostri vendicarono l’affronto dello striscione rubato riuscendo con un’escamotage a penetrare nel loro magazzino ed a rubare lo striscione Vigilantes da trasferta. I berici ricambiarono il favore, entrando nel magazzino dell’Appiani a notte fonda e riprendendosi il loro striscione, più tutti i nostri (il primo Hell’s Angels Ghetto, Collettivo, Alcool Trips, ecc). Sempre nel 1985 ci fu un Vicenza-Padova di Coppa Italia: il Padova era appena retrocesso per illecito e l’intera città aveva voltato le spalle, la stessa tifoseria aveva subito il colpo ed era praticamente in una fase di stallo. Solo una trentina di ragazzi si mossero senza striscioni e senza vessilli, e per tutta la partita dovettero subire le prese per il culo di Vigilantes e trevigiani presenti per l’occasione con loro, mentre a fine partita qualcuno si trovò anche a fare Menti-stazione di corsa. Fu quello uno dei punti più bassi nella storia degli ultras padovani.
Per anni poi le due tifoserie comunque non si incontrarono mai sul campo, e nella seconda metà degli anni ’80 una nuova incursione padovana al magazzino del Menti fece sparire “Vigilantes Vicenza”, quello grande che mettevano nelle partite casalinghe. A questo punto i berici decisero di persona di venirsi a riprendere il maltolto, e fecero la loro apparizione a Padova-Messina, prima giornata di serie B del campionato 1987/88… I Vigilantes erano ancora un gruppo di tutto rispetto, e si mischiarono al pubblico della gradinata per poi passare all’attacco a fine partita. Qualcuno però li aveva notati, e nella rissa che ne scaturì i nostri tennero decisamente botta pur essendo decisamente più giovani dei colleghi vicentini (a quel tempo la curva era nel pieno del ricambio generazionale che poi mandò al potere il gruppo di Piazza Cavour). Quindi arrivò la celere a dividere i contendenti e portò i vicentini nel piazzale dove ancora volò qualche manganellata e qualche tentativo di aggressione da parte nostra. A quel punto, calmate le acque, il Comandante dei Carabinieri accompagnò uno dei loro capi al magazzino dove si riprese lo striscione Vigilantes lasciando stare i nostri. La faida poteva ritenersi conclusa Tuttavia però quell’incontro segnò anche una svolta: i padovani erano ormai cresciuti e stavano piano piano tenendo botta ai più navigati cugini.
Nell’agosto del 1989 le due società decisero di organizzare un’amichevole al Menti. Da un po’ di tempo il testimone della nostra curva era passato ai “giovani” di Piazza Cavour, pieni di entusiasmo e voglia di fare. Quale occasione migliore che un derby con i nemici storici? Da Padova partirono 250 ultras nonostante il periodo vacanziero. Le cose erano cambiate e c’era voglia di dimostrarlo. Nel prepartita i Vigilantes non si fecero vedere, ed i nostri tentarono di animare il pomeriggio cercando il contatto con vari tifosi berici sciolti e poi dentro lo stadio cercando di fare il giro attraverso il parterre. Ci furono scontri con la celere. Finita la partita i Vigilantes, che ancora non erano diventati l’orchestrina sbandierante degli anni successivi, organizzarono un’agguato in un parchetto, colpendo il corteo padovano con una sassaiola. I nostri cercarono di uscire dal corteo scontrandosi con la celere, mentre sette vicentini (fra cui una ragazza) vennero arrestati.
Nella stagione 1993/94 Padova e Vicenza si ritrovarono di nuovo di fronte nel campionato di serie B. Ovviamente quella con i berici divenne per tutti la partita dell’anno, anche perché capitava in quello che è stato il periodo migliore in assoluto per la nostra curva e la voglia di rifarsi era tantissima. Il 24 ottobre 1993, derby d’andata, ben 4.000 padovani si mossero alla volta di Vicenza. Tantissimi erano i ragazzi sprovvisti di biglietto, alcuni con delle patetiche fotocopie a colori dei tagliandi. Fin dalla partenza a Padova ci furono i primi problemi, con la Polfer che fu costretta ad aggiungere delle carrozze supplementari al treno speciale, inizialmente previsto per 1.500 persone, in realtà ce n’erano almeno il doppio. Arrivammo a Vicenza molto tardi e marciammo per le strade della città berica formando un serpentone immenso, qualcosa che non mi è più capitato di vedere. I vicentini quella domenica decisero di tenersi alla larga. Giunti nei pressi del Menti si decise di passare a sfondare i cancelli, e ci furono scontri con la celere che in qualche maniera riuscì a mantenere la situazione sotto controllo, tutti vennero fatti passare (sia chi aveva il biglietto che chi non ce l’aveva). Durante la partita Vigilantes & C. si limitarono a sostenere la loro squadra, mentre noi creammo ulteriori problemi di ordine pubblico, tirando in campo petardi e fumogeni e scontrandoci con i carabinieri, ma in maniera tutto sommato blanda. Finita la partita i berici tentarono di farsi vedere senza troppa convinzione, qualcuno ci rimise anche la sciarpa. Alla fine come eravamo arrivati, così ce ne andammo: senza nessuno che ci creasse il minimo fastidio! Era evidente che i tempi erano proprio cambiati! La partita di ritorno si giocò all’Appiani e fu una delle più grandi esplosioni di violenza mai viste a Padova, con la città calata per ore nella tensione. Tuttavia quella giornata merita un capitolo a parte.
Nell’estate del 1995 le due squadre si affrontarono in Coppa Italia al Menti. Da Padova si mossero circa 500 ragazzi, ma non successe assolutamente nulla. I vicentini ci accolsero con uno striscione bello grande “Ne faxì pecà” che sinceramente avrebbe avuto un senso una decina d’anni prima, non certo nel ’95. Ovviamente fuori non si fecero vedere. Nello stesso anno era in programma il derby di campionato con entrambe le squadre in serie A. La partita d’andata si disputò al Menti ed ancora una volta muovemmo buoni numeri riempendo l’intera Curva Nord. Come al solito fuori dallo stadio non vedemmo un vicentino che fosse uno. Durante la partita ci fu un bel po’ di tensione con i soliti lanci d’oggetti in campo ed anche verso gli altri settori dello stadio e verso la fine, dopo il gol della vittoria dei berici, ci scontrammo duramente con la celere. La sera Rai Tre mandò in onda un servizio in cui si vide chiaramente la strada diversa intrapresa dalle due tifoserie: nella Sud vicentina facce allegre, giocose e pronostici sulla partita. Nel settore padovano, tensione, volti coperti e la troupe della Rai mandata via a calci in culo. La partita di ritorno si disputò all’Euganeo, e questo aveva fatto si che la polizia sapesse mantenere il controllo. I vicentini si mossero in parecchi e misero in mostra un bel tifo, dal canto nostro rimanemmo in silenzio per il primo quarto d’ora in segno di protesta per alcune diffide arrivate in settimana in seguito a dei tafferugli avvenuti nella precedente trasferta di Milano. Quando attaccammo a cantare vennero sepolti, ma fuori non successe assolutamente nulla.
Tralasciando tutte le volte che si sono presentati all’Appiani ed all’Euganeo al seguito dei vari gemellati, l’ultima volta che ce li siamo trovati faccia a faccia fu nel settembre del 2000 in un’autogrill sul Garda. Noi giocavamo in C2 e tornavamo da Vercelli, loro erano impegnati a Milano per la prima giornata di serie A. Già nel viaggio d’andata incrociammo un pullman della Caneva Berica i cui componenti scesero all’autogrill senza nemmeno accorgersi della nostra presenza, poi appena realizzarono che li avevamo quasi circondati corsero in pullman e ripartirono sensa troppi se o ma. Al ritorno incrociammo tre pullman di Vigilantes, e ci preparammo allo scontro nonostante fossimo in netta inferiorità numerica. Loro tergiversarono molto e ci rendemmo conto che i pullman erano composti per buona parte da ragazze o ragazzini. Uno dei loro capi storici ci fece capire che non gli andava molto l’idea di scontrarsi, e la situazione che si creò era surreale: da una parte 150 vicentini che ci guardavano basiti con le mani in tasca, dall’altra una cinquantina di noi con sciarpe e cappucci a coprire il volto e cinture e aste di bandiera in mano. Qualcuno li provocò ripetutamente visto che erano in netta superiorità numerica, ma loro rimasero passivi. A mettere fine alla “contesa silenziosa” ci pensò la Polstrada che arrivò di corsa in autogrill e ci fece risalire in pullman. Alla fine fu un nulla di fatto, ma tutto ciò dovrebbe far capire quanto determinate loro uscite da snob in cui si dicono “superiori” siano in realtà chiacchiere da bar!

26 MARZO 1994. Il derby del 26 marzo 1994 va trattato a parte perché fu qualcosa di particolare. Fu la pagina credo più violenta in assoluto della Padova Calcistica, di sicuro fu un punto di svolta nei rapporti fra ultras e istituzioni. Qualcosa insomma che segnò per sempre la tifoseria. Dall’altro lato, una serata indimenticabile per alcuni aspetti.
Il derby col Vicenza fu il leit-motiv di tutta la stagione 1993/94, le due squadre tornavano ad affrontarsi in campionato dopo più di dieci anni e per tutto l’anno a Padova non si parlò d’altro. Le due tifoserie erano molto cambiate rispetto al decennio precedente: l’eroina aveva fatto la sua pulizia in entrambe le tifoserie, ma se i berici da qualche anno avevano preso la strada del folclore e della non-violenza, ben diversa era la situazione nella città del Santo. Il ricambio generazionale era stato all’altezza, ed i ragazzi di Piazza Cavour erano riusciti a compattare intorno al loro gruppo buona parte della gioventù cittadina. Inoltre il Padova nei primi anni ’90 cominciò a trovarsi in pianta stabile a lottare per la serie A, e questo ebbe l’effetto di un drappo rosso sventolato davanti un toro imbottito di testosterone. Le trasferte spesso erano vere e proprie invasioni e i tosi fronteggiavano spesso e volentieri tifoserie decisamente più navigate e numerose. I tempi erano maturi anche per regolare i conti con i cugini berici. La partita d’andata come già detto si svolse senza particolari tensioni, anche perché i vicentini si tennero sufficientemente alla larga, tutta l’attenzione quindi era concentrata sul match di ritorno all’Appiani, sabato 26 marzo 1994. La tensione era alle stelle in città, ed a buttare ulteriore benzina sul fuoco giunse la notizia che i Vigilantes si sarebbero presentati a Padova non col treno speciale ma in motorino.
Oggi una partita del genere verrebbe fatta disputare a porte chiuse, tantopiù in uno stadio come l’Appiani che non conosceva nemmeno il significato della parola “norme di sicurezza”. Ma ai tempi eravamo (per fortuna! Visto che poi sono stati fatti solo danni) molto indietro in termini di repressione, ed il derby si giocò come se niente fosse il sabato sera.
Sin dal mattino l’atmosfera era elettrica, ed era molto facile girando per il centro imbattersi in drappelli di ultras biancoscudati. Ma il week end calcistico vero e proprio iniziò nel pomeriggio, con decine di ragazzi in giro per il centro a caccia di “prede”. Nel frattempo in un bar di Chiesanuova si era radunato un primo comitato d’accoglienza, composto da una trentina di buoni elementi della curva. Purtroppo i loro buoni propositi nauifragarono miseramente: da Vicenza non arrivò nessuno in motorino, ma in compenso giunse la visita di una volante della Digos che si premurò di identificare tutti i presenti. Quindici giorni dopo vennero tutti diffidati!
Intanto in centro mano a mano che si avvicinava la partita la tensione aumentava, insieme col grado alcoolico. Stava nascendo in quegli anni la “moda” dello Spritz, alcuni locali servivano vere e proprie bombe di alcool che mischiate con l’esuberanza di molti diedero vita a un mix veramente esplosivo. I pochi vicentini che si avventurarono in giro per Padova quel sabato pomeriggio fecero una brutta fine: qualcuno più fortunato se la cavò con pochi danni rimettendoci solamente il lunotto dell’auto, qualcun altro finì ribaltato dalle parti di Piazzale Boschetti e terminò il week end al pronto soccorso. E chissà quanti altri se la sono vista brutta. Il loro gruppo non si vide, ma la città era in uno stato di tensione da guerra civile, con centinaia di ragazzi a caccia di guai e sirene che suonavano ovunque!
Chi conosce il mondo dello stadio sa che si verificano spesso e volentieri delle situazioni spontanee, che nessuno organizza ma che per chissà quale strano caso di “telepatia” porta molte persone a fare la stessa cosa nello stesso momento. A volte qualcuno mette in giro una voce, è così che funziona allo stadio: sono tutta una serie di chiacchiere e di voci che nessuno si sa spiegare ma che alla fine si realizzano perché è così che deve andare. Quel sabato centinaia di ragazzi si ritrovarono in giro a cercare i vicentini, ed a circa due ore dalla partita si ritrovarono in Piazza Garibaldi e da li partirono in corteo fino all’Appiani. La prima cosa che mi ricordo, giunto nei pressi dello stadio di Via Carducci, era un’alta colonna di fumo nero: un auto targata Vicenza completamente avvolta dalle fiamme!
I berici vennero fatti arrivare col treno speciale un’ora prima della partita, e da li in corteo per le vie della città. Si fecero notare per il lancio continuo di petardi (una fece saltare il vetro di una fermata dell’autobus vicino Piazzale Boschetti) e per i danni arrecati a qualche auto in sosta. Nessuno di loro venne in motorino a farci visita. Vennero fatti entrare allo stadio giusto in tempo per l’inizio del match.
Intanto in casa padovana la tensione degenerò. A pochi minuti dall’inizio della partita vennero fatti chiudere su ordine della polizia i cancelli d’ingresso della Curva Nord, per bloccare il tentativo di un folto gruppo di persone di entrare sprovviste di biglietto. Ovviamente rimasero tagliati fuori anche molti ragazzi col biglietto, e dalle proteste si passò presto alle vie di fatto: una fitta sassaiola finì addosso alla celere che rispose con una carica. Chi era in curva, si unì a dar manforte a chi era rimasto fuori. Fu il caos. La celere sparò subito dei lacrimogeni che portarono all’interruzione della partita per qualche minuto; quindi alla ripresa del gioco tentò un’irruzione dentro lo stadio: prima in gradinata e poi in Curva Nord due diversi gruppi di celerini tentarono di entrare ma vennero letteralmente spediti fuori a calci nel culo dai tosi inferociti. Per venti minuti buoni all’ingresso della gradinata volarono manganellate, bastonate, cinghiate, cariche e controcariche; fino a quando una carica decisa dei biancoscudati costrinse la celere a barricarsi fuori dalla curva chiudendosi il pesante portone di ferro alle spalle. Fuori ovviamente c’erano tutti quelli senza biglietto che fecero il resto.
Quando ormai la situazione sembrava tranquillizzarsi i vicentini, che fino a quel momento se n’erano fregati dei tafferugli continuando a fare il loro tifo, esposero il vecchio striscione “Hell’s Angels Ghetto” trafugato dieci anni prima. Apriti cielo! Il cancello che divideva la gradinata dal campo saltò come fosse di cartone e solo la prontezza dei poliziotti in campo impedì l’invasione. La partita venne di nuovo sospesa. Il nostro striscione intanto venne fatto bruciare. In un silenzio assordante per dei “caciaroni” come i vicentini…
Finita la partita ci furono diversi tentativi di intercettare il corteo degli ospiti, ma la celere fece buona guardia. Si verificarono nuovi scontri e carichi, con un bilancio finale di oltre trenta fermi. Altri quattro ragazzi vennero arrestati nelle settimane immediatamente successive. Circa novanta persone furono diffidate per quella partita (record assoluto di diffide emesse in una partita, superato solo qualche anno più tardi da Atalanta-Brescia). A margine del derby inoltre vennero rinvenuti due ordigni rudimentali, e tutto ciò non fece altro che scatenare una vera e propria campagna di stampa e forze dell’ordine contro la curva. Fu una cosa che lasciò il segno: dovete pensare che ai tempi la repressione non era certo ai livelli di oggi. A Padova la maggior parte delle volte i celerini usavano caricarti in camionetta, tirarti una bella ripassata di manganellate e scaricarti giù cento metri più avanti. Raramente venivano effettuati dei fermi, e quando succedeva di trattava di una notte in camera di sicurezza e di un passaggio veloce in tribunale il giorno dopo. Quella volta, per la prima volta, quattro ragazzi si fecero venti giorni in carcere, trovandosi la foto su tutti i giornali ed accuse come incendio doloso, lesioni pluriaggravate, fabbricazione di esplosivi e devastazione. FU così che si decise per un gesto eclatante come lo scioglimento degli HAG, il gruppo storico.
Parlare di quella serata a distanza di anni non rende bene l’idea: gli HAG toccarono l’apice della loro storia, padroni assoluti della città per ore; ma contemporaneamente firmarono la loro condanna a morte. Dopo quella partita le cose non furono più le stesse: l’attenzione delle forze dell’ordine si fece molto più alta, quasi a livelli di paranoia; ed il passaggio successivo dall’Appiani all’Euganeo diede alla curva il colpo di grazia. Ci vollero anni per riprendersi e tornare a livelli quanto meno accettabili, anche se molto lontani da ciò che erano gli HAG all’Appiani.
Quella serata col Vicenza cambiò, e per sempre, tante cose.

IN CONCLUSIONE. In veneto tendiamo tutti a correrci dietro, un pò come il cane che si morde la coda: i trevisani odiano i veneziani, che a loro volta li cagano fino a un certo punto perchè odiano molto di più i padovani; i padovani odiano i veneziani ma fino a un certo punto mentre il derby "per eccellenza" è col Vicenza; i vicentini dicono di non cagare i padovani e di odiare unicamente i veronesi... I veronesi odiano il mondo quindi per forza di cose si cagano i vicentini fino a un certo punto!
Ma che cosa ha poi Vicenza più di Padova, calcisticamente parlando? Partiamo dallo stadio: un gioiellino come il Menti, che se non è utilizzato a sufficienza all'esterno per via del dedalo di vie che si ritrova, dentro almeno fa sentire il pubblico il dodicesimo in campo! E poi parecchi anni di A e B (più o meno gli stessi che il Padova ha fatto in C), un secondo posto in A, una Coppa Italia, una semifinale di Coppa delle Coppe... Tutto ciò ha fatto si che nel corso degli anni la città e la provincia si attaccassero ai colori biancorossi. Quello che non è mai successo a Padova, dove al contrario si è fatto di tutto per allontanare la gente dallo stadio. Negli anni ho sempre sentito decantare il pubblico di Vicenza, per il tifo caldo e passionale; e molto spesso denigrare quello di Padova paragonandolo. Ho visto anche migliaia di vicentini in trasferta in tutta Italia, tanto di cappello. Ai tempi il buon Dalle Carbonare passava qualcosina al Coordinamento, che non era il coordinamento di Padova, va detto; e questi portavano gente in trasferta. Tutto faceva numero insomma.
I Vigilantes invece negli anni '80 erano decisamente superiori, ma poi i tempi cambiarono. Loro hanno preso una strada più improntata al tifo ed al colore e vabbè. Certo, tutta questa superiorità ostentata io non la vedo: avrebbe avuto un senso "non cagarci" negli anni '80, oggi il senso è passato proprio, senza offesa per nessuno. E poi, perdonatemi, un vicentino che caga alto rispetto a un padovano è un pò come il mondo che si capovolge!
In conclusione, per domani mi aspetto una bella e sana giornata di sport...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non serve cagare alto, basta vincere 2 a 1 all'Euganeo e mettervela in culo guardando le vostre facce di merda spente da tre sconfitte consecutive e dalla consapevolezza che, al di là dell'illusorio inizio di campionato, tornerete nelle serie che vi competono, quelle inferiori alla B. Ricordate sempre che se non vi salvava un vicentino magnagati pien de schei non ci sareste neanche più (e per il calcio non sarebbe certo un gran danno). Ciao gallinelle, attenti al sassuolo, che vi incula la quarta volta di fila...

La Padova Bene ha detto...

Meglio avere una squadra salvata da un vicentino o avere UNA CITTA' (W.C.enza) costruita di fatto da UN PADOVANO (Palladio)? Me lo sono sempre chiesto... Chissà magari il genio di cui sopra una risposta me la sa dare ammesso che sappia leggere e scrivere più del suo nome...

Anonimo ha detto...

mai sentito tante balle in un colpo solo.
Non siete mai stati una tifoseria degna di questo nome...e il fatto che leccate il culo ai Veronesi che manco vi hanno mai cagato lo dimostra.
Manco ciacoe e piu' fatti.