LA CITTA'. Le prime notizie di insediamenti umani nell'area modenese risalgono al Paleolitico (all'incirca 10.000 anni fa), come testimoniano i numerosi ritrovamenti conservati presso il Museo Civico di Modena. I segni di una prima consistente civilizzazione sono comunque da riferire alla presenza degli Etruschi, che fra il VI e il IV secolo a.C. fondarono nella Pianura Padana dodici città, fra cui appunto Modena. Mutina, l'antico nome latino della città, sembra derivare da Mut, termine etrusco che stava ad indicare un piccolo rialzo del terreno. Altri studiosi fanno invece risalire l'origine del nome della città al termine celtico Mouden, dal significato molto simile a quello etrusco, che pure fa riferimento alla posizione della città ai piedi delle colline. Successivamente alla presenza etrusca, furono infatti i Celti ad insediarsi nel territorio. Vinti questi dai Romani, Modena divenne nel 183 a.C. colonia romana. Con la costruzione della Via Emilia (187 a. C.), che collegava Rimini a Piacenza per una lunghezza di 255 km, la città divenne un tramite fondamentale per i commerci fra Roma e le regioni settentrionali dell'impero. A quel tempo Modena poteva inoltre contare su una fitta rete di canali navigabili collegati al Po (e di cui resta ancora traccia nei nomi di alcune strade cittadine). Tali condizioni determinarono una forte crescita demografica e urbanistica di tutta l'area. In questo periodo furono costruiti una possente cinta muraria e numerosi palazzi ed edifici sacri. Nessun edificio o monumento d'epoca romana è però giunto fino a noi, ma, a testimonianza dell'antica grandezza, è conservata presso il Museo Lapidario Estense una ricchissima collezione di resti monumentali, sarcofagi, cippi e lapidi. Dopo la caduta dell'Impero Romano il territorio dovette subire le invasioni dalle popolazioni barbare del Nord Europa. In quel tempo, fra il V e il IX secolo, Modena conobbe un periodo di grande decadenza. Le devastazioni causate dagli invasori e la violenza di piogge e inondazioni cancellarono quasi completamente le ricche vestigia del passato. Soltanto a partire dalla fine del IX secolo prese avvio il processo di ricostruzione che durò più di duecento anni. Intorno all'anno 1000 le terre furono bonificate e città e villaggi vennero fortificati. Rifiorirono i commerci e le arti. Ed è a questo periodo che va fatta risalire la costruzione di alcuni dei più notevoli gioielli dell'architettura romanica. Nel 1099 iniziò infatti la costruzione della Cattedrale (o Duomo), dedicata a San Geminiano, protettore della città. Questo edificio sacro, dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, assieme a Piazza Grande e alla Ghirlandina, è da considerarsi una delle espressioni più alte dell'arte romanica in Europa. Il progetto architettonico e la direzione dei lavori furono affidate all'architetto Lanfranco, coadiuvato per la decorazione plastica dallo scultore Wiligelmo e successivamente dai Maestri Campionesi. La splendida facciata marmorea della Cattedrale è arricchita dai bassorilievi ispirati alla Genesi, opera del Wiligelmo, al quale si deve anche la porta centrale, detta Pontificia, e il protiro sorretto da due leoni stilofori di epoca romana. Il superbo rosone fu invece realizzato nel XIII secolo da Anselmo da Campione, della dinastia dei Campionesi, valentissimi scultori subentrati nel 1167 alle maestranze del Lanfranco e del Wiligelmo. Nell'interno, a tre navate, spiccano il presbiterio, che si eleva sulla cripta in cui sono conservate le spoglie di San Geminiano e, ancora ad opera dei Maestri Campionesi, il pontile finemente istoriato, l'ambone e il pulpito. Il Duomo fu consacrato nel 1184 da papa Lucio III. Allo stesso periodo va fatta risalire anche la costruzione della torre Ghirlandina, divenuta presto simbolo della città di Modena, che si innalza per 88 metri a fianco del Duomo. Progettata anch'essa dal Lanfranco e portata a termine dai Maestri Campionesi, in essa convivono armoniosamente due stili architettonici: la parte a base quadrata, coeva del Duomo, segue i canoni architettonici romanici, mentre la parte superiore, a base ottagonale, e la piramide terminale, iniziate nel 1261 per mano dei Campionesi, risentono già del gusto gotico. All'interno della Ghirlandina è conservata una copia della famosa "Secchia" (l'originale si trova in Municipio), trofeo di guerra asportato dalla città di Bologna nel 1325 dopo la vittoriosa battaglia di Zappolino, che servì da spunto allo scrittore modenese Alessandro Tassoni per il suo celebre poema eroicomico "La secchia rapita". Nel territorio provinciale resta poi da ricordare almeno un'altra straordinaria testimonianza di architettura roma-nica, l'Abbazia di San Silvestro a Nonantola (10 km da Modena). Fondata nel 752 venne più volte distrutta e ricostruita. L'ultima ricostruzione, in stile romanico, fu iniziata dopo il terremoto del 1117 ed è stata riportata alla luce da restauri condotti negli anni 1914 e 1917. Di particolare bellezza è la cripta, con le 64 colonnine complete di capitello che reggono le volte a crociera, mentre della scuola del Wiligelmo sono i pregevoli bassorilievi della facciata. Nell'ambito dell'Abbazia sono l'Archivio Abbaziale, con un patrimonio documentale di altissimo valore (fra i più importanti d'Europa) che comprende pergamene e diplomi a firma di Carlo Magno, Ottone I, Matilde di Canossa, Federico Barbarossa, e il Tesoro, costituito da una serie di oggetti liturgici fra i quali la Stauroteca (reliquiario della Santa Croce in argento e oro del sec XI) e l'Evangelario di Matilde di Canossa (sec. XIII). Nel corso del Medioevo Modena sperimentò diverse forme di governo, dalla potestà della contessa Matilde di Canossa (1076 - 1115) all' autonomia comunale (1126 – 1288), dalla repubblica autonoma (1306 – 1307) al potere della famiglia Bonacolsi (1311 – 1328). Intanto la città cresceva e arricchiva il suo aspetto urbanistico. Nel 1188 fu costruita una nuova cinta muraria. Del 1194 è il corpo più antico del Palazzo Comunale e l'annessa Torre Civica di cui oggi rimangono solo i resti. Il Palazzo Comunale, situato nella Piazza Grande alle spalle del Duomo, è un edificio molto articolato, le cui parti furono costruite in epoche assai diverse. Al suo interno una loggia cinquecentesca introduce nelle sale più significative del palazzo, ricche di arazzi e dipinti dei maggiori artisti modenesi, fra cui Bartolomeo Schedoni e Niccolò dell'Abate. Nel corso del Duecento furono anche erette le chiese di S. Francesco, S. Agostino e S. Domenico. Nel 1289 l'asprezza delle lotte intestine per il potere fra le famiglie nobiliari modenesi spinse alcune di queste ad offrire la guida della città ad Obizzo d'Este, signore di Ferrara. Questa fu la prima apparizione al potere degli Estensi nel territorio modenese, presto interrotta però dall'insurrezione repubblicana del 1306 che cacciò Obizzo dalla città. Dal 1336, anno in cui il potere ritornò definitivamente in mano agli Estensi, la storia della città e dei suoi possedimenti si confonde con quella della signoria ferrarese. Ancora per parecchio tempo però Modena dovette vivere all'ombra dello splendore della corte di Ferrara. Testimonianze del tempo descrivono ancora la città come un groviglio di strade strette e maleodoranti. Terremoti e epidemie flagellavano la popolazione. Ed in effetti poche furono in questo periodo le opere urbanistiche di qualche rilievo. E' solo a partire dalla metà del '400 che Modena incomincia la sua rinascita. Per opera di Borso d'Este, salito al potere nel 1450, Ferrara divenne uno dei più importanti centri della cultura e dell'arte rinascimentali in Italia. Di riflesso, anche Modena potè godere dei privilegi di tale splendore. Al nome di Borso d'Este è legata la realizzazione della preziosa Bibbia miniata, conservata alla Biblioteca Estense di Modena. Verso la fine del '400 iniziò poi la costruzione della chiesa di S. Pietro, unico vero gioiello dell'arte rinascimentale in Modena. Il progetto è opera dell'archi-tetto Pietro Barabani da Carpi, che si ispirò alle opere del grande artefice della struttura urbanistica di Ferrara, l'architetto Biagio Rossetti. Caratteristica dell'edificio è l'uso del cotto sia come materiale costruttivo che come elemento decorativo. Del 1481 è l'innalzamento della Torre dell'orologio, facente parte del complesso del Palazzo Comunale, la cui costruzione originale risaliva al 1262. Vi fu collocato un nuovo orologio e nel 1508 fu poi completata con la costruzione della cupola ottagonale progettata da Bartolomeo Bonascia. D'epoca rinascimentale è anche la risistemazione di una delle più belle e mo-numentali piazze d'Italia, Piazza Borgogioioso di Carpi (ora Piazza Martiri). Carpi, che dista circa 15 km da Modena, era allora governata dalla nobile famiglia dei Pio. La piazza, una delle più grandi d'Italia, misura 276 metri in lunghezza e 56 metri in larghezza. Fu trasformata per volontà di Alberto III Pio sul finire del 1500. La sua superficie venne selciata in sasso di fiume e notevoli interventi modificarono gli edifici che ne delimitavano il perimetro. Il Castello, che sorge su basi risalenti al X secolo, deve la sua attuale forma proprio alla volontà di Alberto III Pio, che vi fece costruire il nuovo scalone d'onore e il cortile con 28 colonne marmoree. A Nord la Piazza è chiusa dal Duomo. I lavori di costruzione cominciarono nel 1514 e furono terminati soltanto nel 1767. Il progetto è del Peruzzi. Evidente è l'influenza del modello bramantesco della cattedrale di S. Pietro in Roma. A fianco del Castello sorge poi il Teatro, costruito in epoca molto più recente (metà XIX secolo), su disegno del carpigiano Claudio Rossi. Il 1598 fu anno fondamentale per la storia di Modena. L'anno precedente Alfonso II d'Este era morto senza lasciare eredi e, secondo una clausola stipulata nel 1501, qualora si fosse estinta la discendenza diretta degli Estensi, Ferrara sarebbe passata sotto il dominio dello Stato della Chiesa. Così il successore di Alfonso, suo cugino Cesare d'Este, dovette lasciare Ferrara e cercare una nuova capitale per il Ducato. La scelta cadde su Modena, che divenne così capitale dello stato estense e lo rimase, salvo brevi intervalli, fino all'unificazione dello stato italiano avvenuta nel 1860. All'arrivo del nuovo signore Modena stava vivendo uno dei periodi più duri della sua storia. Una spaventosa carestia stava decimando la popolazione ormai da parecchi anni. In più la permanenza della rete di canali a cielo aperto provocava epidemie di ogni tipo, che culminarono nella terribile peste del 1630, che uccise circa il 40% della popolazione (al censimento del 1581 risultava essere di 18.000 abitanti). Questi episodi risolsero i regnanti a metter mano alla struttura urbanistica della città. Nel corso del XVII secolo furono coperti quasi tutti i canali e la crescita edilizia ritrovò rinnovato vigore. In particolare, sotto il regno di Francesco I d'Este, Modena si vide abbellita di alcuni dei suoi edifici più preziosi. Francesco I fece venire da Roma l'architetto barocco Bartolomeo Avanzini, a cui commissionò il nuovo palazzo di corte e la residenza estiva di Sassuolo. I lavori di costruzione del nuovo Palazzo Ducale, attuale sede dell'Accademia Militare, ebbero inizio nel 1635. Al progetto iniziale dell'Avanzini sembra abbiano contribuito, nel corso dei lavori, anche i maestri dell'architettura barocca Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona. Il palazzo presenta un aspetto elegante anche se imponente, con una lunga facciata a tre piani sormontata da una balaustra in marmo ricca di statue raffiguranti virtù e personaggi mitologici. Tre possenti torrioni ne suddividono i due corpi di fabbrica.
Quello centrale è il più elevato ed architettonicamente il più complesso. Sul margine superiore di esso fu inserito nel 1756 il grande orologio ancora oggi in funzione. Le statue ai lati del portone centrale, raffiguranti Ercole e il console Emilio Lepido, risalgono al 1560 e sono opera del reggiano Prospero Spani detto il Clemente. Furono donate al duca Rinaldo d'Este nel 1724. La facciata orientale, invece, di gusto neoclassico, fu portata a termine nel 1819 dall'architetto Gusmano Soli. All'interno il Palazzo presenta elementi architettonici di grande valore e bellezza, fra cui non si può non ricordare lo splendido cortile d'onore, circondato dall'elegante loggiato a due piani, e l'imponente scalone d'onore, arricchito da numerose statue romane provenienti da Villa Este di Tivoli. Come si è detto l'Avanzini operò anche in provincia, progettando la residenza estiva dei duchi. Risultato ne fu lo splendido Palazzo Ducale di Sassuolo (18 km da Modena), certamente da considerarsi come uno dei momenti più alti nell'arte del primo Seicento in Emilia. In particolare, le sale interne, opera di una équipe di grandi maestri quali, fra gli altri, il Boulanger, il Colonna, il Mitelli e il Cittadini, sono un trionfo di effetti scenografici, affreschi e decorazioni che rimandano all'olimpo divino. Da ricordare poi lo straordinario vascone (la Peschiera detta anche Fontanazzo) posto a fianco del palazzo, e costruito come una grande rovina raffigurante il Teatro delle Fontane. Questa spinta al rinnovamento urbanistico fu però di breve durata. Il problema è probabilmente da ricercarsi nel fatto che i nobili modenesi, a quel tempo, preferivano vivere nelle residenze di campagna, essendo i possedimenti terrieri e il loro sfruttamento la principale fonte di reddito. Perciò in città l'edilizia civile non poteva che permanere in una situazione di ristagno. Poche furono dunque nel Seicento le costruzioni ad uso privato: ricordiamo fra gli altri Palazzo Molza, attuale sede della Camera di Commercio di Modena e Palazzo Boschetti. E' invece nel corso del secolo successivo che il volto urbanistico di Modena subisce un radicale mutamento, soprattutto per volontà del duca Francesco III, salito al potere nel 1737, e del figlio Ercole III suo successore. E' nel XVIII secolo che Modena assume i tratti urbanistici che in pratica ancora oggi la contraddistinguono, con la caratteristica armonia fra differenti stili architettonici. Molti nuovi edifici furono eretti, molti altri abbelliti. Interi quartieri e strade vennero smantellati e ricostruiti secondo un nuovo piano regolatore che tenesse conto delle esigenze funzionali ed estetiche della capitale di un Ducato. Si devono a questo periodo l'ampliamento della via Emilia e di altre importanti strade del centro, e la costruzione di alcuni dei più importanti palazzi della città: Palazzo dei Musei, Ospedale Vecchio, Palazzo dell'Università, Palazzo delle Belle Arti. A proposito di Francesco III d'Este, bisogna ricordare che oltre che munifico costruttore fu anche protagonista di uno degli episodi più sciagurati nella storia del collezionismo di opere d'arte. Nel 1746, sommerso dai debiti, il duca vendette 100 fra i più bei dipinti della collezione d'arte estense all'Elettore di Sassonia. Uscirono così da Modena e dall'Italia capolavori inestimabili di artisti quali Tiziano, Caravaggio, Annibale Carracci, Correggio, Raffaello, Giorgione e molti altri. La collezione estense, allora conservata nel Palazzo Ducale, nasceva da un nucleo di dipinti originariamente formatosi alla corte di Ferrara e trasferito poi in parte nella nuova Capitale. La collezione venne poi incrementata in misura diversa dai vari regnanti e in particolare da Francesco I, grande appassionato ed estimatore d'arte. Dopo l'episodio della "vendita di Dresda", Francesco III, quasi a farsi perdonare, nel 1761 aprì al pubblico la Galleria Estense. La raccolta, nel corso dei decenni successivi, crebbe attraverso nuove acquisizioni e donazioni, anche se ebbe ancora a sopportare dolorose perdite, soprattutto in epoca napoleonica. Dal 1884 questa collezione di dipinti, sculture e oggetti, da considerarsi una delle più importanti d'Italia, ha trovato sede nel Palazzo dei Musei. Nel Settecento si consolida anche la tradizione, nata nel secolo precedente fra le famiglie nobiliari, di costruire sontuose residenze estive nelle campagne circostanti la città. Molto diverse per stile architettonico esse presentano però alcuni punti in comune. Molto spesso sono infatti precedute da un viale costeggiato da filari di pioppi cipressini che ne inquadra la facciata e le rende visibili in lontananza. Frequente è anche la presenza delle altane, chiuse o loggiate, eredità delle torri di avvistamento medievali. Fra le tante vale la pena ricordare, oltre alle scomparse residenze estensi di Bellaria e di Pentetorri, Villa Messerotti-Benvenuti a Villanova, Villa delle Rose ad Albareto, Villa Cesi a Ponte di Navicello, Villa Sorra vicino Nonantola, Villa Agazzotti a Marzaglia, ma l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Fra XVIII e XIX secolo Modena conobbe una lunga serie di rivolgimenti politici. L'entusiasmo che fece seguito ai moti rivoluzionari francesi e la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte, misero in fuga il sovrano Ercole III d'Este. Sotto l'egida francese, la città entrò così a far parte con Bologna, Ferrara e Reggio, della Repubblica Cispadana (a cui si deve fra l'altro la nascita del vessillo tricolore diventato poi bandiera dello stato italiano). Ben presto però lo strapotere del generale francese fece sfumare l'illusione di una autonomia politica per la città. Dopo il 1814 l'Austria poi restaurò sul territorio modenese il potere degli Estensi (nel ramo degli Asburgo-Lorena), nella persona del duca Francesco IV. Vennero così ristabiliti i vecchi istituti ducali e abolite le leggi repubblicane. Le nuove idee di autonomia rimanevano però sempre vive fra la popolazione civile. E' del 1831 l'insurrezione antiaustriaca soffocata da Francesco IV, che mandò al patibolo il patriota modenese Ciro Menotti. In ricordo di questo episodio resta il monumento a Menotti posto nel 1879 sulla piazza antistante il Palazzo Ducale (ora Piazza Roma). Per quanto riguarda l'aspetto urbanistico della città, è di questi anni un progetto di risanamento volto a migliorare le condizioni igienico-sanitarie, ancora molto precarie, della maggioranza dei quartieri e degli edifici. Sotto la reggenza austro-estense l'architettura risente dell'influenza dello stile neoclassico. I caratteri di questo stile aulico sono visibili soprattutto nel Teatro Comunale, nel Foro Boario (entrambi opera dell'ar-chitetto Francesco Vandelli) e nel Palazzo Sandonnini (ex sede della Questura). Dopo l'unificazione del Regno d'Italia del 1860, Modena si ritrovò non più capitale di un ducato ma semplice città di provincia di un regno. Da quel momento l'attività edilizia assunse connotazioni soprattutto di carattere funzionale e residenziale. La popolazione della città passò dai 35.000 abitanti del 1861 ai 67.000 del 1901. A cavallo dei due secoli furono definitivamente abbattute le mura della città, sostituite da ampi viali alberati. Interi isolati furono demoliti per far posto a nuove piazze, come Piazza Mazzini e Piazza XX Settembre. Fra Ottocento e Novecento fu ridefinito anche l'aspetto di Largo Garibaldi, il grande piazzale che collega il centro storico al resto della città: del 1886 è la costruzione, sul lato Nord, del Teatro Storchi su progetto di Vincenzo Maestri, e del 1938 è la centrale Fontana dei Due Fiumi, opera del modenese Giuseppe Graziosi, che simboleggia i due fiumi che circondano la città, cioè Secchia e Panaro. In Piazzale Bruni fu eretto negli anni Venti il Tempio Monumentale, in ricordo dei caduti della I Guerra Mondiale. Questo edificio sacro dall'imponente mole (53 metri d'altezza) fu realizzato su progetto di Domenico Barbanti. La II Guerra Mondiale provocò danni notevoli a parecchi edifici storici della città. Nel 1944 un bombardamento danneggiò alcune parti del Duomo, ricostruite poi nei primi anni del dopoguerra. Stessa sorte subirono anche la Chiesa dei Servi e il Palazzo S. Chiara, che risaliva ai primi decenni dell'Ottocento. Questo palazzo è stato recentemente acquistato dal Comune e ristrutturato dall'architetto bolognese Pier Luigi Cervellati. Negli ultimi cinquant'anni Modena e la sua provincia sono state protagoniste di una grande espansione sia demografica che urbanistica. Da importante zona industriale e agricola quale è, l'intera provincia ha visto affluire sul suo territorio diverse ondate di immigrazione: la prima, negli anni Cinquanta e Sessanta, proveniente dal Sud Italia; la seconda, negli anni più recenti, proveniente dal Terzo Mondo. L'edilizia industriale ha vissuto momenti di grande fervore, così come in città questi fattori hanno favorito la crescita di vasti quartieri residenziali, sviluppatisi dal centro verso la periferia. Ma questa crescita non ha modificato le caratteristiche di vivibilità di Modena, dove il verde pubblico e le aree attrezzate raggiungono valori per abitante fra i più alti d'Italia. Negli ultimi due decenni è stata dedicata grande attenzione, a Modena come nei centri della provincia, al recupero degli edifici e dei centri storici, con ristrutturazioni e restauri effettuati sempre nel più rigoroso rispetto delle architetture originali. Per citare uno degli ultimi casi a Sassuolo, la Palazzina della Casiglia, una volta casa di campagna del Duca d’Este, è stata sottoposta da Gae Aulenti ad un minuzioso lavoro di restauro e trasformata in sede dell’Associazione nazionale dei produttori di piastrelle di ceramica e di refrattari (Assopiastrelle). Si segnalano anche opere di architettura moderna di rilievo: ad esempio, il Cimitero di San Cataldo, progettato da Aldo Rossi, è già entrato, a pochi anni dalla sua costruzione, nei più prestigiosi testi di architettura.
LA SQUADRA. La prima partita di calcio disputata a MODENA, si tenne al campo dei giochi della Panaro, la cui sede era dietro le ferrovie provinciali, in via Ricci. Era il 1903 e durante il saggio annuale di ginnastica, alla presenza di autorit e pubblico seduti su di una tribuna scoperta nasceva il calcio modenese. A quei tempi il gioco del calcio si giocava da scapigliati sulle mura della citt, sui prati di periferia, braccati dai contadini, oppure sulle piazzette appartate, fra gruppi improvvisati, ingaggiando sfide che spesso finivano in risse. Lo stadio era ancora lontano, c'erano soltanto dei prati senza recinzioni dove, prima delle partite, si montavano i pali delle porte, si segnavano i limiti del campo, l'area di rigore e il punto magico del penalty con polvere di gesso. La costituzione delle prime societ calcistiche tra studenti modenesi risale agli inizi del 1910. La prima fu la Virides, voluta dal prof. Fioravanti, che raccolse attorno a s i giovani del Liceo Muratori, ma ebbe breve durata. Quasi contemporaneamente, Luigi Ventura studente di Bisceglie che secondo le cronache fu il primo a portare un pallone di cuoio a Modena riun insieme a Ugo Mariani gli amici dell'Istituto Tecnico e fond l'Associazione Studentesca del Calcio. Qualche mese dopo il Collegio San Carlo raccolse la sfida e Luca Mariani fratello di Ugo fond l'Audax F.B.C.. Nel 1912, forse anche per riportare pace in casa Mariani, dove le rivalit tra Audax e Associazione Studentesca erano anche rivalit tra fratelli, si verific il grande evento decisivo per le sorti del calcio modenese, ovvero la costituzione del MODENA F.C. La fusione tra Audax e Associazione Studentesca era auspicata da molti sportivi desiderosi di avere un'equipe che rappresentasse degnamente Modena in campo nazionale. Il 5 aprile 1912 il Panaro riport."Era affisso ieri un avviso sul quale si invitavano i nostri giocatori di football a partecipare a una riunione per deliberare circa la fusione delle due societ, Associazione Studentesca del Calcio e Audax F.B.C. L'idea di tale connubbio non ci giunge nuova, l'abbiamo sentita circolare da oltre un anno nei capannelli calcistici, ma non abbiamo mai voluto entrare nel merito della questione per non rompere, come si dice, le uova nel paniere a coloro che tale idea propugnavano. Lo facciamo ora che la notizia ufficiale e la fusione fatta e che la nuova societ ha gi scelto il suo nome e i suoi colori. Si chiamer MODENA F.C. e la sua maglia porter i colori giallo-blu." I problemi principali da risolvere dopo la fondazione furono due, trovare venti lire per iscriversi al campionato e un campo recintato. Superati a fatica i primi ostacoli, si pens anche alla squadra, che disput la prima partita amichevole il 3 novembre 1912 nel campo di Piazza d'Armi contro il Venezia. Nella prima stagione, la squadra, i cui punti di forza erano Raffaldini, Cagno Zanasi, Papagna Ventura, latletico Secchi e lo scattante Soresina, gioc il campionato di Prima Categoria. Nella Stagione 1913-14 arrivarono Roberts, il primo straniero a giocare nel Modena, e dal Veneto, Pippo Forlivesi, che fu nazionale pi volte. Il presidente Sandonnino, con un colpo di mercato, incaric poi il segretario Gandolfi di prelevare Attilio Fresia a Genova dove era appena sbarcato dallInghilterra. Fresia fu forse il pi grande giocatore che il Modena abbia avuto, di lui si racconta che con il pallone facesse mirabilie. Nel periodo 1915-18 durante il periodo bellico la squadra partecip alla Coppa Federale, sfiorando il successo nel 1916. In squadra cera gi Borgetti, uno dei capostipiti dei grandi portieri moderni. In quel periodo il campo del Modena venne requisito dalle autorit militari per diventare un parco raccolta per bovini. Nel 1920-21 il Modena disput la semifinale del campionato con lAlessandria, perdendo 0-4. Fu un periodo di disordine nellorganizzazione del calcio italiano. Il Modena insieme ad Inter, Venezia, Torino, Genoa ed altre si trov in contrasto con la F.I.G.C. passando al C.C.I. Comitato Calcistico Italiano. Seguirono anni doro per la squadra gialloblu, nel campionato 1923-24 di prima divisione pareggi addirittura con il Genoa del leggendario De Vecchi, detto il figlio di Dio. Nel campionato 1924-25 di Lega Nord si classific secondo ad un solo punto dal Genoa, passarono alla storia la vittoria per 5-0 sullInter a Modena e lesordio in serie A a 16 anni di Alfredo Mazzoni. Negli anni successivi arrivarono a Modena i primi ungheresi, molto sia come giocatori che come allenatori. A Modena si comportarono bene il fiorettista Tioschi e lo sfondatore Winkler. Nel 1927, nel primo Campionato a carattere nazionale, il Modena fu sesto nel girone A, nel 1928 quinto nel girone B. Nel 1929-30 finalmente la serie A si gioc a girone unico da 18 squadre, il Modena giunse dodicesimo con 30 punti. Nel 1931-32 la squadra gialloblu retrocesse in serie B insieme al Brescia. Alla presidenza della societ al rag. Donati successe lavv. Arangio Ruiz, seguito poi dallavv. Cavazzoni Pederzini. Dal 1933 al 1937 il sodalizio modenese rimase nella serie cadetta. Da ricordare che nel corso della stagione 1936-37 fu inaugurato lo Stadio intitolato a Cesare Marzari, ex gialloblu caduto nella guerra dAfrica. In quegli anni la denominazione di MODENA F.C. cambi in MODENA CALCIO per seguire le direttive del regime. Nel campionato 1937-38 vi fu il ritorno in serie A, alla guida della squadra vi era ancora un ungherese, Nehadoma. Nella stagione successiva il Modena si salv per un punto. Il 1939-40 fu lanno in cui comparvero i numeri sulle maglie dei giocatori. In quella stagione anche Dugoni, bandiera dei canarini, aveva lasciato il calcio. La squadra andava rinnovata, ma le casse erano vuote e i risultati non arrivarono, alla fine della stagione i gialloblu erano di nuovo in serie B.La stagione 1940-41 fu difficile. La guerra ridusse lorganico della squadra e il Modena dovette ricorrere a sotterfugi per allestire una formazione competitiva, ma alla fine fu raggiunto lobiettivo del ritorno in serie A. Fu lanno dei Sentimenti, Vittorio e Lucidio, di Braglia, Notti e Banfi. La stagione successiva non fu altrettanto favorevole, si vendettero per problemi di bilancio i Sentimenti e Banfi alla Juventus e vi fu la retrocessione in serie B. Uniche note positive furono le rivelazioni Maino Neri ed Ermanno Malinverni. Nel 1942-43 nuova promozione con Zironi I soprannominato La Gazzella Neri, Malinverni, Braglia e Galli I. Tra il 1943 e il 1945 il Modena partecip al Campionato Alta Italia nel girone misto Emiliano. Finita la guerra i gialloblu si ripresentarono in grande spolvero, presidente venne eletto Adolfo Orsi, direttore sportivo il maestro Nello Ugolini, allenatore "Ghega" Mazzoni. Il 1946-47 fu lanno delle meraviglie, si arriv terzi dietro il grande Torino e la Juventus. Nel 1947-48 il Modena si piazz quinto e quattro canarini Menegotti, Pernigo, Neri e Cassani furono convocati per le Olimpiadi di Londra. Nel 1948-49 il presidente Orsi si dimise, anche Mazzoni lasci per altri lidi e fu la retrocessione in serie B. Cominci un periodo difficile, ritornarono molti modenesi che avevano cercato fortuna lontano, ma non riuscirono a cambiare le sorti della squadra. Nel 1950-51 il Modena lott per la promozione ma alla fine salirono in serie A Spal e Legnano. Fu lanno in cui si rivelarono Sergio Brighenti, Corradi e Ghezzi che divennero tutti nazionali. Nel 1951-52 i migliori vennero ceduti per esigenze di bilancio, come spesso accadeva. Neri e Ghezzi passarono allInter, Corradi alla Juventus e si rischi la serie C. Nel 1952-53 la squadra scese ancora, arriv solo decima con lallenatore Magli, che venne confermato anche per lanno seguente. Fu la stagione del lancio definitivo del portiere Panetti, che poi venne ceduto alla Roma. Magli rest alla guida della squadra anche nel 1954-55 e la promozione venne sfiorata per un soffio. Nel 1955-56 Magli and a Genova, lo sostituirono Todeschini prima e Grandi poi. Nel 1956-57 il bilancio imponeva ancora sacrifici e il Modena non and oltre il tredicesimo posto. Nel 1957-58 arriv lo sponsor, si trattava dello Zenit, che mise a disposizione della societ ben 100 milioni per tentare la scalata alla serie A. Dopo un buon campionato la squadra chiuse solo settima. Lanno seguente, nonostante la conferma del sostegno dello Zenit, si dovettero vendere i pezzi migliori e il risultato fu un mediocre quattordicesimo posto. Nel 1959-60 si ritir lo sponsor. In panchina torn Magli, ma una serie di errori di valutazione e una non positiva impostazione della squadra portarono per la prima volta alla retrocessione in serie C. Gli anni 60 iniziarono con il Modena in serie C. Intanto anche un pezzo di storia gialloblu, Anteo Tirabassi, massaggiatore ed allenatore delle giovanili fin dalla fondazione del Modena era andato in pensione. Nel 1960-61 con Malagoli in panchina e grazie ad alcuni acquisti azzeccati, fu riconquistata la serie B. Ma non era finita, nel 1961-62 i canarini tornarono in serie A dopo 13 anni. Uno dei trascinatori fu Pagliari, forse il centravanti pi amato dai modenesi, capocannoniere gialloblu che in due campionati segn 26 reti. Per la serie A si acquist molto, ma non sempre per il meglio. La salvezza fu comunque raggiunta, grazie soprattutto a Cinesinho, nazionale brasiliano, uno dei giocatori di maggior classe mai visti a Modena. Il Cinese purtroppo si ferm solo una stagione e Nel 1963-64, nonostante il ritorno di Sergio Brighenti 10 reti e lacquisto del cileno Toro, fu retrocessione allo spareggio con la Sampdoria. Per la serie B il presidente Marassi chiam Maino Neri, che puntava sui giovani per il rilancio. Alla fine i canarini si piazzarono settimi. Intanto tra le nuove leve, allenate da Mazzoni, cominciavano a farsi notare Adani, Rognoni e Iseppi che furono lanciati in prima squadra nel 1965-66. I risultati non arrivarono, Neri venne sostituito da Remondini e la stagione si chiuse con il tredicesimo posto. Remondini rest alla guida della squadra anche nel 1966-67, e il Modena termin con un buon settimo posto. Gli anni successivi videro una girandola di allenatori nel 1968-69 furono addirittura quattro, Szekely, Malagoli, Remondini e Cavazzuti e si dovette sempre lottare fino allultimo per evitare la retrocessione in serie C. Allalba degli anni 70 il Modena arriv a met classifica del campionato di serie B. Nella stagione successiva, con Spelta capocannoniere, si lott a lungo per le posizioni di vertice, in panchina sedeva Remondini. Nel 1971-72, dopo avere cambiato tre allenatori, il Modena retrocesse in serie C. Nel campionato di serie C 1972-73, con una squadra impostata per la promozione, si arriv solamente settimi, con Giuliano Boscolo autore di 15 reti. Lanno successivo, stessa categoria, fu un campionato onorevole con settimo posto finale. Nel 1974-75 finalmente vi fu il ritorno in serie B, con Bellinazzi centravanti e Bellotto mediano di spinta, alla guida tecnica era Ezio Galbiati. Nel primo anno di serie B, 1975-76, con Baffo-goal Bellinazzi autore di 13 reti, si raggiunse un buon ottavo posto, dopo aver lottato fino alla terzultima giornata per uno dei tre posti al sole che danno diritto al paradiso della massima divisione. Nel 1976-77, con Cancian prima e Pinardi poi alla guida tecnica, il Modena si salv solo allultima di campionato battendo il Monza che era in lotta per la serie A. Nel 1977-78 inizi una grave crisi societaria, che port i gialloblu alla retrocessione in C1 e nella stagione successiva, per la prima volta dalla fondazione, in C2. Il ritorno in C1 fu immediato, era stata risolta la crisi societaria, grazie allintervento dellindustriale Bergamini, che si era avvalso della guida tecnica del debuttante Pace e delle prestazioni di uno dei giocatori pi rappresentativi di Modena degli ultimi ventanni, Stefano Cuoghi. Lanno successivo fu disputato un campionato anonimo, da ricordare solo i contatti presi con Francesco Farina, che sarebbe stato alla direzione del Modena nei successivi 15 anni. Nel 1981-82 il Modena sfior la promozione in serie B, seguirono due annate con sei allenatori. Nel 1984-85, il primo anno di Mascalaito in panchina, i risultati furono altalenanti e si chiuse la stagione allottavo posto. Nel 1985-86 vi fu il ritorno in serie B con il bomber Sauro Frutti, autore di 21 reti, e lacquisto pi significativo della gestione Farina, Sergio Domini. Nel campionato 1986-87, dopo un girone dandata trascorso perennemente a ridosso delle prime posizioni, si accus qualche battuta a vuoto nel finale sotto forma di tre sconfitte consecutive dalla 35 alla 37 giornata che permisero alla quartultima di portarsi a due lunghezze dai canarini, i quali liquidarono la pratica allultima giornata davanti al pubblico amico sconfiggendo, nel padre di tutti i derby, il Bologna con un goal d'autore di Sauro Frutti. Nella stagione successiva, 1987-88, il Modena non riuscì a rimediare alle cessioni di Longhi e Piacentini al Padova e retrocesse in C1 dopo la drammatica partita-salvezza contro il Genoa. Lanno dopo si gioc un campionato a corrente alternata in C1, con Ferrario prima e Vivani poi sulla panchina. Il decennio successivo cominciò con la promozione in serie B con Renzo Ulivieri in panchina, stagione 1989-90. Nella fattispecie i canarini dominarono il campionato con un primo posto che non fece una grinza con il portiere Marco Ballotta che stabil il record di minor numero di reti subite in campionato, solo 9 reti su 34 partite. Furono poi 4 i campionati cadetti disputati dai canarini. Nella stagione 1990-91, dopo un girone dandata in cui i canarini totalizzarono solo 14 punti contrariamente al buon livello di gioco espresso, con conseguente ultimo posto in classifica, si registr un girone di ritorno disputato con una media-promozione, 22 punti, e soprattutto grazie alla vittoria esterna di Reggio Calabria contro la diretta concorrente Reggina rete vincente siglata da Paolo Sacchetti dopo un calcio di rigore parato da Francesco Antonioli i canarini rimediarono una meritatissima salvezza. Allinizio della stagione 1991-92, dopo la doccia fredda della partenza di Renzo Ulivieri destinazione Vicenza, si cominci la seconda avventura cadetta con lesperto Eugenio Bersellini al timone. A met torneo, col Modena quartultimo con 16 punti, si oper il cambio della guardia con larrivo di Francesco Oddo che frutt 20 punti nella seconda parte, con salvezza conquistata matematicamente allultima giornata grazie alla vittoria per 2-1 al Braglia contro il Messina, i siciliani retrocedettero in C. Il 1992-93 inizi con la nomina di un giovane allenatore emergente per la panchina, nella fattispecie, Pierluigi Frosio. Fu questa lannata disputata con meno patemi, un onorevole 13° posto con salvezza matematica conseguita a poche giornate dalla fine, 33 punti, 16 + 17. Prima dellultima giornata di campionato, per, fu ufficializzata a sorpresa la notizia della sua non riconferma. Lanno 1993-94, con il rientrato Oddo e il subentrato Vitali, nonostante la squadra sembrasse allestita per un campionato di alta classifica allattacco si disponeva di un certo Chiesa arriv la retrocessione in C1. Alla fine della stagione arrivarono le dimissioni del presidente Francesco Farina, con Renato Cipollini nominato Amministratore Unico, il Conte degli Albertini manteneva la propriet. La stagione 1994-95 si concluse con la sorprendente retrocessione in C2 dopo aver disputato i play-out ed aver avuto la peggio a vantaggio della Massese. La realtà del secondo campionato di C2 nella storia da disputare dur poco pi di 40 giorni, il 30 luglio 1995 si riun il Consiglio Federale della Federcalcio a Roma. Per assenza di requisiti amministrativi vennero escluse dai campionati, Barletta, Crevalcore e Siracusa. Al loro posto vennero ripescate in C1, MODENA, Chieti e Turris. Le bandiere ripresero a sventolare, si festeggiava lo scampato pericolo. A questo punto, Mauro Bassinghi venne nominato presidente, con il Conte che manteneva la propriet. Classifica finale, un undicesimo posto onorevole, dopo che nel girone di andata si era navigato in zona Play-off. Due gli allenatori che si succedettero sulla panchina durante la stagione, Carlo Regno e Mauro Melotti. Questi furono anni di burrascose vicende societarie, terminate 3 anni or sono con lavvento dellattuale presidente Luigi Montagnani. Prima del suo arrivo la societ visse momenti sconcertanti, conoscendo addirittura una penalizzazione di classifica per illecito amministrativo stagione 1996/97 con presidente Fiorenzo Gabrielli stagioni di frenetici cambi in panchina, da Ferruccio Mazzola a Tomeazzi e Mascalaito, da Regno a Melotti, da Frosio a Bollini, da Fedele a Scanziani e Bollini, i tre allenatori che hanno caratterizzato la prima annata di Gigi Montagnani alla presidenza del Modena, 1997-98, conclusa con un dignitoso sesto posto dopo essere stati a lungo in piena zona play-off. Finalmente la stagione 1998-99 ha riportato un po di luce nel calcio modenese, stato solo un Lumezzane in salute nei play-off a dire di no ai sogni di promozione dei canarini. Nella stagione appena conclusa, 1999-2000, dopo un avvio di magro bottino, 9 punti in 10 partite e penultimo posto in classifica, con lavvento di Gianni De Biasi in panchina nonch cinque adeguati rinforzi alla riapertura del mercato, il Modena ha condotto a termine un campionato con una salvezza abbastanza tranquilla. All’inizio della stagione successiva 2001/02 (Serie B) c’è un’importante novità a livello societario: Romano Amadei, patron della IMMERGAS rileva il 50% del pacchetto azionario della società gialloblù per poi rilevare nel Gennaio 2002 il rimanente 50% fornendo così alla società un futuro sicuro e solido. IMMERGAS compare anche sulle maglie da gioco quale sponsor principale. Il gruppo giocatori che ha conquistato la serie B viene confermato, con qualche ritocco in più mentre la sede del ritiro precampionato è sempre Pieve di Cadore.Dopo il primo turno di Coppa Italia brillantemente superato (Lumezzane, Cagliari e Reggina gli avversari di girone) la seconda gradita sorpresa è dietro l’angolo.Il MODENA ha un inizio di campionato altrettanto travolgente: col Bari (vittoria 2-0), a Crotone (2-1), col Napoli (4-1). I canarini conducono un torneo in cui occupano costantemente le prime quattro posizioni con il vantaggio sulla quinta che aumenta giornata per giornata. Si arriva al 12 maggio 2002, il giorno più lungo, il teatro è lo Stadio “Luigi Ferraris” di Genova, l’avversario è il Genoa. 0-0 il risultato finale poi, tutti a seguire con le radioline gli ultimi cinque minuti di recupero della gara Cosenza-Napoli che è sull’1-1. Al fischio finale dell’arbitro della partita di Cosenza la gioia generale esplode: dopo 38 anni MODENA è in serie A, il sogno è diventato realtà.
GIGI MONTAGNANI. Luigi Montagnani "Gigi" diventa presidente del Modena nel gennaio del 1997, dopo il travagliato periodo dell’abbandono di Farina. Nessuno può dimenticare quest’uomo cha ha avuto il grande merito di riallacciare un forte legame tra la città di Modena e la sua squadra. Montagnani, che aveva militato nelle giovanili del Modena nel ’49 non era solo un imprenditore, ma anche e soprattutto un tifoso. Ed è infatti con l’entusiasmo del tifoso che porta a Modena gli attuali Direttore Generale Doriano Tosi e allenatore Gianni De Biasi. A lui ed a loro il merito di aver risvegliato nei modenesi una passione da troppo tempo assopita. Purtroppo la sua scomparsa avvenuta nell’estate 2000 non gli consentirà di ammirare le 2 promozioni consecutive conquistate dal Modena da lui costruito.
LO STADIO. Lo Stadio Alberto Braglia di Modena è l'impianto sportivo in cui il Modena disputa le partite casalinghe. Dalla stagione 2008/09 vi disputa le partite casalinghe anche il Sassuolo, per l'inagibilità del suo impianto, lo Stadio Enzo Ricci. Inaugurato nel 1936, ha mantenuto intatta la sua struttura fino al 2003 quando sono partiti i lavori per il completo rifacimento. Oggi la capacità dell'impianto, grazie ai lavori eseguiti, è di 20.507 posti. Il 21 novembre 2007 lo stadio ha ospitato, per la prima volta, la Nazionale italiana nella partita contro le Fær Øer conclusasi 3-1 per gli azzurri.
Quello centrale è il più elevato ed architettonicamente il più complesso. Sul margine superiore di esso fu inserito nel 1756 il grande orologio ancora oggi in funzione. Le statue ai lati del portone centrale, raffiguranti Ercole e il console Emilio Lepido, risalgono al 1560 e sono opera del reggiano Prospero Spani detto il Clemente. Furono donate al duca Rinaldo d'Este nel 1724. La facciata orientale, invece, di gusto neoclassico, fu portata a termine nel 1819 dall'architetto Gusmano Soli. All'interno il Palazzo presenta elementi architettonici di grande valore e bellezza, fra cui non si può non ricordare lo splendido cortile d'onore, circondato dall'elegante loggiato a due piani, e l'imponente scalone d'onore, arricchito da numerose statue romane provenienti da Villa Este di Tivoli. Come si è detto l'Avanzini operò anche in provincia, progettando la residenza estiva dei duchi. Risultato ne fu lo splendido Palazzo Ducale di Sassuolo (18 km da Modena), certamente da considerarsi come uno dei momenti più alti nell'arte del primo Seicento in Emilia. In particolare, le sale interne, opera di una équipe di grandi maestri quali, fra gli altri, il Boulanger, il Colonna, il Mitelli e il Cittadini, sono un trionfo di effetti scenografici, affreschi e decorazioni che rimandano all'olimpo divino. Da ricordare poi lo straordinario vascone (la Peschiera detta anche Fontanazzo) posto a fianco del palazzo, e costruito come una grande rovina raffigurante il Teatro delle Fontane. Questa spinta al rinnovamento urbanistico fu però di breve durata. Il problema è probabilmente da ricercarsi nel fatto che i nobili modenesi, a quel tempo, preferivano vivere nelle residenze di campagna, essendo i possedimenti terrieri e il loro sfruttamento la principale fonte di reddito. Perciò in città l'edilizia civile non poteva che permanere in una situazione di ristagno. Poche furono dunque nel Seicento le costruzioni ad uso privato: ricordiamo fra gli altri Palazzo Molza, attuale sede della Camera di Commercio di Modena e Palazzo Boschetti. E' invece nel corso del secolo successivo che il volto urbanistico di Modena subisce un radicale mutamento, soprattutto per volontà del duca Francesco III, salito al potere nel 1737, e del figlio Ercole III suo successore. E' nel XVIII secolo che Modena assume i tratti urbanistici che in pratica ancora oggi la contraddistinguono, con la caratteristica armonia fra differenti stili architettonici. Molti nuovi edifici furono eretti, molti altri abbelliti. Interi quartieri e strade vennero smantellati e ricostruiti secondo un nuovo piano regolatore che tenesse conto delle esigenze funzionali ed estetiche della capitale di un Ducato. Si devono a questo periodo l'ampliamento della via Emilia e di altre importanti strade del centro, e la costruzione di alcuni dei più importanti palazzi della città: Palazzo dei Musei, Ospedale Vecchio, Palazzo dell'Università, Palazzo delle Belle Arti. A proposito di Francesco III d'Este, bisogna ricordare che oltre che munifico costruttore fu anche protagonista di uno degli episodi più sciagurati nella storia del collezionismo di opere d'arte. Nel 1746, sommerso dai debiti, il duca vendette 100 fra i più bei dipinti della collezione d'arte estense all'Elettore di Sassonia. Uscirono così da Modena e dall'Italia capolavori inestimabili di artisti quali Tiziano, Caravaggio, Annibale Carracci, Correggio, Raffaello, Giorgione e molti altri. La collezione estense, allora conservata nel Palazzo Ducale, nasceva da un nucleo di dipinti originariamente formatosi alla corte di Ferrara e trasferito poi in parte nella nuova Capitale. La collezione venne poi incrementata in misura diversa dai vari regnanti e in particolare da Francesco I, grande appassionato ed estimatore d'arte. Dopo l'episodio della "vendita di Dresda", Francesco III, quasi a farsi perdonare, nel 1761 aprì al pubblico la Galleria Estense. La raccolta, nel corso dei decenni successivi, crebbe attraverso nuove acquisizioni e donazioni, anche se ebbe ancora a sopportare dolorose perdite, soprattutto in epoca napoleonica. Dal 1884 questa collezione di dipinti, sculture e oggetti, da considerarsi una delle più importanti d'Italia, ha trovato sede nel Palazzo dei Musei. Nel Settecento si consolida anche la tradizione, nata nel secolo precedente fra le famiglie nobiliari, di costruire sontuose residenze estive nelle campagne circostanti la città. Molto diverse per stile architettonico esse presentano però alcuni punti in comune. Molto spesso sono infatti precedute da un viale costeggiato da filari di pioppi cipressini che ne inquadra la facciata e le rende visibili in lontananza. Frequente è anche la presenza delle altane, chiuse o loggiate, eredità delle torri di avvistamento medievali. Fra le tante vale la pena ricordare, oltre alle scomparse residenze estensi di Bellaria e di Pentetorri, Villa Messerotti-Benvenuti a Villanova, Villa delle Rose ad Albareto, Villa Cesi a Ponte di Navicello, Villa Sorra vicino Nonantola, Villa Agazzotti a Marzaglia, ma l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Fra XVIII e XIX secolo Modena conobbe una lunga serie di rivolgimenti politici. L'entusiasmo che fece seguito ai moti rivoluzionari francesi e la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte, misero in fuga il sovrano Ercole III d'Este. Sotto l'egida francese, la città entrò così a far parte con Bologna, Ferrara e Reggio, della Repubblica Cispadana (a cui si deve fra l'altro la nascita del vessillo tricolore diventato poi bandiera dello stato italiano). Ben presto però lo strapotere del generale francese fece sfumare l'illusione di una autonomia politica per la città. Dopo il 1814 l'Austria poi restaurò sul territorio modenese il potere degli Estensi (nel ramo degli Asburgo-Lorena), nella persona del duca Francesco IV. Vennero così ristabiliti i vecchi istituti ducali e abolite le leggi repubblicane. Le nuove idee di autonomia rimanevano però sempre vive fra la popolazione civile. E' del 1831 l'insurrezione antiaustriaca soffocata da Francesco IV, che mandò al patibolo il patriota modenese Ciro Menotti. In ricordo di questo episodio resta il monumento a Menotti posto nel 1879 sulla piazza antistante il Palazzo Ducale (ora Piazza Roma). Per quanto riguarda l'aspetto urbanistico della città, è di questi anni un progetto di risanamento volto a migliorare le condizioni igienico-sanitarie, ancora molto precarie, della maggioranza dei quartieri e degli edifici. Sotto la reggenza austro-estense l'architettura risente dell'influenza dello stile neoclassico. I caratteri di questo stile aulico sono visibili soprattutto nel Teatro Comunale, nel Foro Boario (entrambi opera dell'ar-chitetto Francesco Vandelli) e nel Palazzo Sandonnini (ex sede della Questura). Dopo l'unificazione del Regno d'Italia del 1860, Modena si ritrovò non più capitale di un ducato ma semplice città di provincia di un regno. Da quel momento l'attività edilizia assunse connotazioni soprattutto di carattere funzionale e residenziale. La popolazione della città passò dai 35.000 abitanti del 1861 ai 67.000 del 1901. A cavallo dei due secoli furono definitivamente abbattute le mura della città, sostituite da ampi viali alberati. Interi isolati furono demoliti per far posto a nuove piazze, come Piazza Mazzini e Piazza XX Settembre. Fra Ottocento e Novecento fu ridefinito anche l'aspetto di Largo Garibaldi, il grande piazzale che collega il centro storico al resto della città: del 1886 è la costruzione, sul lato Nord, del Teatro Storchi su progetto di Vincenzo Maestri, e del 1938 è la centrale Fontana dei Due Fiumi, opera del modenese Giuseppe Graziosi, che simboleggia i due fiumi che circondano la città, cioè Secchia e Panaro. In Piazzale Bruni fu eretto negli anni Venti il Tempio Monumentale, in ricordo dei caduti della I Guerra Mondiale. Questo edificio sacro dall'imponente mole (53 metri d'altezza) fu realizzato su progetto di Domenico Barbanti. La II Guerra Mondiale provocò danni notevoli a parecchi edifici storici della città. Nel 1944 un bombardamento danneggiò alcune parti del Duomo, ricostruite poi nei primi anni del dopoguerra. Stessa sorte subirono anche la Chiesa dei Servi e il Palazzo S. Chiara, che risaliva ai primi decenni dell'Ottocento. Questo palazzo è stato recentemente acquistato dal Comune e ristrutturato dall'architetto bolognese Pier Luigi Cervellati. Negli ultimi cinquant'anni Modena e la sua provincia sono state protagoniste di una grande espansione sia demografica che urbanistica. Da importante zona industriale e agricola quale è, l'intera provincia ha visto affluire sul suo territorio diverse ondate di immigrazione: la prima, negli anni Cinquanta e Sessanta, proveniente dal Sud Italia; la seconda, negli anni più recenti, proveniente dal Terzo Mondo. L'edilizia industriale ha vissuto momenti di grande fervore, così come in città questi fattori hanno favorito la crescita di vasti quartieri residenziali, sviluppatisi dal centro verso la periferia. Ma questa crescita non ha modificato le caratteristiche di vivibilità di Modena, dove il verde pubblico e le aree attrezzate raggiungono valori per abitante fra i più alti d'Italia. Negli ultimi due decenni è stata dedicata grande attenzione, a Modena come nei centri della provincia, al recupero degli edifici e dei centri storici, con ristrutturazioni e restauri effettuati sempre nel più rigoroso rispetto delle architetture originali. Per citare uno degli ultimi casi a Sassuolo, la Palazzina della Casiglia, una volta casa di campagna del Duca d’Este, è stata sottoposta da Gae Aulenti ad un minuzioso lavoro di restauro e trasformata in sede dell’Associazione nazionale dei produttori di piastrelle di ceramica e di refrattari (Assopiastrelle). Si segnalano anche opere di architettura moderna di rilievo: ad esempio, il Cimitero di San Cataldo, progettato da Aldo Rossi, è già entrato, a pochi anni dalla sua costruzione, nei più prestigiosi testi di architettura.
LA SQUADRA. La prima partita di calcio disputata a MODENA, si tenne al campo dei giochi della Panaro, la cui sede era dietro le ferrovie provinciali, in via Ricci. Era il 1903 e durante il saggio annuale di ginnastica, alla presenza di autorit e pubblico seduti su di una tribuna scoperta nasceva il calcio modenese. A quei tempi il gioco del calcio si giocava da scapigliati sulle mura della citt, sui prati di periferia, braccati dai contadini, oppure sulle piazzette appartate, fra gruppi improvvisati, ingaggiando sfide che spesso finivano in risse. Lo stadio era ancora lontano, c'erano soltanto dei prati senza recinzioni dove, prima delle partite, si montavano i pali delle porte, si segnavano i limiti del campo, l'area di rigore e il punto magico del penalty con polvere di gesso. La costituzione delle prime societ calcistiche tra studenti modenesi risale agli inizi del 1910. La prima fu la Virides, voluta dal prof. Fioravanti, che raccolse attorno a s i giovani del Liceo Muratori, ma ebbe breve durata. Quasi contemporaneamente, Luigi Ventura studente di Bisceglie che secondo le cronache fu il primo a portare un pallone di cuoio a Modena riun insieme a Ugo Mariani gli amici dell'Istituto Tecnico e fond l'Associazione Studentesca del Calcio. Qualche mese dopo il Collegio San Carlo raccolse la sfida e Luca Mariani fratello di Ugo fond l'Audax F.B.C.. Nel 1912, forse anche per riportare pace in casa Mariani, dove le rivalit tra Audax e Associazione Studentesca erano anche rivalit tra fratelli, si verific il grande evento decisivo per le sorti del calcio modenese, ovvero la costituzione del MODENA F.C. La fusione tra Audax e Associazione Studentesca era auspicata da molti sportivi desiderosi di avere un'equipe che rappresentasse degnamente Modena in campo nazionale. Il 5 aprile 1912 il Panaro riport."Era affisso ieri un avviso sul quale si invitavano i nostri giocatori di football a partecipare a una riunione per deliberare circa la fusione delle due societ, Associazione Studentesca del Calcio e Audax F.B.C. L'idea di tale connubbio non ci giunge nuova, l'abbiamo sentita circolare da oltre un anno nei capannelli calcistici, ma non abbiamo mai voluto entrare nel merito della questione per non rompere, come si dice, le uova nel paniere a coloro che tale idea propugnavano. Lo facciamo ora che la notizia ufficiale e la fusione fatta e che la nuova societ ha gi scelto il suo nome e i suoi colori. Si chiamer MODENA F.C. e la sua maglia porter i colori giallo-blu." I problemi principali da risolvere dopo la fondazione furono due, trovare venti lire per iscriversi al campionato e un campo recintato. Superati a fatica i primi ostacoli, si pens anche alla squadra, che disput la prima partita amichevole il 3 novembre 1912 nel campo di Piazza d'Armi contro il Venezia. Nella prima stagione, la squadra, i cui punti di forza erano Raffaldini, Cagno Zanasi, Papagna Ventura, latletico Secchi e lo scattante Soresina, gioc il campionato di Prima Categoria. Nella Stagione 1913-14 arrivarono Roberts, il primo straniero a giocare nel Modena, e dal Veneto, Pippo Forlivesi, che fu nazionale pi volte. Il presidente Sandonnino, con un colpo di mercato, incaric poi il segretario Gandolfi di prelevare Attilio Fresia a Genova dove era appena sbarcato dallInghilterra. Fresia fu forse il pi grande giocatore che il Modena abbia avuto, di lui si racconta che con il pallone facesse mirabilie. Nel periodo 1915-18 durante il periodo bellico la squadra partecip alla Coppa Federale, sfiorando il successo nel 1916. In squadra cera gi Borgetti, uno dei capostipiti dei grandi portieri moderni. In quel periodo il campo del Modena venne requisito dalle autorit militari per diventare un parco raccolta per bovini. Nel 1920-21 il Modena disput la semifinale del campionato con lAlessandria, perdendo 0-4. Fu un periodo di disordine nellorganizzazione del calcio italiano. Il Modena insieme ad Inter, Venezia, Torino, Genoa ed altre si trov in contrasto con la F.I.G.C. passando al C.C.I. Comitato Calcistico Italiano. Seguirono anni doro per la squadra gialloblu, nel campionato 1923-24 di prima divisione pareggi addirittura con il Genoa del leggendario De Vecchi, detto il figlio di Dio. Nel campionato 1924-25 di Lega Nord si classific secondo ad un solo punto dal Genoa, passarono alla storia la vittoria per 5-0 sullInter a Modena e lesordio in serie A a 16 anni di Alfredo Mazzoni. Negli anni successivi arrivarono a Modena i primi ungheresi, molto sia come giocatori che come allenatori. A Modena si comportarono bene il fiorettista Tioschi e lo sfondatore Winkler. Nel 1927, nel primo Campionato a carattere nazionale, il Modena fu sesto nel girone A, nel 1928 quinto nel girone B. Nel 1929-30 finalmente la serie A si gioc a girone unico da 18 squadre, il Modena giunse dodicesimo con 30 punti. Nel 1931-32 la squadra gialloblu retrocesse in serie B insieme al Brescia. Alla presidenza della societ al rag. Donati successe lavv. Arangio Ruiz, seguito poi dallavv. Cavazzoni Pederzini. Dal 1933 al 1937 il sodalizio modenese rimase nella serie cadetta. Da ricordare che nel corso della stagione 1936-37 fu inaugurato lo Stadio intitolato a Cesare Marzari, ex gialloblu caduto nella guerra dAfrica. In quegli anni la denominazione di MODENA F.C. cambi in MODENA CALCIO per seguire le direttive del regime. Nel campionato 1937-38 vi fu il ritorno in serie A, alla guida della squadra vi era ancora un ungherese, Nehadoma. Nella stagione successiva il Modena si salv per un punto. Il 1939-40 fu lanno in cui comparvero i numeri sulle maglie dei giocatori. In quella stagione anche Dugoni, bandiera dei canarini, aveva lasciato il calcio. La squadra andava rinnovata, ma le casse erano vuote e i risultati non arrivarono, alla fine della stagione i gialloblu erano di nuovo in serie B.La stagione 1940-41 fu difficile. La guerra ridusse lorganico della squadra e il Modena dovette ricorrere a sotterfugi per allestire una formazione competitiva, ma alla fine fu raggiunto lobiettivo del ritorno in serie A. Fu lanno dei Sentimenti, Vittorio e Lucidio, di Braglia, Notti e Banfi. La stagione successiva non fu altrettanto favorevole, si vendettero per problemi di bilancio i Sentimenti e Banfi alla Juventus e vi fu la retrocessione in serie B. Uniche note positive furono le rivelazioni Maino Neri ed Ermanno Malinverni. Nel 1942-43 nuova promozione con Zironi I soprannominato La Gazzella Neri, Malinverni, Braglia e Galli I. Tra il 1943 e il 1945 il Modena partecip al Campionato Alta Italia nel girone misto Emiliano. Finita la guerra i gialloblu si ripresentarono in grande spolvero, presidente venne eletto Adolfo Orsi, direttore sportivo il maestro Nello Ugolini, allenatore "Ghega" Mazzoni. Il 1946-47 fu lanno delle meraviglie, si arriv terzi dietro il grande Torino e la Juventus. Nel 1947-48 il Modena si piazz quinto e quattro canarini Menegotti, Pernigo, Neri e Cassani furono convocati per le Olimpiadi di Londra. Nel 1948-49 il presidente Orsi si dimise, anche Mazzoni lasci per altri lidi e fu la retrocessione in serie B. Cominci un periodo difficile, ritornarono molti modenesi che avevano cercato fortuna lontano, ma non riuscirono a cambiare le sorti della squadra. Nel 1950-51 il Modena lott per la promozione ma alla fine salirono in serie A Spal e Legnano. Fu lanno in cui si rivelarono Sergio Brighenti, Corradi e Ghezzi che divennero tutti nazionali. Nel 1951-52 i migliori vennero ceduti per esigenze di bilancio, come spesso accadeva. Neri e Ghezzi passarono allInter, Corradi alla Juventus e si rischi la serie C. Nel 1952-53 la squadra scese ancora, arriv solo decima con lallenatore Magli, che venne confermato anche per lanno seguente. Fu la stagione del lancio definitivo del portiere Panetti, che poi venne ceduto alla Roma. Magli rest alla guida della squadra anche nel 1954-55 e la promozione venne sfiorata per un soffio. Nel 1955-56 Magli and a Genova, lo sostituirono Todeschini prima e Grandi poi. Nel 1956-57 il bilancio imponeva ancora sacrifici e il Modena non and oltre il tredicesimo posto. Nel 1957-58 arriv lo sponsor, si trattava dello Zenit, che mise a disposizione della societ ben 100 milioni per tentare la scalata alla serie A. Dopo un buon campionato la squadra chiuse solo settima. Lanno seguente, nonostante la conferma del sostegno dello Zenit, si dovettero vendere i pezzi migliori e il risultato fu un mediocre quattordicesimo posto. Nel 1959-60 si ritir lo sponsor. In panchina torn Magli, ma una serie di errori di valutazione e una non positiva impostazione della squadra portarono per la prima volta alla retrocessione in serie C. Gli anni 60 iniziarono con il Modena in serie C. Intanto anche un pezzo di storia gialloblu, Anteo Tirabassi, massaggiatore ed allenatore delle giovanili fin dalla fondazione del Modena era andato in pensione. Nel 1960-61 con Malagoli in panchina e grazie ad alcuni acquisti azzeccati, fu riconquistata la serie B. Ma non era finita, nel 1961-62 i canarini tornarono in serie A dopo 13 anni. Uno dei trascinatori fu Pagliari, forse il centravanti pi amato dai modenesi, capocannoniere gialloblu che in due campionati segn 26 reti. Per la serie A si acquist molto, ma non sempre per il meglio. La salvezza fu comunque raggiunta, grazie soprattutto a Cinesinho, nazionale brasiliano, uno dei giocatori di maggior classe mai visti a Modena. Il Cinese purtroppo si ferm solo una stagione e Nel 1963-64, nonostante il ritorno di Sergio Brighenti 10 reti e lacquisto del cileno Toro, fu retrocessione allo spareggio con la Sampdoria. Per la serie B il presidente Marassi chiam Maino Neri, che puntava sui giovani per il rilancio. Alla fine i canarini si piazzarono settimi. Intanto tra le nuove leve, allenate da Mazzoni, cominciavano a farsi notare Adani, Rognoni e Iseppi che furono lanciati in prima squadra nel 1965-66. I risultati non arrivarono, Neri venne sostituito da Remondini e la stagione si chiuse con il tredicesimo posto. Remondini rest alla guida della squadra anche nel 1966-67, e il Modena termin con un buon settimo posto. Gli anni successivi videro una girandola di allenatori nel 1968-69 furono addirittura quattro, Szekely, Malagoli, Remondini e Cavazzuti e si dovette sempre lottare fino allultimo per evitare la retrocessione in serie C. Allalba degli anni 70 il Modena arriv a met classifica del campionato di serie B. Nella stagione successiva, con Spelta capocannoniere, si lott a lungo per le posizioni di vertice, in panchina sedeva Remondini. Nel 1971-72, dopo avere cambiato tre allenatori, il Modena retrocesse in serie C. Nel campionato di serie C 1972-73, con una squadra impostata per la promozione, si arriv solamente settimi, con Giuliano Boscolo autore di 15 reti. Lanno successivo, stessa categoria, fu un campionato onorevole con settimo posto finale. Nel 1974-75 finalmente vi fu il ritorno in serie B, con Bellinazzi centravanti e Bellotto mediano di spinta, alla guida tecnica era Ezio Galbiati. Nel primo anno di serie B, 1975-76, con Baffo-goal Bellinazzi autore di 13 reti, si raggiunse un buon ottavo posto, dopo aver lottato fino alla terzultima giornata per uno dei tre posti al sole che danno diritto al paradiso della massima divisione. Nel 1976-77, con Cancian prima e Pinardi poi alla guida tecnica, il Modena si salv solo allultima di campionato battendo il Monza che era in lotta per la serie A. Nel 1977-78 inizi una grave crisi societaria, che port i gialloblu alla retrocessione in C1 e nella stagione successiva, per la prima volta dalla fondazione, in C2. Il ritorno in C1 fu immediato, era stata risolta la crisi societaria, grazie allintervento dellindustriale Bergamini, che si era avvalso della guida tecnica del debuttante Pace e delle prestazioni di uno dei giocatori pi rappresentativi di Modena degli ultimi ventanni, Stefano Cuoghi. Lanno successivo fu disputato un campionato anonimo, da ricordare solo i contatti presi con Francesco Farina, che sarebbe stato alla direzione del Modena nei successivi 15 anni. Nel 1981-82 il Modena sfior la promozione in serie B, seguirono due annate con sei allenatori. Nel 1984-85, il primo anno di Mascalaito in panchina, i risultati furono altalenanti e si chiuse la stagione allottavo posto. Nel 1985-86 vi fu il ritorno in serie B con il bomber Sauro Frutti, autore di 21 reti, e lacquisto pi significativo della gestione Farina, Sergio Domini. Nel campionato 1986-87, dopo un girone dandata trascorso perennemente a ridosso delle prime posizioni, si accus qualche battuta a vuoto nel finale sotto forma di tre sconfitte consecutive dalla 35 alla 37 giornata che permisero alla quartultima di portarsi a due lunghezze dai canarini, i quali liquidarono la pratica allultima giornata davanti al pubblico amico sconfiggendo, nel padre di tutti i derby, il Bologna con un goal d'autore di Sauro Frutti. Nella stagione successiva, 1987-88, il Modena non riuscì a rimediare alle cessioni di Longhi e Piacentini al Padova e retrocesse in C1 dopo la drammatica partita-salvezza contro il Genoa. Lanno dopo si gioc un campionato a corrente alternata in C1, con Ferrario prima e Vivani poi sulla panchina. Il decennio successivo cominciò con la promozione in serie B con Renzo Ulivieri in panchina, stagione 1989-90. Nella fattispecie i canarini dominarono il campionato con un primo posto che non fece una grinza con il portiere Marco Ballotta che stabil il record di minor numero di reti subite in campionato, solo 9 reti su 34 partite. Furono poi 4 i campionati cadetti disputati dai canarini. Nella stagione 1990-91, dopo un girone dandata in cui i canarini totalizzarono solo 14 punti contrariamente al buon livello di gioco espresso, con conseguente ultimo posto in classifica, si registr un girone di ritorno disputato con una media-promozione, 22 punti, e soprattutto grazie alla vittoria esterna di Reggio Calabria contro la diretta concorrente Reggina rete vincente siglata da Paolo Sacchetti dopo un calcio di rigore parato da Francesco Antonioli i canarini rimediarono una meritatissima salvezza. Allinizio della stagione 1991-92, dopo la doccia fredda della partenza di Renzo Ulivieri destinazione Vicenza, si cominci la seconda avventura cadetta con lesperto Eugenio Bersellini al timone. A met torneo, col Modena quartultimo con 16 punti, si oper il cambio della guardia con larrivo di Francesco Oddo che frutt 20 punti nella seconda parte, con salvezza conquistata matematicamente allultima giornata grazie alla vittoria per 2-1 al Braglia contro il Messina, i siciliani retrocedettero in C. Il 1992-93 inizi con la nomina di un giovane allenatore emergente per la panchina, nella fattispecie, Pierluigi Frosio. Fu questa lannata disputata con meno patemi, un onorevole 13° posto con salvezza matematica conseguita a poche giornate dalla fine, 33 punti, 16 + 17. Prima dellultima giornata di campionato, per, fu ufficializzata a sorpresa la notizia della sua non riconferma. Lanno 1993-94, con il rientrato Oddo e il subentrato Vitali, nonostante la squadra sembrasse allestita per un campionato di alta classifica allattacco si disponeva di un certo Chiesa arriv la retrocessione in C1. Alla fine della stagione arrivarono le dimissioni del presidente Francesco Farina, con Renato Cipollini nominato Amministratore Unico, il Conte degli Albertini manteneva la propriet. La stagione 1994-95 si concluse con la sorprendente retrocessione in C2 dopo aver disputato i play-out ed aver avuto la peggio a vantaggio della Massese. La realtà del secondo campionato di C2 nella storia da disputare dur poco pi di 40 giorni, il 30 luglio 1995 si riun il Consiglio Federale della Federcalcio a Roma. Per assenza di requisiti amministrativi vennero escluse dai campionati, Barletta, Crevalcore e Siracusa. Al loro posto vennero ripescate in C1, MODENA, Chieti e Turris. Le bandiere ripresero a sventolare, si festeggiava lo scampato pericolo. A questo punto, Mauro Bassinghi venne nominato presidente, con il Conte che manteneva la propriet. Classifica finale, un undicesimo posto onorevole, dopo che nel girone di andata si era navigato in zona Play-off. Due gli allenatori che si succedettero sulla panchina durante la stagione, Carlo Regno e Mauro Melotti. Questi furono anni di burrascose vicende societarie, terminate 3 anni or sono con lavvento dellattuale presidente Luigi Montagnani. Prima del suo arrivo la societ visse momenti sconcertanti, conoscendo addirittura una penalizzazione di classifica per illecito amministrativo stagione 1996/97 con presidente Fiorenzo Gabrielli stagioni di frenetici cambi in panchina, da Ferruccio Mazzola a Tomeazzi e Mascalaito, da Regno a Melotti, da Frosio a Bollini, da Fedele a Scanziani e Bollini, i tre allenatori che hanno caratterizzato la prima annata di Gigi Montagnani alla presidenza del Modena, 1997-98, conclusa con un dignitoso sesto posto dopo essere stati a lungo in piena zona play-off. Finalmente la stagione 1998-99 ha riportato un po di luce nel calcio modenese, stato solo un Lumezzane in salute nei play-off a dire di no ai sogni di promozione dei canarini. Nella stagione appena conclusa, 1999-2000, dopo un avvio di magro bottino, 9 punti in 10 partite e penultimo posto in classifica, con lavvento di Gianni De Biasi in panchina nonch cinque adeguati rinforzi alla riapertura del mercato, il Modena ha condotto a termine un campionato con una salvezza abbastanza tranquilla. All’inizio della stagione successiva 2001/02 (Serie B) c’è un’importante novità a livello societario: Romano Amadei, patron della IMMERGAS rileva il 50% del pacchetto azionario della società gialloblù per poi rilevare nel Gennaio 2002 il rimanente 50% fornendo così alla società un futuro sicuro e solido. IMMERGAS compare anche sulle maglie da gioco quale sponsor principale. Il gruppo giocatori che ha conquistato la serie B viene confermato, con qualche ritocco in più mentre la sede del ritiro precampionato è sempre Pieve di Cadore.Dopo il primo turno di Coppa Italia brillantemente superato (Lumezzane, Cagliari e Reggina gli avversari di girone) la seconda gradita sorpresa è dietro l’angolo.Il MODENA ha un inizio di campionato altrettanto travolgente: col Bari (vittoria 2-0), a Crotone (2-1), col Napoli (4-1). I canarini conducono un torneo in cui occupano costantemente le prime quattro posizioni con il vantaggio sulla quinta che aumenta giornata per giornata. Si arriva al 12 maggio 2002, il giorno più lungo, il teatro è lo Stadio “Luigi Ferraris” di Genova, l’avversario è il Genoa. 0-0 il risultato finale poi, tutti a seguire con le radioline gli ultimi cinque minuti di recupero della gara Cosenza-Napoli che è sull’1-1. Al fischio finale dell’arbitro della partita di Cosenza la gioia generale esplode: dopo 38 anni MODENA è in serie A, il sogno è diventato realtà.
GIGI MONTAGNANI. Luigi Montagnani "Gigi" diventa presidente del Modena nel gennaio del 1997, dopo il travagliato periodo dell’abbandono di Farina. Nessuno può dimenticare quest’uomo cha ha avuto il grande merito di riallacciare un forte legame tra la città di Modena e la sua squadra. Montagnani, che aveva militato nelle giovanili del Modena nel ’49 non era solo un imprenditore, ma anche e soprattutto un tifoso. Ed è infatti con l’entusiasmo del tifoso che porta a Modena gli attuali Direttore Generale Doriano Tosi e allenatore Gianni De Biasi. A lui ed a loro il merito di aver risvegliato nei modenesi una passione da troppo tempo assopita. Purtroppo la sua scomparsa avvenuta nell’estate 2000 non gli consentirà di ammirare le 2 promozioni consecutive conquistate dal Modena da lui costruito.
LO STADIO. Lo Stadio Alberto Braglia di Modena è l'impianto sportivo in cui il Modena disputa le partite casalinghe. Dalla stagione 2008/09 vi disputa le partite casalinghe anche il Sassuolo, per l'inagibilità del suo impianto, lo Stadio Enzo Ricci. Inaugurato nel 1936, ha mantenuto intatta la sua struttura fino al 2003 quando sono partiti i lavori per il completo rifacimento. Oggi la capacità dell'impianto, grazie ai lavori eseguiti, è di 20.507 posti. Il 21 novembre 2007 lo stadio ha ospitato, per la prima volta, la Nazionale italiana nella partita contro le Fær Øer conclusasi 3-1 per gli azzurri.
Nell'estate 2002 sono stati realizzati i lavori di costruzione della nuova Curva Modena Gigi Montagnani, con l'ampliamento della gradinata. Nell'estate del 2003 si è proceduto alla realizzazione del secondo stralcio di lavori, che prevedevano la demolizione della pista d'atletica, la ristrutturazione della tribuna storica e il rifacimento completo della gradinata e della Curva ospiti. Nel 2006 è stata completata la copertura della Curva Montagnani e nel 2007 è terminata l'installazione in tutti i settori dello stadio di nuovi seggiolini muniti di schienale. L'amministrazione comunale ha affidato in gestione alla società calcistica cittadina un vero e proprio stadio modello per l'Italia, di tipico stampo inglese. Alla conclusione completa dei lavori, manca solamente la copertura della Curva ospiti, intervento già programmato da parte del comune.
LA TIFOSERIA. I modenesi debbono indubbiamente la loro fama allo storico gruppo delle Brigate Gialloblù, nate nel 1975 nella Curva Nord dello stadio Braglia e solo nel decennio successivo, in contemporanea con la crescita del gruppo, trasferitesi nella più capiente Curva Sud. Per anni le BG hanno portato in giro per l'Italia il loro modo di porsi, rude e senza fronzoli, guadagnandosi indubbio rispetto; e senza nascondere il loro credo politico d'estrema sinistra. Verso la fine degli anni '90 il gruppo ha conosciuto un forte declino in contemporanea alla crescita di altri gruppi modenesi (Ultras, Sezione, Head Out, Hniti), finendo infine per sciogliersi nel 2006. Da allora gli ultras modenesi si riconoscono dietro la sigla "Curva Sud Modena", e portano avanti uno stile vicino ai "casuals" d'oltremanica, oltre ad aver abbandonato del tutto l'etichetta politica (anzi ormai in curva convivono moltissimi elementi di destra).
I RAPPORTI. I modenesi sono stati fra i nostri nemici preferiti, eppure non tutti sanno che nei primissimi anni 80 fra le due tifoserie era nato un gemellaggio, si parla del 1981 o giù di li. Durò un solo anno, a loro non piaceva il nostro gemellaggio con Bologna ed a noi credo che non piacesse la loro amicizia coi mestrini...
Ricordo nel settembre 1992 Padova-Modena terza d'andata. Noi in sciopero dopo il tonfo di Cremona la settimana prima. Era il periodo di crisi dei tabacchi, chi se lo ricorda? In giro non si trovavano più sigarette che non fossero MS o Nazionali, e quando queste tornarono sugli scaffali costavano quasi il doppio (5000 lire contro le 3000 di prima). Bene, io e un mio socio eravamo fuori a dieci minuti dall'inizio della partita ed avevamo pensato malauguratamente di scroccàre una sigaretta a un ragazzo che avevamo visto passare in Prato della Valle. Grave errore perché questo si rivelò poi essere un tossico che di sigarette aveva solo quella e voleva a tutti i costi venderci un'autoradio... Insomma non ci mollava più.... Quando riuscimmo a mandarlo a cagare mi girai di scatto per tornare indietro e vidi un tizio camminare con passo spedito in direzione del chiosco di Santa Giustina. Lo notai perché aveva in mano una borsa sportiva e in testa un cappellino delle Brigate Gialloblu Modena, e nessun altro colore addosso. Non feci nemmeno in tempo a realizzare che era un modenese che questo attraverso quasi di corsa il Prato ed arrivò davanti al chiosco dove contemporaneamente arrivarono sette o otto macchine di modenesi con sincronismo perfetto, aprì la borsa e cominciò a distribuire delle aste tipo di bandiera, di plastica nera dura. I nostri erano pochi (mancavano dieci minuti all'inizio della partita) e colti completamente di sorpresa, subirono e basta. Un numero perfetto, da levarsi il cappello. Al ritorno i nostri si organizzarono con un pullman "Tattico" che riuscì ad arrivare a Modena senza scorta e venne intercettato dalla polizia. Da li la rivalità decollò, l'anno dopo ci furono i famosi scontri del mercatino dell'antiquariato in Prato e credo che i modenesi sottovalutarono un tantino la situazione memori dell'anno prima.... Poi ci ritrovammo negli anni di C e nelle amichevoli che il Padova ebbe la bella idea di organizzare nel precampionato. L'amichevole dell'agosto del 2000 fu teatro di un bello scontro e ci costo una ventina di diffide. Due anni dopo ci fu la replica ed anche in quell'occasione i gialloblu fecero il passo più lungo della gamba venendo a trovarci sotto la curva ma finirono saltati in padella.... Anche la vicina Sassuolo non è stata immune da questa rivalità, e se il Modena non giocava state pur tranquilli che i gialloblu venivano a farci visita. Celebri gli scontri del febbraio 2000 dove le prendemmo di brutto e dei quali porto ancora il ricordo. Anche nell'aprile 2007 due gruppi si fronteggiarono fuori dallo stadio. Fini con padovani e modenesi uniti contro i blu che avevano fermato uno di loro. Insomma una bella rivalità che va onorata con una signora presenza.
LA TRASFERTA. La Curva Fattori organizza la trasferta a Modena in pullman. Il costo è di 10 €. Le prenotazioni si raccoglieranno questa sera in Via Carducci dalle 21,30 in poi. Il ritrovo è previsto sabato mattina alle 11,30 allo stadio Euganeo. Questi i punti vendita abilitati per la vendita dei biglietti del settore ospiti (costo 12 euro, esclusi i diritti di prevendita).
-Rivendita giornali di Bordigato Giuseppina, via Piovese 111 Padova – Tel 049 8020962
-Cartoleria-Tabaccheria Pinton – via Garibaldi 30 Cadoneghe (Pd) – Tel 049 8871084
-Alimentari di Piazza Anita – via Martignon 16 Mestrino (Pd) - Tel 049 9000030
-Videoteca “Videodrome” – largo Traiano 5 Montegrotto (Pd) – Tel 049 8910644
-Rivendita giornali di Bordigato Giuseppina, via Piovese 111 Padova – Tel 049 8020962
-Cartoleria-Tabaccheria Pinton – via Garibaldi 30 Cadoneghe (Pd) – Tel 049 8871084
-Alimentari di Piazza Anita – via Martignon 16 Mestrino (Pd) - Tel 049 9000030
-Videoteca “Videodrome” – largo Traiano 5 Montegrotto (Pd) – Tel 049 8910644
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