venerdì 4 dicembre 2009

TU CHIAMALE SE VUOI... SECREZIONI!



Tra i fatti recenti di cronaca sportiva mi ha lasciato un velo di amarezza mista rabbia per l’ingiusto trattamento riservato al più titolato e grande portiere nella centenaria storia patavina. Walter Zenga da qualche settimana non è più l’allenatore del Palermo. Un altro precario a casa, costretto a vivere pur tenendo famiglia con un solo stipendio che entra.
Una persona taciturna, umile, con alle spalle una carriera folgorante in cui ha centrato praticamente tutto quello che c’era da vincere con la maglia dell’amata Inter, arrivato a un passo dal pallone d’oro (poi colpito di testa da Claudio Paul Verina Caniggia in una calda serata partenopea ai mondiali di Italia ‘90). Cattolicissimo praticante, si è sposato tre volte e dai tre matrimoni sono nati quattro figli di cui uno militante attualmente nel Grande Cuneo che domina la scena italiana da piu di un decennio.
Dopo qualche stagione in prestito nelle fantastiche Salerno, Savona e Sambendettese (3 squadre in 4 anni a conferma dell’indiscusso valore) ritornò all'Inter per la stagione 1982-1983 dove attraverso una militanza di dodici anni raggiunge traguardi insperati come uno scudetto sul campo e due coppe Uefa vinte contro la formidabile Roma di Rizzitelli e Giannini e il Glorioso Casino Salisburgo dei temutissimi Pfeifenberger, Marquinho e Amerhauser. Nomi impressi nella memoria degli sportivi, simboli di un Calcio d’altri tempi.
Nella stagione 1988-1989, quella dell’epocale scudetto nerazzurro numero 13 con il Muro di Berlino ancora in piedi, con i cellulari che erano solamente i furgoncini della polizia (dal 1981 al 1998 record eguagliato solamente dal Verona di Bagnoli e dalla Samp di Vialli) si ricorda una sola prestazione negativa, purtroppo coincidente con l'eliminazione dell'Inter dalla Coppa UEFA contro il Bayern Monaco (dopo aver espugnato Monaco 2-0 all'andata, l’Inter schiacciò i tedeschi nella propria meta campo perdendo 3-1 a San Siro); in questa triste occasione il buon Walter subì tre gol in sette minuti nel primo tempo.
Con il panorama italiano popolato da campioni come Giovanni Galli (pisano recentemente candidato trombato come sindaco a…. Firenze), Stefano Tacconi (il Leone dell’Heysel dove si rifiutò di giocare ed esultare con 39 morti alle spalle come tutti i suoi colleghi Platini ecc in maglia bianconera) e da Garella, il buon Walter faticò ma alla fine riuscì a entrare nel giro della nazionale che traghettò con successo a un eliminazione agli Europei ’88 e all’agognato terzo posto ai Mondiali di Italia ’90. Saltò Euro ’92 perché preferì dar la possibilità di partecipare alla disgreganda URSS (gesto nobile) e saltò i Mondiali ’94 perché Sacchi decise di chiamare Pagliuca, Marchegiani, Bucci e persino Archibaldo Pampagnin il portiere dello stabile all’Arcella dove abitavo.
Dopo due stagioni interlocutorie, sbarcò a Padova all’alba della stagione 1996-1997 come nel video che qui vi mostriamo. Un arrivo in punta di piedi con il suo fare francescano, senza proclami del cazzo, che fece da preludio ad una militanza lunghissima conclusa ben 6 mesi dopo tra le lacrime amare del pubblico padovano con destinazione U.S.A nel soccer che conta con i New England Revolutions meta ambita per ogni bambino che sogna di sfondare nel mondo del pallone.  Nel mezzo, sei mesi fantastici con il favoloso gol del Mito Leo Van Utrecht al 92’ ( primo gol di una lunga serie) all’Empoli di Spalletti, il trionfo di Lecce (3-0) e la memorabile trasferta contro l’Invincibile e ancora oggi temutissimo Castel Di Sangro (1-0, gol di Di Vincenzo). Lasciò un Padova favorito per la B che infatti sfiorò il ritorno in A perdendo la massima serie solamente alla 2° giornata di ritorno. Una scelta di vita, quella americana, che gli permise di cominciare la carriera di allenatore proprio nei New England salvo poi tornare in Europa attraverso la prestigiosa panchina del Brera (squadra di Milano) seppur in coabitazione con l’invidiabile ruolo di postino in C'è Posta per Te da Maria Di Filippi.

Nel 2002, mentre il mio numero di fighe trapanate cominciava finalmente a salire, Zenga sbarca nell’ambitissimo calcio rumeno. Domina e centra il primo posto nella parte destra della classifica con il National Bucarest, poi, visto che la città tutto sommato è bella e affascinante decide di rimanerci passando allo Steaua Bucarest dove vinse il campionato. Una doppietta, campionato italiano da giocatore-campionato rumeno da mister, riuscita solo a lui e a Gheorghe ex-magazziniere della mia ditta che con la crisi se l’è moccata ed è tornato nella ridente Timisoara. Esaurita la dura esperienza rumena, passò e vinse anche in Serbia altro campionato difficilissimo dove se non ti chiami Stella Rossa o Partizan son cazzi amari per vincere qualcosa. Lui finisce alla Stella Rossa e trionfa. Ciapa. Con il 2006, in corrispondenza con il mio crollo verticale nel numero di fighe trapanate, sbarca nel famosissimo Gaziantespor in Turchia dove rimedia un ottimo dodicesimo posto a metà stagione prima di rassegnare le dimissioni (perché? Cazzo, andava cosi bene!) e partire destinazione Emirati Arabi (che centri i schei? Naaah, cosa vago pensare). Preso il malloppo ritorna nell’amata e splendida Bucarest. Allo Steaua? No. Ah, al National! No. Va alla Dinamo. Un attaccamento ai colori fantastico, tuttavia la sua esperienza trimestrale si conclude con le dimissioni (Adecco infame!!!!).
Torna in italia, diventa commentatore Rai diventando spalla di autentici Dei della televisione come Cerqueti e soprattutto Varriale. Ritrova lavoro, seppur da precario, nel Catania che si salva tranquillamente a cinque minuti dalla fine dell’ultima giornata con la Roma dopo il vantaggio dell’Inter a Parma, rinnova il contratto e l’anno successivo ripete la salvezza con la società etnea.
Coerentemente lascia la società etnea senza sbarcare in altre realtà cittadine come successo a Bucarest e il gesto viene apprezzatissimo dalla tifoseria; infatti finisce il Palermo. L’ultimo pezzo della storia lo sapete, è l’esonero ingiusto e a mio avviso inconcepibile ed incomprensibile del coach di una squadra che ha letteralmente staccato sia il Siena che l’Inter in questo campionato.
E dire che al suo arrivo a Palermo, condito dal solito basso profilo e dall’umiltà francescana che unanimemente gli riconosciamo, l'obiettivo era alla portata...

Mr. Peter North

1 commento:

makeo984 ha detto...

spettacolare....ahahah