“Non lo fare. Per te è solo una sciarpa, per un ragazzo rappresenta la vita". (Bill Shankly).
Questa frase rappresenta l’essenza di Bill Shankly. Chi cazzo è? E’ l’allenatore più amato dai tifosi del Liverpool. Come non lo conoscevo io fino a qualche anno fa, fate uno sforzo di cinque minuti e capirete che di Allenatori Leggendari cosi, in stile Nereo Rocco, in giro per l’Europa oggi non esistono manco a pagarli ma che una volta esistevano…eccome se esistevano. Bill Shankly nacque in un villaggio minerario scozzese e sbarcò nel dicembre 1959 per 2.500 sterline l’anno in un Liverpool in Serie B da cinque anni con una squadra di merda da gestire e un ambiente sul filo della paranoia al cospetto di un Everton in salute. Fu sempre fedele alle sue umili origini e molto vicino ai ragazzi della mitica KOP per lo più composta da membri della working-class che ogni giorno conoscevano la merda da mangiare nelle fabbriche o nel porto della città. “Sono un uomo del popolo” amava ricordare, “solo il popolo mi interessa”. Non ha mai scritto libri del cazzo come “Tenetevi il miliardo” di Cristiano Lucarelli ma aveva uno spiccato senso dell’humour (inglese s’intende). Si narra che uno dei primi giorni andò dal barbiere che gli chiese: “Anything off the top?” (Devo toglierle qualcosa dalla testa? Cioè, quale taglio di capelli desiderasse) “Ay, Everton!" Rispose il tecnico. La partita d’esordio perse 4-0 col Cardiff City; Shankly non si scompose, compilò una lista di 24 giocatori da mandare fuori dai coglioni e nel giro di un anno tutta la rosa fu cambiata. Cominciò a lanciare diversi giovani interessanti come Roger Hunt, Ian Callaghan, Ian St. John e Ron Yeats che riportarono i Reds in Serie A nel 1962. Maniaco della preparazione fisica (“Quando morirò, voglio essere l’uomo più in forma di tutto il cimitero!”) sottoponeva i suoi ragazzi ad allenamenti massacranti che però davano buoni frutti in campo visto che, dopo un annata di ambientamento nella massima serie, il Liverpool tornò addirittura Campione d’Inghilterra. Nello stesso anno, il buon Bill decise di rendere rossi anche le braghette e i calzettoni della divisa e nacque lo spirito Reds. Siamo nella Liverpool anni ’60, una città di mezzo milione di abitanti sulla cresta dell’onda tra i Beatles e uno scalpitante Liverpool che si fermò solamente in semifinale di Coppa Campioni contro la Grande Inter di Helenio Herrera grazie a una furbata di Peirò. Più di quaranta anni dopo, precisamente l’11 marzo 2008, ci pensò Torres a vendicare la beffa nerazzurra e, visto che ero presente assieme ad altri 4 soci nel settore inglese posso ben ricordarmi dello striscione “Vendetta di Shankly” che issarono i tifosi Reds alla fine della partita senza contare le numerose pezze di cui ne avete una sotto di esempio.
Nel 1965 i Reds vinsero la F.A. Cup, la stagione successiva persero la finale di Coppa delle Coppe a Glasgow e quei giovani cresciuti con Shankly stavano cominciando la loro parabola discendente. Callaghan, Hunt e Gerry Byrne diventarono Campioni del Mondo nel 1966; nella stagione post-mondiale Shankly diede il via alla seconda infornata di baby-prodigi (come il portiere Clemence e rinnovamento. Anni all’asciutto ma che gettarono le basi per lo squadrone che seminò il panico negli anni successivi in Inghilterra e in Europa. Si regalò Kevin Keegan, uno dei migliori giocatori inglesi di tutti i tempi e centrò il double Campionato-Coppa Uefa nel 1972-1973 (primo manager inglese). L’anno successivo i Reds vinsero la F.A. Cup e il 12 luglio, probabilmente dopo essersi alzato male la mattina, Shankly annunciò in conferenza stampa l’acquisto di Ray Kennedy dall’Arsenal salvo poi lasciare la parola al presidente John Smith che lesse un comunicato: “è con vivo rammarico che devo informarvi che mister Shankly ci ha avvertito che intende ritirarsi dalla carriera di allenatore”. I giornalisti presenti pensarono all’ennesimo scherzo, altri sbiancarono, ma la decisione era presa e soprattutto vera. La Leggenda Vivente di Liverpool che ha creato dal nulla una squadra sino a ricostruirla a sua immagine e somiglianza se ne andava di punto in bianco. In luglio. Dopo aver vinto e aver gettato le basi di quel Liverpool, consegnato al vice Bob Paisley, futuro vincitore di 4 coppe Campioni in 6 anni e dominatore incontrastato in Inghilterra con sette scudetti fino all’Heysel. Fu nominato Ufficiale dell’Impero Britannico dopo il suo ritiro. Shankly morì il 29 settembre 1981 stroncato da infarto gettando nello sconforto quanti credevano Immortale l’uomo capace di portare il Liverpool dalla B al fascino odierno di squadra blasonata e tifoseria come un corpo unico.
Quando vedete l’immagine li sopra, con il This Is Anfield apposto nel corridoio che porta al campo e che carica a dismisura la squadra di casa come l’altrettanto da brividi You’ll never walk alone, sappiate che è opera di Bill Shankly anche questa, «per ricordare ai nostri ragazzi per QUALE MAGLIA giocano, e ai nostri avversari contro chi giocano». Un motivatore straordinario che forse servirebbe anche a latitudini più basse di Liverpool che ha visto parecchi ominicchi, piglia inculo e quaquaraqua indossare ingloriosamente il Centenario Bianco scudo.
Quando invece vi chiedete che cazzo significhi la frase che vi ho scritto in grassetto in apertura dell’articolo guardate bene l’immagine qui sotto; è la statua di Bill Shankly posta all’ingresso di Anfield. Ma guardatela bene…non notate una sciarpa legata al collo nella scultura?
Riguarda un episodio avvenuto nel 1973 che lo vide protagonista: durante il giro d'onore per celebrare l'ennesima vittoria in campionato, un agente di polizia gettò di lato una sciarpa lanciata dalle tribune. Shankly vide la scena si avvicinò all'agente e gli disse: «Non farlo, per te è solo una sciarpa, per un ragazzo rappresenta la vita», poi raccolse la sciarpa e se la legò al collo.Siccome nelle vicinanze c'era un microfono, le sue parole furono captate e ben presto diffuse.
1 commento:
Bellissimo post...ecco perchè il calcio britannico è così fascinoso. Perchè la gente sente il legame con il club, la sua storia fatta di uomini come Shankly la cui memoria sicuramente verrà tramandata alle varie generazioni di fans così come per noi Nereo Rocco anche se il Paron non rimase così tanti anni a Padova...
Io nel 2008 sono stato a Liverpoole qaulche foto ad Anfield l'ho fatta...
http://www.flickr.com/photos/albertthebollix/2933308043/in/set-72157607615387786/
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