Fonte: Il Gazzettino
Con il Novara 7.416 tifosi, 6.130 con la Reggina, 5.038 a seguire cinque giorni fa il match con l'Albinoleffe. All'Euganeo si viaggia con il passo del gambero, con un'affluenza che sta calando vistosamente da una partita all'altra. Ancora più impietoso il confronto con la scorsa stagione in cui il picco più basso era stato raggiunto nella gara con il Frosinone (5.261 spettatori) e solo quattro volte si era andati sotto le 5.500 presenze. Eppure sabato la squadra era reduce da risultati positivi, la giornata era soleggiata e l'acquisto dei biglietti, con internet e gli sportelli bancari, è un po’ più semplice.
Gli stessi tifosi faticano a capire le cause di una simile situazione. «Le prime cose che mi vengono in mente - esordisce Giorgio Ferretti dell'Aicb - sono il peso sempre crescente delle televisioni e il fatto che la gente non sia ancora entrata in un clima di entusiasmo. Non incidono i prezzi - non aumentati - o la Tessera del tifoso che provoca disagi soprattutto in trasferta». Su quest'ultimo fronte parere diverso per Luigi Autunno dell'Ucb. «Molta gente di età più avanzata - racconta - non si è abbonata perché in parte condizionata, magari a livello psicologico, dalla tessera che viene vista come una forma di schedatura. Il sabato inoltre molti lavorano e i continui cambi di orari possono disorientare. Vediamo la prossima gara casalinga per capire se si tratta solo di una cosa episodica».
Affronta varie tematiche Mario Liccardo, tifoso di lungo corso. «Intanto - spiega - il padovano è scettico per sua natura, e scottato dall'anno scorso, ci va un po’ cauto. C'è poi la questione televisioni che sta togliendo la passione e imbastardendo il calcio, come i vari cambiamenti di orari e la scarsa ribalta della B a livello nazionale dove virtualmente già esiste la famosa "Superlega". Le società, poi, devono capire che per portare la gente allo stadio occorre offrire qualcosa che la tv non può dare. Riguardo un'eventuale ristrutturazione dell'Euganeo, può farla solo il Padova e deve essere una cosa seria, non una soluzione tampone».
E gli ultras? «È strano - commenta un portavoce della curva - perché il pubblico padovano di solito viene soprattutto quando la squadra va bene. Può incidere la programmazione del sabato, ma non faceva freddo e non pioveva. La Tessera del tifoso non c’entra perché provoca i disagi in trasferta dove comunque, come in casa, non mancheremo mai».
Stupito anche l'ex presidente Sergio Giordani. «Mi aspettavo un trend esattamente opposto di crescita delle presenze - premette - dopo il salto di qualità della passata stagione da parte dei tifosi. Forse in molti hanno fatto l'ultimo week end al mare, altri magari alla vigilia hanno giudicato anonima la posizione di centro classifica. Non è però anonima la squadra: gioca palla a terra, ha struttura e a pelle mi dà grande fiducia. La ritengo da play off, quest'anno c'è da divertirsi e chi non viene allo stadio si perde uno spettacolo».
Per la società si esprime il diesse Rino Foschi: «Non mi aspettavo più gente, per me 5.000 tifosi sono già tanti e possiamo solo ringraziarli. Il calo è generale, un po’ per la Tessera del tifoso un po’ perché il calcio si vede sempre più nel salotto di casa. Sta a noi avere più spettatori, facendo qualcosa sul piano del gioco e dei risultati»
Gli stessi tifosi faticano a capire le cause di una simile situazione. «Le prime cose che mi vengono in mente - esordisce Giorgio Ferretti dell'Aicb - sono il peso sempre crescente delle televisioni e il fatto che la gente non sia ancora entrata in un clima di entusiasmo. Non incidono i prezzi - non aumentati - o la Tessera del tifoso che provoca disagi soprattutto in trasferta». Su quest'ultimo fronte parere diverso per Luigi Autunno dell'Ucb. «Molta gente di età più avanzata - racconta - non si è abbonata perché in parte condizionata, magari a livello psicologico, dalla tessera che viene vista come una forma di schedatura. Il sabato inoltre molti lavorano e i continui cambi di orari possono disorientare. Vediamo la prossima gara casalinga per capire se si tratta solo di una cosa episodica».
Affronta varie tematiche Mario Liccardo, tifoso di lungo corso. «Intanto - spiega - il padovano è scettico per sua natura, e scottato dall'anno scorso, ci va un po’ cauto. C'è poi la questione televisioni che sta togliendo la passione e imbastardendo il calcio, come i vari cambiamenti di orari e la scarsa ribalta della B a livello nazionale dove virtualmente già esiste la famosa "Superlega". Le società, poi, devono capire che per portare la gente allo stadio occorre offrire qualcosa che la tv non può dare. Riguardo un'eventuale ristrutturazione dell'Euganeo, può farla solo il Padova e deve essere una cosa seria, non una soluzione tampone».
E gli ultras? «È strano - commenta un portavoce della curva - perché il pubblico padovano di solito viene soprattutto quando la squadra va bene. Può incidere la programmazione del sabato, ma non faceva freddo e non pioveva. La Tessera del tifoso non c’entra perché provoca i disagi in trasferta dove comunque, come in casa, non mancheremo mai».
Stupito anche l'ex presidente Sergio Giordani. «Mi aspettavo un trend esattamente opposto di crescita delle presenze - premette - dopo il salto di qualità della passata stagione da parte dei tifosi. Forse in molti hanno fatto l'ultimo week end al mare, altri magari alla vigilia hanno giudicato anonima la posizione di centro classifica. Non è però anonima la squadra: gioca palla a terra, ha struttura e a pelle mi dà grande fiducia. La ritengo da play off, quest'anno c'è da divertirsi e chi non viene allo stadio si perde uno spettacolo».
Per la società si esprime il diesse Rino Foschi: «Non mi aspettavo più gente, per me 5.000 tifosi sono già tanti e possiamo solo ringraziarli. Il calo è generale, un po’ per la Tessera del tifoso un po’ perché il calcio si vede sempre più nel salotto di casa. Sta a noi avere più spettatori, facendo qualcosa sul piano del gioco e dei risultati»
Provo a dire la mia: lo zoccolo duro della tifoseria padovana è questo. Cinquemila persone. Aggiungiamone altre 2-3000 che vengono a vedere la maggior parte delle partite ma non sono per niente attratti da Padova-Albinoleffe o Padova-Sassuolo. Più altri 2000 che vengono quando la partita è di cartello: arriviamo a 10.000 tifosi sugli spalti, quelli che c'erano lo scorso anno per Padova-Vicenza. E mettiamone altri 3-4000 che vengono solo quando c'è qualcosa in palio e magari c'è pure qualche promozione sui biglietti: arriveremo così a fare il pubblico di Padova-Pro Patria, Padova-Brescia o Padova-Triestina degli ultimi anni.
Vi sembra impossibile? Certo, nei primi anni '80 c'erano ventimila persone all'Appiani che andavano a vedersi la C2, ma erano decisamente altri tempi... Non so dire se quei tempi potranno mai tornare, certo finchè si va avanti a giocare di sabato e nei giorni più assurdi della settimana (martedì sera, venerdì sera... mercoledì pomeriggio alle 15, come sarà ad Udine in Coppa Italia!), ad imporre delle vere e proprie assurdità come la Tessera del Tifoso o le varie limitazioni del Casms e dell'Osservatorio (non venitemi a parlare di lotta alla violenza perchè mi viene da ridere!) ed a creare un disagio dopo l'altro ai tifosi (basta vedere le file ai botteghini ed ai tornelli dell'Euganeo, che potrebbero essere benissimo risolte con un minimo di buon senso e che invece portano molti tifosi ad entrare a partita abbondantemente iniziata...) non si può certo pretendere che il pubblico torni festante sugli spalti. Come ho già avuto modo di dire: si vogliono togliere gli ultras dagli stadi, credendo di andare a colpire la violenza, invece si finisce solo col colpire il tifo, intestardire gli ultras stessi su molte loro posizioni (vedi anche quelle tifoserie che contro la Tessera del Tifoso hanno deciso di disertare o stare in silenzio per tutto il campionato) e penalizzare tutti gli altri spettatori che a loro volta (non essendo per la maggior parte inclini a "sopportare" tanti disagi come invece fanno i ragazzi delle curve, senza voler sminuire nessuno, sia chiaro...) finiscono per stancarsi e stare a casa... Fossi una qualsiasi società professionistica mi porrei delle domande: o si mettono loro per primi a dire "No!" alle trovate di Maroni (che non sono nemmeno leggi!) oppure si troveranno per forza di cose gli stadi sempre più vuoti.
Rimanendo nello specifico di Padova, invece, c'è un altro ulteriore problema ad aggiungersi a quelli già noti a livello nazionale, che è lo Stadio Euganeo: in molti se ne sono accorti, ma fino ad ora nulla si è ancora mosso. Bene, quell'orrendo obrobrio di cemento è uno dei primi motivi per cui la città si sente lontana dal Calcio Padova! Pertanto, nel momento in cui si pensa ad un futuro maggiormente competitivo per il Padova (la serie A dichiarata negli obiettivi di Cestaro e magari le Coppe Europee un domani, che sono da sempre il mio sogno di quando ero ragazzino e che non le ritengo irraggiungibili, vedendo molte squadre che ci sono arrivate nel corso degli anni...) bisogna per forza di cose pensare anche ad uno stadio per il calcio. "Non ci sono santi nè madonne!", come si usa dire dalle nostre parti. Ed a misura di Padova possibilmente, perchè un impianto da 35-40.000 posti a noi non ci servirà mai a nulla e sarà sempre e solo uno spreco di denaro pubblico e di risorse.
Inoltre, ed anche questo l'ho detto già da un pò di tempo, servirebbe una maggiore promozione in città da parte della società. Maggior pubblicità per le partite, anche sugli spazi comunali. Uno Store ufficiale, dove comprare qualsiasi prodotto griffato Calcio Padova (sia da tempo libero che da allenamento o da gioco: prendiamo esempio dai club inglesi su queste cose!). E perchè no, maggiori incontri con le scuole: incontri dove possibilmente si parli del Padova e della sua storia, del legame con la città; non incontri dove un rappresentante della questura spiega agli studenti le tecniche che utilizzano per reprimere il tifo organizzato: prima di tutto perchè si finisce solo per mettere paura a dei ragazzi che vorrebbero andare allo stadio a divertirsi e vedere una partita ed invece hanno la netta sensazione di entrare in un carcere a cielo aperto (ciò che effettivamente sono diventati gli stadi di casa nostra, grazie ai nostri politici!); in secondo luogo perchè certi discorsi sarebbero più utili in un'accademia di Polizia che non ad un'incontro fra tifosi...
Il fatto è che finchè all'Ufficio Marketing ci sarà Gianni Potti, temo che nulla verrà mai fatto da questo punto di vista, senza offesa per nessuno.
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