LA CITTA'. Brescia (Brèsa in bresciano), soprannominata la "Leonessa d'Italia", è una città di 191.639 abitanti dell'Italia settentrionale, capoluogo dell'omonima provincia lombarda; a circa 150 chilometri da Padova. Stando agli studi di Giuseppe Boatti, l'area metropolitana della città lombarda conta 1.091.638 abitanti, rendendola quinta area metropolitana del paese dopo quelle di Milano, Roma, Napoli e Torino. Il toponimo "Brescia" appare inizialmente su trattati veneti e nasce dalla probabile venetizzazione del lombardo "Brèsa" o "Brèssa", che a sua volta trae origine dal nome romano della città, denominata da Augusto come "Colonia Civica Augusta Brixia". In età altomedievale è attestata, accanto alla forma "Brixia", la variante "Brexia". Il nome latino "Brixia"' è ben documentato in epoca classica (Catullo, Livio, Plinio il Vecchio ed altri). Viene fatto solitamente risalire al termine celtico "brikl/brig" (sommità, colle, altura) con vari riscontri in altre aree di influenza celtica (Bressa in Gallia, Brexa in Spagna, Bressanone in Italia). Anche nel dialetto locale il termine bréc significa sentiero ripido e sconnesso.
Le notizie sulle origini di Brescia si perdono nella notte dei tempi, sconfinando nella leggenda: le teorie sull'identità del fondatore sono molteplici (Ercole, Troe o Tiras o Cidno, re dei Liguri, da cui il nome del colle Cidneo, alle porte della città) mentre le origini del nome della città Brixia sono da ricercare nella dominazione dei Galli Cenomani. Nel 49 a.C. Brescia diviene città romana a tutti gli effetti e vive alcuni secoli di splendore, fino al disfacimento dell'Impero Romano; faranno seguito le invasioni barbariche, ultima delle quali quella dei Longobardi che si stabilirono nel nord Italia e fecero di Brescia uno dei loro più importanti ducati. Il loro governo non fu pessimo, ma i rapporti tesi con la Chiesa sfociarono in guerra e re Desiderio cercò di allearsi ai Franchi, ma, per tutta risposta, Carlo Magno a fianco delle truppe papali assediò nel 773 Pavia e Verona, costringendo re Desiderio all'esilio. La dominazione dei Franchi durò poi fino all'888. Con la caduta del Sacro Romano Impero inizia per Brescia un periodo difficile, al centro delle contese fra il Duca di Spoleto ed il Marchese del Friuli. Nel 1090 nasce il Comune di Brescia, guelfo, fra comuni ghibellini e quindi in continua guerriglia. Fu la calata di Federico I a far sì che i comuni decidessero una tregua e si alleassero, purtroppo senza esito. Infatti, a seguito della disfatta di Milano, gli altri comuni, fra cui Brescia, fecero promessa di obbedienza, sottostando a condizioni di resa che comprendevano l'abbattimento delle mura e delle torri. Fu nel 1167 che, con un'alleanza segreta, Brescia, Bergamo, Mantova, Cremona e Milano diedero vita alla battaglia di Legnano dalla quale Federico Barbarossa uscì sconfitto. Dopo soli dieci anni però Brescia si trovò a fronteggiare Federico II e dopo 66 giorni di sanguinoso assedio l'Imperatore si arrese. I decenni che seguirono furono un continuo altalenarsi di prese di potere di diverse signorie fino all'invasione di Arrigo VII nel 1311. Per Brescia furono ancora anni di lotte intestine e di passaggi di mano fra cui terribile si ricorda l'assedio di Niccolò Piccinino del 1438, che ridusse Brescia alla fame, sfibrata dalla peste e quasi completamente distrutta, ma non vinta, grazie anche all'aiuto di Venezia. Nel 1440 Brescia tornò libera e sotto la sua giurisdizione vennero accorpate la Valle Camonica ed i territori della provincia. La tensione con Venezia ebbe fine solo quando il comune timore di un'invasione turca portò le due città a non disperdere le forze ed a siglare la pace di Lodi. Nel 1508 però, Papa Giulio II decise di intervenire per contrastare la crescita della potenza veneta: alleato con Austria, Spagna e Francia, ingaggiò una battaglia contro l'esercito veneto e vinse; Luigi XII di Francia entrò in città e governò per quattro anni. Nel 1512 scoppiò l'insurrezione, domata nel sangue dalle truppe francesi, svizzere e tedesche. I francesi cedettero Brescia agli spagnoli che la occuparono prima che venisse siglato l'accordo; Venezia nel contempo si preoccupava di perdere Brescia per la sua posizione strategica e si alleò con i francesi per liberarla dagli spagnoli: dopo sei mesi Brescia fu libera dalla dominazione spagnola e Venezia si premurò di rinforzare tutte le difese logistiche della città. Intanto eserciti mercenari e truppe straniere imperversavano per il nord Italia, saccheggiando ed uccidendo, e Venezia subì un lento decadimento. Brescia iniziò a desiderare l'indipendenza e la libertà, anche sull'onda degli ideali della Rivoluzione francese e nel marzo del 1797 scoppiò la rivolta: per otto mesi Brescia visse come una piccola repubblica indipendente e con il trattato di Campoformio fra Austria e Francia venne annessa alla Repubblica Cisalpina. Dal 1799 al 1800 Brescia è di nuovo in mani austriache, ma Napoleone, il 10 giugno, riprende il potere su Brescia, facendo rinascere la Repubblica Cisalpina che nel 1805 divenne Regno d'Italia. Al decadimento dell'impero napoleonico l'Austria annesse di nuovo Brescia ai propri territori, ma i concetti di libertà della rivoluzione francese avevano definitivamente modificato la mentalità dei Bresciani, così che la città insorse contro gli austriaci nelle sue Dieci Giornate: Brescia il 23 marzo 1849 insorse contro gli Austriaci; per dieci interminabili giorni i Bresciani tennero testa all'esercito austriaco del capitano Loeschke, asserragliato dentro le mura del castello. Dalle città del "quadrilatero" (Mantova, Peschiera, Verona e Legnano) accorsero i rinforzi, al comando del generale Haynau. La resistenza dei cittadini fu furibonda ma venne soffocata nel sangue. Il primo aprile 1849 gli Austriaci svilupparono un decisivo assalto contro tutte le porte della città, i patrioti che non riuscirono a fuggire vennero fucilati e i soldati imperiali si abbandonarono a crudeltà e efferatezze di ogni genere. Costretta alla resa, da quel giorno guadagnò il titolo di Leonessa d'Italia. Durante la Seconda Guerra d'Indipendenza (1859-1861), piemontesi e francesi sconfissero a caro prezzo l'esercito austro-ungarico, Napoleone III firmò la pace di Villafranca che decise fra l'altro la liberazione dell'intera Lombardia e Brescia venne annessa al Regno d'Italia.
LA SQUADRA. Il Brescia Foot Ball Club - fondato nel 1911 - nacque dall'idea di far confluire in unico e poderoso sodalizio tutte le formazioni calcistiche locali. L'interesse dei bresciani per il gioco del calcio nacque intorno al 1905 quando cinque ragazzoni inglesi - arrivati da noi per lavorare allo stabilimento Tempini e che nel dopolavoro usavano rilassarsi dando calci e testate ad una sfera di cuoio su un prato adiacente l'officina - incominciarono ad attirare l'attenzione di giovani e meno giovani di tutto Campo Fiera. L'interesse ingenerato da questo nuovo gioco - dai meno giovani considerato una assurda stravaganza - sfociò poi in una vera e propria passione sportiva che si diffuse a macchia d'olio su tutta la città. Cominciarono a fiorire le prime formazioni e le prime sfide interrionali. Il gioco grezzo e l'inosservanza del regolamento caratterizzarono questi primissimi eventi calcistici bresciani. Partita dopo partita, però, il gioco andò sempre più affinandosi e il regolamento sempre più rispettato, cosicché le rozze sfide dei primordi assunsero la dignità di autentici confronti sportivi. La prima vera e propria società calcistica di Brescia venne chiamata Forti e Liberi. La formazione fu allestita riunendo tutti i migliori talenti della città, precedentemente dispersi nelle minuscole squadrette rionali. La rosa dei titolari era composta da: i f.lli Vielmi, Cremasco, Magri, Trinca, Ponti, Carrera, Maraglio, Bonomi, Guidetti e Zamboni. La febbre del calcio era in continua ascesa e così sull'onda della Forti e Liberi nacquero altre società come la Gimnasium, la U.S. Bresciana, ecc.. Nel 1909 la Forti e Liberi e il Club Sportivo Brixia si fusero e diedero vita ad una nuova società: la Vittoria. Quest'ultima si impose velocemente su tutte le altre grazie al potenziale tecnico del suo organico. Essa venne poi scelta come squadra ufficiale di Brescia per le competizioni nazionali e nel 1910 vinse il campionato lombardo. I Bresciani non ancor paghi del successo della Vittoria aspiravano ad una squadra ancora più importante, cosicché nell'estate del 1911 si addivenne ad una seconda e definitiva operazione di fusione delle squadre cittadine per dar vita ad un Club omnicomprensivo: il Brescia Foot Ball Club. In esso confluirono i migliori talenti sia calcistici sia manageriali. I fondatori, i dirigenti e i giocatori che diedero il via alla nuova avventura furono: Apollonio, Brichetti, Allegri, morandi, Legati, Coppi, Bianchi, Carrera, Magri, Ponti, Trinca, Maraglio, Ruchti, Vasconi, Zamboni, Bacchelli, f.lli Vielmi.
LA SQUADRA. Il Brescia Foot Ball Club - fondato nel 1911 - nacque dall'idea di far confluire in unico e poderoso sodalizio tutte le formazioni calcistiche locali. L'interesse dei bresciani per il gioco del calcio nacque intorno al 1905 quando cinque ragazzoni inglesi - arrivati da noi per lavorare allo stabilimento Tempini e che nel dopolavoro usavano rilassarsi dando calci e testate ad una sfera di cuoio su un prato adiacente l'officina - incominciarono ad attirare l'attenzione di giovani e meno giovani di tutto Campo Fiera. L'interesse ingenerato da questo nuovo gioco - dai meno giovani considerato una assurda stravaganza - sfociò poi in una vera e propria passione sportiva che si diffuse a macchia d'olio su tutta la città. Cominciarono a fiorire le prime formazioni e le prime sfide interrionali. Il gioco grezzo e l'inosservanza del regolamento caratterizzarono questi primissimi eventi calcistici bresciani. Partita dopo partita, però, il gioco andò sempre più affinandosi e il regolamento sempre più rispettato, cosicché le rozze sfide dei primordi assunsero la dignità di autentici confronti sportivi. La prima vera e propria società calcistica di Brescia venne chiamata Forti e Liberi. La formazione fu allestita riunendo tutti i migliori talenti della città, precedentemente dispersi nelle minuscole squadrette rionali. La rosa dei titolari era composta da: i f.lli Vielmi, Cremasco, Magri, Trinca, Ponti, Carrera, Maraglio, Bonomi, Guidetti e Zamboni. La febbre del calcio era in continua ascesa e così sull'onda della Forti e Liberi nacquero altre società come la Gimnasium, la U.S. Bresciana, ecc.. Nel 1909 la Forti e Liberi e il Club Sportivo Brixia si fusero e diedero vita ad una nuova società: la Vittoria. Quest'ultima si impose velocemente su tutte le altre grazie al potenziale tecnico del suo organico. Essa venne poi scelta come squadra ufficiale di Brescia per le competizioni nazionali e nel 1910 vinse il campionato lombardo. I Bresciani non ancor paghi del successo della Vittoria aspiravano ad una squadra ancora più importante, cosicché nell'estate del 1911 si addivenne ad una seconda e definitiva operazione di fusione delle squadre cittadine per dar vita ad un Club omnicomprensivo: il Brescia Foot Ball Club. In esso confluirono i migliori talenti sia calcistici sia manageriali. I fondatori, i dirigenti e i giocatori che diedero il via alla nuova avventura furono: Apollonio, Brichetti, Allegri, morandi, Legati, Coppi, Bianchi, Carrera, Magri, Ponti, Trinca, Maraglio, Ruchti, Vasconi, Zamboni, Bacchelli, f.lli Vielmi.
Il club detiene il record di partecipazioni totali (53) e consecutive (18, dal 1947-48 al 1964-65) nel campionato di Serie B, che ha vinto per 3 volte. Nella sua bacheca figura anche un Torneo Anglo-Italiano, conquistato nel 1994. Il miglior piazzamento in Serie A è il settimo posto della stagione 2000-01, quando, guidata dal Pallone d'oro 1993 Roberto Baggio, la formazione lombarda si qualificò per la Coppa Intertoto. In quest'ultima competizione il Brescia raggiunse la finale e fu sconfitto per la regola delle reti in trasferta dal Paris Saint-Germain dopo due pareggi.
LO STADIO. Il primo campo sul quale nasce il calcio in terra bresciana è quello di "Campo Fiera", cuore della Brescia sportiva. Nel 1911, sulle ali dell'entusiasmo per la fondazione della nuova società calcistica, si pensò anche alla costruzione di un campo sportivo cintato che sorse ben presto in via Milano. Nel 1920 si giunse alla inaugurazione del nuovo campo sociale in via Cesare Lombroso, che venne utilizzato dalla squadra bresciana fino al 1923. Dalla stagione del 1923 fino a quella del 1959 la squadra si trasferì nel più moderno e più ampio impianto situato a porta Venezia (all'epoca via Naviglio), costruito per la società sportiva cittadina della Virtus e pomposamente chiamato Stadium. Fu nel 1956 che il comune ebbe l'idea di trasferire la società in uno stadio più moderno e più adatto ad ospitare le partite della nuova Serie B. Iniziarono così i lavori di ristrutturazione e costruzione delle tribune al campo che già esisteva in via Giovanni Novogani. Questi furono completati nel 1959 e il Brescia poté iniziare a disputare le proprie partite casalinghe nel nuovo stadio Mario Rigamonti (vedi foto in alto). Fu intitolato al giocatore del Grande Torino Mario Rigamonti, deceduto nella tragedia di Superga. Nel corso degli anni lo stadio subì numerosi interventi di ristrutturazione (costruzione della copertura, della sala stampa, ...), il più significativo dei quali nel 2007, con l'adeguamento delle norme di sicurezza. Proprio alla luce della sicurezza si è pensato di costruire un nuovo stadio per la squadra, situato in posizione più decentrata (quello attuale è inglobato nella città ed è in mezzo alle abitazioni). Il nuovo campo da gioco, che dovrebbe sorgere vicino all'aeroporto di Montichiari, avrà, secondo i progetti, 25.000 posti coperti (contro i 16.000 scoperti del Rigamonti) e divisi in palchi, omologazione UEFA, centri servizi, ristorante, tribuna stampa, impianto di sorveglianza a circuito chiuso e posto di Polizia interno; dovrebbe costare tra i trenta ed i cinquanta milioni di Euro. Come arrivare: In autostrada, prendere l'A4 in direzione Milano, uscire al casello di Brescia Ovest e seguire le indicazioni per lo stadio; con i mezzi pubblici, dalla stazione di Brescia lo stadio è raggiungibile con la linea 1. Qui potete vedere lo stadio su Google Maps.
LA TIFOSERIA. Il primo gruppo organizzato nacque agli inizi degli anni '70 col nome "21+" (questo nome derivò dal numero dei soci fondatori, che erano appunto 21). Nel 1979 furono invece fondati gli Ultras Brescia, gruppo che ha guidato la Curva Nord del Rigamonti e che si è reso famoso negli anni per essere stato un gruppo molto turbolento. Numerosi episodi videro protagonisti gli ultras bresciani con i rispettivi rivali, ma è soprattutto con le forze dell'ordine che ci furono i maggiori scontri. Questo atteggiamento ha portato alla nascita di numerose rivalità: quelle più famose sono rivolte verso l'Atalanta, l'Hellas Verona, la Roma e il Napoli. Amicizie a vario titolo e grado sono nate invece nel corso degli anni con milanisti, cesenati, mantovani, catanzaresi, salernitani e più recentemente anche con gli ultras francesi del St. Etienne. Con lo scioglimento degli Ultras Brescia si è creata una divisione nella tifoseria organizzata,in curva Nord sono presenti i Brescia 1911 ed il gruppo "Castel" (ragazzi provenienti da Castel Covati, nell'hinterland bresciano). In curva Sud sono presenti quelli che si ritengono gli "eredi" dei vecchi Ultras Brescia (e che va detto, ne portano avanti la mentalità aggressiva che li aveva caratterizzati, alla faccia delle leggi) e che si riconoscono dietro la sigla "Curva Sud Brescia", coadiuvati da vari sottogruppi fra cui spiccano Brixia e sezione.
I PRECEDENTI. Con i bresciani verso la metà degli anni '80 nacque anche un'amicizia in chiave anti-Vicenza. Successe infatti che in un Vicenza-Brescia diversi tosi si aggregarono ai bresciani e diedero loro manforte fuori dallo stadio contro i berici. Tuttavia i buoni propositi durarono poco: buona parte degli ultras bresciani, profondamente "antiveneti", non ne volevano sapere, e già nel 1987/88 (anno del ritorno in B del Calcio Padova) i rapporti si deteriorarono. Negli anni successivi non mancarono scontri e momenti di tensione, in particolar modo nel 1991/92 quando i lombardi sfilarono per le vie di Padova in un corteo sinceramente inavvicinabile (in quel periodo erano una delle tifoserie più temute d'Italia, ed ovunque portavano centinaia di persone pronte allo scontro) e in cui alcuni vennero anche a "salutarci" fin quasi sotto la Curva Nord (non gli andò benissimo, ma non lo faceva quasi nessuno in quegli anni e di questo gli va dato atto!). La mia prima trasferta al Rigamonti risale all'aprile del 1994, e per la nostra tifoseria era l'età dell'oro. Poche settimane prima si era giocato il derby col Vicenza che aveva portato con se numerosi arresti e quasi cento tosi diffidati, e per quello che doveva essere uno scontro al vertice eravamo meno di 500 (cifra di tutto rispetto oggi, molto scarsa all'epoca se pensiamo che in trasferte simili come distanza portavamo spesso il doppio se non il triplo dei ragazzi!). Eravamo molto ben abituati alle situazioni calde, ma l'arrivo a Brescia mi diede subito l'idea di una città in stato di guerra: gli autobus che ci avrebbero portato dalla stazione allo stadio al posto dei normali finestrini avevano delle grate d'acciaio e per strada si incrociavano spesso gruppetti di ragazzi che gesticolavano e qualcuno anche che lanciava oggetti praticamente indisturbato (provate a farlo a Padova e vedete se la polizia vi lascia fare...). Ricordo il nostro ingresso allo stadio con tutta la loro curva che si alzò in piedi a cantarci un coro di benvenuto che verteva sul fatto che andavamo sempre in pochi per "paura" dei bresciani. Fra l'altro loro in quel periodo avevano subito un furto di striscioni da parte degli eterni nemici atalantini e in gradinata avevano esposto uno striscione "Solo i mediocri rubano striscioni nei magazzini". Noi eravamo tutti "sotto controllo" e anche quel giorno alla partenza la Digos aveva fermato qualche ragazzo per gli incidenti col Vicenza, quindi eravamo relativamente tranquilli. Finita la partita la polizia ci fece risalire sui carri bestiame con le grate, e come fummo fuori dall'antistadio si fecero vedere i bresciani che investìrono i pullman di sassi e bottiglie. Cercammo di aprire le porte e scendere ma non c'era verso e gli autisti non si fermavano. Per tutto il tratto stadio-stazione continuarono a farsi vedere gruppetti di ragazzi che ci bersagliavano ad ogni angolo, fu praticamente un lancio continuo (perfino un gruppo di cingalesi che bighellonava ai giardini pubblici ci tirò roba addosso!) mentre i nostri tentavano di sfondare a pedate le grate che finalmente cedettero quasi arrivati in stazione. In seguito la Polizia si premuro di fermare e identificare alcuni dei nostri. Insomma l'impatto fu bello duro, e pensate che quella per loro era una domenica d'ordinaria amministrazione contro una tifoseria con cui non avevano una rivalità accesissima: potete ben immaginare cosa succedeva quando al Rigamonti arrivavano l'Atalanta o il Verona!!! Negli anni successivi non trovai più un clima del genere, sovraccarico di tensione: qualche scaramuccia ci fu l'anno successivo in serie A, quando ci presentammo circa la metà e loro erano già retrocessi con la curva semivuota; alcuni di loro erano nella gradinata di fianco a noi ed al gol del Brescia tirarono un oggetto che colpì alla testa uno dei nostri. Partimmo con una carica che più che altro era una sceneggiata visto che eravamo in pochi e fra noi e loro avevamo un cordone di celerini e un'inferiata. Loro però la presero sul serio e nel giro di cinque minuti circa una sessantina uscirono dalla curva e vennero in gradinata, in modo che andammo avanti fino a fine partita a scambiarci "gentilezze". Nulla da segnalare con loro nella stagione 1996-97, quando i tafferugli si verificarono in autogrill coi trevigiani; da segnalare invece un incontro in autogrill nel 99 con loro che andavano a San Benedetto del Tronto (un pullman), ed i nostri (una ventina) diretti a Sora, che se la cavarono con dei danni alle auto e qualche bozzo ma nel complesso ne uscirono a testa alta.
LA TRASFERTA. I ragazzi della Curva Fattori organizzano la trasferta in treno. il ritrovo è fissato domenica mattina alle 10,30 in stazione e il costo è di 15 € (biglietto dello stadio escluso). IMPORTANTE: il biglietto del treno fatelo domenica mattina in stazione, evitate di farlo prima per i cazzi vostri perchè vi verrebbe a costare molto di più. Il biglietto dello stadio è acquistabile nei seguenti punti vendita:
-Tabaccheria “Optima Game” – Piazza Baratella – Loreggia Pd. Tel 049 9301012
-Rivendita giornali di Bordigato Giuseppina, via Piovese 111 Padova – Tel 049 8020962
-Cartoleria-Tabaccheria Pinton – via Garibaldi 30 Cadoneghe (Pd) – Tel 049 8871084
-Desman Caffè, via Desman 336 Borgoricco (pd) – Tel 049 9335706
-Alimentari di Piazza Anita – via Martignon 16 Mestrino (Pd) - Tel 049 9000030
-Videoteca “Videodrome” – largo Traiano 5 Montegrotto (Pd) – Tel 049 8910644
-Bar Caffè Voltan via Ronchi del Volo 12/a Casalserugo (Pd) – Tel 049 9387462
-Centro Telefonia via Ciro Menotti 22 Trebaseleghe (Pd) – Tel 049 9387462
-Tabaccheria Gallo via Garbaldi 24 Piove di Sacco (Pd) – Tel 049 584036.
Il prezzo è di 12 € (10 più 2 € di diritti di prevendita). In giornata ci sono stati dei problemi con l'emissione dei biglietti, ora sembrano risolti, ad ogni modo si invitano tutti i ragazzi che a causa di disguidi delle rivendite non riuscissero a fare il biglietto a venire via ugualmente senza che poi una soluzione si trova!
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