giovedì 25 febbraio 2010

BELIN CHE TORO


LA MARATONA. Curva Maratona è il nome tradizionalmente dato alla curva più calda dei tifosi della squadra del Torino F.C.. Il nome è stato attribuito per la presenza, nello Stadio Comunale di Torino, nell'area retrostante la curva stessa, di una alta torre denominata appunto "Torre Maratona", nei pressi della quale si apriva l'ingresso riservato agli atleti partecipanti all' omonima gara atletica. Con l'abbandono dello Stadio Comunale e il passaggio della squadra allo Stadio delle Alpi, i tifosi e i gruppi organizzati della curva Maratona si sono collocati nella curva "nord", in particolare nel secondo anello della medesima, conservando il nome di Curva Maratona.
A partire dal campionato 2006/ 2007, il Torino è tornato a giocare allo Stadio Olimpico di Torino (prossimo a essere rinominato Stadio Grande Torino) ristrutturato in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, cosicché il tifo più "caldo" si è riappropriato della propria curva "storica". La Curva Maratona è infatti il vero cuore pulsante del tifo granata, incessante sostegno per la squadra ed esponente degli "umori" della tifoseria (restano note le molteplici contestazioni, nei decenni, a varie dirigenze e giocatori colpevoli di scarso attaccamento ai colori sociali). Da qualche stagione a questa parte la società granata ha per questo ritirato la maglia n° 12, assegnandola simbolicamente alla Maratona, considerata a tutti gli effetti il dodicesimo uomo in campo del "Toro".Il tifo granata più moderato tende a riunirsi invece nella curva opposta tradizionalmente chiamata "Curva Filadelfia" data la vicinanza della stessa all'omonima via e ribattezzata dal 2005/ 2006 "Curva Primavera" (in onore delle giovanili granata); questo nome è stato conservato anche ora che il Torino gioca nuovamente allo Stadio Olimpico di Torino. Molti tifosi auspicano tuttavia che riprenda presto il suo antico nome, in onore e ricordo dello Stadio Filadelfia, prima e unica vera "casa" del Toro e teatro delle gesta del Grande Torino. 

ULTRAS. Il tifo organizzato di matrice torinista ha radici antiche, in quanto già nel 1951 videro la luce i Fedelissimi Granata. Una cosa a metà fra un club di tifosi e quello che noi oggi intendiamo per "gruppo ultras". Nel 1969 però l'ala più giovane e creativa dei Fedelissimi decise di distinguersi, e fecero stampare uno striscione "Commandos Fedelissimi". Da li in poi le denominazioni si susseguirono con grande rapidità fino al 1973, quando venne stampato lo striscione "Ultras Granata". Da allora questa fu la denominazione ufficiale del gruppo "portante" del tifo granata, la cui dicitura completa all'inizio era "Ultras Granata Maratona Club 1969". Verso il 1977 un'altra scissione dal club Fedelissimi vide nascere i Leoni della Maratona, che vedevano al loro interno membri di altri club storici del tifo granata come Grande Torino o Superstars. Negli anni '70, quando i gruppi ultras veri e propri muovevano i primissimi passi, la Curva Maratona era già un esempio di organizzazione e una guida per molte tifoserie. Unanimemente in quel periodo erano considerati la migliore tifoseria d'Italia. Storiche amicizie in quel periodo con gli Eagles Supporters della Lazio e con le Brigate Gialloblù del Verona; mentre già nel 1976 in occasione di Atalanta-Toro si verificarono scontri fra le due tifoserie, con uso di caschi, bastoni e pistole lanciarazzi. Furono forse i primi tafferugli della storia a destare un certo scalpore fra l'opinione pubblica: prima di allora gli episodi di violenza allo stadio erano più legati all'andamento della partita, e si risolvevano in mega invasioni di campo o caccia alla terna arbitrale. Raramente si assisteva a scazzottate fra tifosi, sopratutto in occasione di derby storici, e quasi sempre la cosa si risolveva al momento e senza l'uso di armi.
Negli anni '80 nacquero da una scissione degli Ultras Granata, i Granata Korps: alla base del gruppo c'era una visione diversa, sopratutto a livello politico, col gruppo portante. Per anni i GK rappresentarono una validissima alternativa nella Maratona: gli UG, nonostante un'ampia base che comprendeva anche ragazzi di destra, erano decisamente tendenti a sinistra e per buona parte frequentavano anche l'area antagonista torinese e centri sociali come l'Askatasuna. I Korps erano schierati a destra, anche se fino alla fine degli anni '80 avevano una base decisamente variegata e pescavano molto dall'ampio "sottobosco" torinese, con tutte le sue sottoculture (punk, mods, Skins...) che ne fanno una sorta di "corno d'albione" in terra italica. Più volte ci sono stati screzi fra i due gruppi principali del tifo granata, ed in alcuni momenti la tensione è stata anche abbastanza alta. Dopo aver visto da vicino i Korps, mi sono reso conto del perchè alla fine i due gruppi abbiano sempre preferito la convivenza... Altro gruppo storico, i Ragazzi della Maratona, nati nel 1985 dall'unione di vari gruppi minori (Brigate e Fedayn), per anni uno dei gruppi più dinamici fino allo scioglimento avvenuto nel 2003 in seguito al furto dello striscione subito dagli odiati cugini bianconeri in occasione di un Juve-Reggina di Coppa Italia quando i RdM si trovavano nel settore ospiti con gli allora amici calabresi e si videro sfilare lo striscione dall'anello inferiore.
Col trasferimento al "Delle Alpi" la Maratona perse decisamente parte del suo smalto. Rimase e rimane comunque tuttora una delle tifoserie ultras "storiche". Pochi fronzoli, mai coloratissimi, mai numerosissimi ma quelli giusti c'erano sempre, tanto tifo e brutte facce. Nel 1994 lo scioglimento dei Leoni della Maratona portò la curva ad essere gestita per anni dal duopolio Ultras-Korps, affiancati dai Ragazzi e dal V Colonna, oltre a svariati gruppi minori (Leumann Dandies, Brigata Vallette, Etarras, ecc.). Negli anni i granata non hanno mai perso comunque la loro turbolenza, nonostante i vari cambi generazionali: celebri scontri con atalantini, veronesi, romanisti, ai derby, coi perugini in occasione dello spareggio (perso) per la serie A del 1998. Nel 2000 in occasione del derby di ritorno (giocava in casa la Juve), la società bianconera decise di concedere ai granata solo 5.000 biglietti e la Curva Maratona ai tifosi bianconeri (nelle partite interne della Juve, in Curva Nord Maratona prendevano posto gli Irriducibili Vallette, che oggi hanno cambiato nome e curva diventando Bravi Ragazzi). Divamparono le polemiche e gli ultras del Toro esposero il loro pensiero su uno striscione che recitava: "Si condanna la violenza, si combattono gli striscioni ma dalla curva cacciate i veri padroni. Violenza sarà!". Il caso finì addirittura in parlamento e la Curva Maratona venne assegnata infine ai granata. 
Ma la Maratona non è famosa solo per la turbolenza, quanto per l'incrollabile fede granata, più forte di tutto e di tutti. Nel 2003 il Toro retrocesse rovinosamente in serie B scatenando la rabbia della tifoseria che causò la sospensione della partita contro il Milan. Pochi giorni dopo, in occasione della "Marcia dell'Orgoglio Granata" ben 50.000 tifosi sfilarono per le vie di Torino e fino al santuario di Superga dove si schiantò il Grande Toro.
Negli ultimi anni, in seguito al trasferimento nel nuovo Olimpico (il vecchio Comunale tirato a lucido) e sopratutto all'entrata in vigore del Decreto Amato, la geografia della Maratona è cambiata nuovamente: Ultras Granata e Granata Korps non espongono più i loro striscioni e tutti i gruppi si sono riuniti dietro la sigla "Maratona Club 1969", che altro non è che la prima dicitura degli Ultras Granata (vedi sopra). In Curva Primavera invece sono posizionati i Leoni della Maratona, riformatisi nel 2004. 
RAGAZZI DI STADIO. IL LIBRO: Pubblicato in Italia nel lontano 1979 e successivamente riproposto da Supertifo in versione integrale nel 1997, rappresenta uno dei più bei libri che mai siano stati scritti sul fenomeno Ultras. Il Segre narra attraverso le interviste ai protagonisti dell’epoca, la vita degli Ultras del Torino e della Juventus. Il ruolo assunto dall’autore, cioè quello di  semplice intervistatore, rende l’opera veloce nella lettura proprio perché l’assenza di giudizi aprioristici lascia al lettore il puro piacere della lettura. Suddiviso in sette capitoli, nei primi due i gruppi sono considerati come “collettività” (Ultras Granata e Fossa dei Campioni) ed è attraverso le risposte di più persone che si riescono a ricavare notizie molte interessanti riguardanti la storia, l’orientamento politico e l’organizzazione interna dei Gruppi stessi. Nei capitoli successivi il Segre intervista direttamente alcuni dei più importanti protagonisti dell’epoca. Egli infatti ha la possibilità di intervistare 2 delle principali figure della storia Ultras Italiana: il Margaro, leader degli Ultras Granata negli anni 70/80, e Beppe Rossi leader e fondatore dei Fighters, fino alla sua prematura scomparsa, e precursore di una visione “all’inglese” del tifo. Per concludere un libro appassionante che fa crescere il rammarico di non essere nati 20 anni prima e che rappresenta un punto di partenza se si vuole capire perché, chi e come si era Ultras all’epoca dei nostri padri. Da leggere tutto di un fiato.
IL FILM: Nella letteratura e (meno ancora) nella cinematografia italiana il calcio e, soprattutto, la sua manifestazione più spontanea e genuina, il tifo, non hanno mai goduto dell'ambito e meritato spazio. Il tifo è spesso stato relegato in secondo piano, bollato frettolosamente come sottocultura. Quando ciò non è accaduto sono stati confezionati prodotti svogliati e superficiali (è il caso del libro "I Furiosi" di Nanni Balestrini), fuorvianti (il film "Ultrà") oppure autentica spazzatura (il film "Tifosi" di recente commercializzazione). Secondo noi il prodotto migliore, nonostante risalga ad oltre venti anni fa è il film - inchiesta di Daniele Segre (da cui scaturì anche un libro) dal titolo "Ragazzi di Stadio". Questo apprezzabile lavoro rappresenta il primo tentativo di andare a vedere chi sono e cosa pensano, vogliono, realizzano, sperano quei ragazzi (di stadio, appunto) artefici degli spettacoli coreografici e di tifo che fanno da contorno ad un avvenimento, la partita, altrimenti subito passivamente. Ragazzi di Stadio dà la parola ai gruppi portanti delle curve di Torino e Juventus (Ultras e fighters), intervistando gli elementi più carismatici di ambo le parti. A parer nostro, a costo di apparire esageratamente faziosi, la parte più interessante (salvando, tra i gobbi, solo le dichiarazioni di Beppe Rossi, che purtroppo per lui predicava nel deserto) è quella in cui parlano due leader degli UG (Margaro e Giò); dalle loro parole traspare chiaramente la loro mentalità, la coscienza dell'essere ultras (ricordiamo che il movimento era nato da poco) ed il fatto che i problemi con cui si scontrano le curve italiane sono, gira e rigira, sempre i soliti: repressione poliziesca, incidenti, politica. Il grande merito di Segre è stato quello di non ergersi a censore, di non voler presentare i ragazzi di stadio come acefali fenomeni da baraccone ma come persone normali, con i loro microcosmi fatti di gioie e dolori, problemi (ir)risolti, pregi e difetti, ma che credono ciecamente nella loro "fede". Spiace, purtroppo, notare come ad oltre venti anni di distanza, il pensiero dell'opinione pubblica riguardo ai ragazzi di stadio non sia cambiato: farabutti, delinquenti, drogati, violenti per natura, pazzi da legare. NOI NON SIAMO COSI'. Siamo ragazzi che la domenica e durante la settimana (ciascuno compatibilmente con i propri impegni: c'è chi lavora e chi no, chi lavora part-time e, udite udite, pure chi studia...) dedicano il proprio tempo alla causa del gruppo e del Toro, ad un ideale, una fede, un qualcosa che, più d'altro, ci fa battere il cuore e ci permette di dar forma alla nostra fantasia e ai nostri sogni. A tutti quei sociologi (sia quelli reali sia quelli che si atteggiano a tali) che, immancabilmente, ad ogni tavola rotonda, sputano sentenze su argomenti che non conoscono, se non marginalmente, vorremmo chiedere: perché vi meravigliate di noi? Perché vi stupite del nostro non essere in linea con gli standard della (piatta) società che ci circonda? Avete abbattuto qualsiasi valore ed ideologia, avete sacrificato qualsiasi legame sociale in nome del dio denaro, avete tentato di appiattire le nostre menti con la vostra tv - spazzatura, e vi stupite del nostro resistervi? La Maratona è il nostro spazio, il nostro mare puro e limpido, e non permetteremo mai a voi, benpensanti voltafaccia, di provare ad inquinarlo. Noi siamo i RAGAZZI della MARATONA anche e soprattutto per te che stai leggendo queste righe. Potresti, tra qualche anno, rimpiangere di esserti fatto scivolare la vita addosso, anestetizzato da radio e tv. Fin quando ci sarà uno, uno soltanto, che, guardandoci, dentro di sé penserà che siamo il "dodicesimo uomo", noi la nostra guerra l'avremo vinta! (Recensione tratta dal sito di Daniele Segre).

RAPPORTI. Con la tifoseria del Toro gli unici screzi sono stati nell'ultimo anno di B (1998), quando alcuni tifosi granata residenti in Veneto pisciarono un pò fuori dal boccale. Per il resto, qualche sfottò, ma rapporto che è sempre scivolato via nell'indifferenza reciproca.

GIUDIZIO PERSONALE. I granata e la Maratona non li scopro certo io, pertanto rischierei di dire le solite banalità, ovvero che sono un grande gruppo, che hanno una grande mentalità (che cazzo vorrà dire poi!?! boh...) ecc... Mi è capitato nel corso degli anni di aver visto qualche partita in mezzo a loro, quel tanto che mi è bastato per farmi un'idea. Vivono lo stadio in un certo modo, da sempre. Non si tirano indietro. Non sono mai stati tantissimi, o meglio: nelle trasferte non partono in tantissimi da Torino. Ma quelli che partono sanno bene che non stanno andando in gita ma in trasferta. Hanno avuto ed hanno tuttora degli scazzi per vari motivi fra di loro ma non vanno a renderli pubblici. I panni sporchi li lavano in famiglia. Non c'è spazio per le chiacchiere da bar o da internet, apprezzano la gente che fa e non quella che parla e basta. Credo di averli dipinti nella maniera più verosimile possibile. Se poi qualcuno pensava che fossero persone con sei braccia e quattro teste rimarrà deluso. Ecco, seguono il Toro con costanza, portando il loro modo di essere e senza tanti compromessi. E questa forse è la cosa che li rende speciali agli occhi di tutti. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

il documentario ragazzi di stadio è a mio parere interessante sia per quanto riguarda l parte degli juventini sia dei granata... comunque complimenti ai granata e forza Padova