Qualche giorno fa l’itaglia ha avuto l’onore di riabbracciare uno dei più grandi allenatori del calcio di oggi, quel Fabio Capello Campione d’Europa col Milan, pluricampione d’itaglia con Milan, Roma e Juve, campione di Spagna col Real e ora commissario tecnico della nazionale Inglese. E’ sbarcato all’università di Parma tenendo un’interessante lezione-conferenza stampa nel corso di Master in organizzazione dello sport.
Mi sarebbe piaciuto ascoltarlo dal vivo, il Capello allenatore è indiscutibile ed innegabile è il carattere da duro che l’ha portato in carriera a scontri tutt’altro che pacifici con tanti campioni. Il Capello uomo invece mi incuriosisce perché mi risulta indagato per evasione fiscale. Questa quisquilia non intacca minimamente il mio rispetto assoluto per le sacrosante parole testuali della sua formidabile conferenza praticamente senza contraddittorio dove sostiene che il calcio itagliano sia in mano agli ultrà.
Che culo. Concordo con lui sull’assoluto divieto degli striscioni e proporrei, perché no, l’art. 21 della Costituzione che sancisce la libertà di espressione. Uno che sputa sentenze in questa maniera presumo sappia tutto del mondo calcistico italiota. Mi sarebbe piaciuto sapere, vista la sua ampia conoscenza, se era al corrente delle prodezze del duo Moggi & Giraudo, ma mi rendo conto di cadere in inutili cazzate. In tribunale rispose con valanghe di “non so” “non ricordo” per una stronzatina del genere chiamata associazione a delinquere dove dei suoi collaboratori rischierebbero il gabbio. Mi sarebbe piaciuto sapere da lui, da calciatore anni ’70, se doping e scommesse all’epoca erano la regola o l’eccezione. Ma anche qui, lo ammetto, cadiamo in basso e nel banale. Puttanatine di poco conto. Il calcio (e le nazioni unite) sono in mano agli ultrà.
Piuttosto ascolto compiaciuto le dichiarazioni da etilometro dove prima dice: “Il valore in tv dei campionati inglese e spagnolo, purtroppo, è superiore al nostro, perché quando si vedono cose brutte, stadi mezzi vuoti, è normale essere scavalcati” e poi farfuglia: “In Italia mezz’ora prima delle gare gli stadi sono già pieni, in Inghilterra e Spagna dieci minuti prima lo stadio è vuoto, il pubblico è nei ristoranti perché tutti hanno il posto a sedere e coperto”. Ma sti cazzo di stadi italiani sono pieni o vuoti?
Mi rendo conto di pretendere troppo da un uomo che va per i 64 anni di età. A una certa età una percentuale di rincoglionimento è più che lecita. Rimane intatta e duratura la mia stima verso questo manager di scuola Fininvest prestato al mondo del calcio. Soprattutto quando parte sparato in quarta sugli argomenti stadi, snocciolando tesi che tutti i giornalai e, soprattutto, i costruttori italioti, vogliono sentirsi dire: “In Italia non sono di proprietà delle società (gli stadi ndr) , è un grande handicap, mentre in Spagna e in Inghilterra i club sono proprietari degli impianti: è un valore in più nel calcio di oggi dove i giocatori non sono di proprietà dei club. Le società italiane hanno così un valore relativo, non avendo immobili”. Sono d’accordissimo con Capello. Si, è vero, ogni tanto qua e la c’è l’eccezione che conferma la regola. Ma si tratta di eccezioni e per giunta assolutamente di basso rilievo. Per esempio il Manchester United è nella merda fino al collo pur avendo lo stadio di proprietà. Si è vero, siamo intorno ai 700 milioni di euro di debito ma la cosuccia si potrebbe risolvere a breve vendendo, che so, il piccolo e inutilizzato (fino a dieci minuti prima della partita no?) Old Trafford o vendendo il centro di allenamento di Carrington. Manchester sponda City se la ride solo grazie ai petrodollari di un emiro. A Liverpool, stadio di proprietà anche per loro, il debito è una cazzatina da 270 milioni di euro.Non ho notizie certe, ma non mi risulta se la passi meglio ne il Newcastle ne, sino a poco tempo fa, il West Ham. Tutti con signori stadi alle spalle. Tutti con eccellenti introiti televisivi e con orari spalmati per poter coprire più mercati soprattutto il florido mercato asiatico.
Mi rendo conto di pretendere troppo da un uomo che va per i 64 anni di età. A una certa età una percentuale di rincoglionimento è più che lecita. Rimane intatta e duratura la mia stima verso questo manager di scuola Fininvest prestato al mondo del calcio. Soprattutto quando parte sparato in quarta sugli argomenti stadi, snocciolando tesi che tutti i giornalai e, soprattutto, i costruttori italioti, vogliono sentirsi dire: “In Italia non sono di proprietà delle società (gli stadi ndr) , è un grande handicap, mentre in Spagna e in Inghilterra i club sono proprietari degli impianti: è un valore in più nel calcio di oggi dove i giocatori non sono di proprietà dei club. Le società italiane hanno così un valore relativo, non avendo immobili”. Sono d’accordissimo con Capello. Si, è vero, ogni tanto qua e la c’è l’eccezione che conferma la regola. Ma si tratta di eccezioni e per giunta assolutamente di basso rilievo. Per esempio il Manchester United è nella merda fino al collo pur avendo lo stadio di proprietà. Si è vero, siamo intorno ai 700 milioni di euro di debito ma la cosuccia si potrebbe risolvere a breve vendendo, che so, il piccolo e inutilizzato (fino a dieci minuti prima della partita no?) Old Trafford o vendendo il centro di allenamento di Carrington. Manchester sponda City se la ride solo grazie ai petrodollari di un emiro. A Liverpool, stadio di proprietà anche per loro, il debito è una cazzatina da 270 milioni di euro.Non ho notizie certe, ma non mi risulta se la passi meglio ne il Newcastle ne, sino a poco tempo fa, il West Ham. Tutti con signori stadi alle spalle. Tutti con eccellenti introiti televisivi e con orari spalmati per poter coprire più mercati soprattutto il florido mercato asiatico.
Qualcosa non mi quadra. Che Capello stia dicendo una solenne puttanata? Come direbbe lui: “non so, non ricordo”. In itaglia ovviamente nessun giornalaio ha fatto notare il tutto, eppure globalmente il calcio italiota sta meglio di quello inglese pur non avendo stadi di proprietà. Da cittadino italiota mi chiedo: come mai Capello (la conferenza completa è disponibile su internet…) blatera di legge ad hoc per gli stadi e nessuno dice un cazzo? Perché bisogna finanziare strutture sportive ed extrasportive attorno agli stadi con dei soldi pubblici? Siamo proprio sicuri che il centro di tutto sia lo stadio di proprietà? O forse, vedi Inghilterra, il succo del discorso sono semplicemente le spese folli nella gestione delle società?
Dopo aver pisciato un po’ in testa a Don Fabio diamogli ragione al merchandising: le magliette taroccate sono una tragedia per le società di calcio che non hanno più i gonzi che comprano prodotti ufficiali a 70-80 euro. Altro che gli ingaggi multimilionari. Le magliette cazzo. Siamo un branco di merdacce che stiamo mandando in malora le società calcistiche italiote.
Poi parliamo di violenze da stadio: Fabio dice “In Inghilterra vi è massima sicurezza: non succede mai niente, gli steward ti proteggono, vi è molta responsabilità”. Forse ad agosto Fabio Capello era in qualche paradiso (fiscale?) palle all’aria, ma West Ham-Millwall è stato un momento amarcord. Recentemente forse sarà stato a spararsi qualche settimana bianca altrimenti non mi spiego il suo silenzio del derby di Manchester con offerta degustazione per Craig Bellamy, il silenzio sul tifoso morto a Blackburn dopo la partita con lo Stoke e, ironia della sorte, qualche giorno dopo questa fantastica lezione di Mr. Capello il derby Southampton-Portsmouth ci ha regalato questi TOCCANTI momenti con 11 arresti.Questo è quanto ci filtra l’informazione italiota. Ovviamente ben lontana dai titoloni su misteriosi incidenti che avvengono negli stadi del Bel Paese. Se uno è anche più curioso si faccia un giro su Youtube ed assisti alle imprese nelle serie minori. E se proprio ne ha i coglioni pieni dell’Inghilterra, che sposti la sua attenzione nella placida Francia. No, non PSG-Marsiglia. Parliamo di un qualunque Monaco-Nizza. Il sottoscritto per motivi di lavoro tornerà a breve nel Regno Unito, magari vi porto qualche reportage, mi manca da visitare l’Arsenal e l’Emirates Stadium. Tifoseria uniformemente considerata tranquilla. Nel frattempo continua a credere fermamente nel modello inglese descritto da Mr. Capello.
Mr. Peter North
Mr. Peter North
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