Verona. Per quella vita rovinata per sempre a suon di calci, manganellate e pugni, dopo la partita tra Verona e Brescia di cinque anni fa, saranno 7 gli agenti (ma forse se ne aggiungerà un altro) che dovranno rispondere in tribunale. L'ha deciso ieri il giudice dell'udienza preliminare, Laura Donati, che ha rinviato a giudizio i poliziotti, tutti all'epoca in servizio alla questura di Bologna, con l'accusa di lesioni gravissime. Sul banco delle parti civili, invece, siederà il tifoso del Brescia Paolo Scaroni, 32 anni, assistito dall'avvocato Alessandro Mainardi.
A causa di quel pestaggio, il giovane è rimasto invalido al cento per cento. Dopo le botte, Scaroni trascorse un periodo di coma di due mesi in reparto e un lunghissimo periodo di riabilitazione, e non ha più ripreso la vita di prima. «Riesco a camminare lentamente - aveva raccontato nel 2007 - e da quando è successo sono andato a vedere solo una partita di calcio. Credo di aver già dato a quello sport».
Il processo si aprirà in dicembre in tribunale. In realtà, sono stati necessari 5 anni per arrivare a un dibattimento che si apre già con molte incognite. La procura di Verona aveva chiesto due volte l'archiviazione dell'inchiesta e per due volte il gip Sandro Sperandio aveva respinto quell'istanza. Il rappresentante dell'accusa aveva sostenuto che non era possibile individuare i responsabili di quell'aggressione al tifoso. Al contrario, poi i nomi sono spuntati fuori: si trattava di agenti del reparto Mobile di Bologna.
LA SVOLTA IERI, quando il giudice Laura Donati ha deciso che per quel pestaggio del tifoso bresciano, era necessario il vaglio dibattimentale. A niente, è valsa la difesa degli agenti che si sono più volte richiamati alle esigenze di ordine pubblico e ai disordini di quel pomeriggio dopo la partita tra il Brescia e il Verona.
In realtà, alcuni punti oscuri sembrano esserci.
A parere del difensore di parte civile, il video sui fatti avvenuti in stazione quel 24 settembre 2005 si interrompe proprio quando inzia l'azione degli agenti nei confronti di Scaroni. Il bresciano dal canto suo, una volta sentito dagli agenti della Digos che hanno condotto le indagini, ha ricordato di essere stato piocchiato a lungo fino a quando non arrivò il buio. L'ultrà del Brescia ha insistito che non aveva partecipato al lancio dei sassi nè ai disordini. Ha spiegato di essere già salito sul treno, diretto a Brescia. Poi per la sete, era sceso ed era andato al «Mc Donald's» a piano terra per comprarsi una coca cola. Quindi stava risalendo sui gradini per tornare nel vagone. quando è stato affrontato dagli agenti a suon di manganellate. Ora il processo potrà chiarire le responsabilità.
A causa di quel pestaggio, il giovane è rimasto invalido al cento per cento. Dopo le botte, Scaroni trascorse un periodo di coma di due mesi in reparto e un lunghissimo periodo di riabilitazione, e non ha più ripreso la vita di prima. «Riesco a camminare lentamente - aveva raccontato nel 2007 - e da quando è successo sono andato a vedere solo una partita di calcio. Credo di aver già dato a quello sport».
Il processo si aprirà in dicembre in tribunale. In realtà, sono stati necessari 5 anni per arrivare a un dibattimento che si apre già con molte incognite. La procura di Verona aveva chiesto due volte l'archiviazione dell'inchiesta e per due volte il gip Sandro Sperandio aveva respinto quell'istanza. Il rappresentante dell'accusa aveva sostenuto che non era possibile individuare i responsabili di quell'aggressione al tifoso. Al contrario, poi i nomi sono spuntati fuori: si trattava di agenti del reparto Mobile di Bologna.
LA SVOLTA IERI, quando il giudice Laura Donati ha deciso che per quel pestaggio del tifoso bresciano, era necessario il vaglio dibattimentale. A niente, è valsa la difesa degli agenti che si sono più volte richiamati alle esigenze di ordine pubblico e ai disordini di quel pomeriggio dopo la partita tra il Brescia e il Verona.
In realtà, alcuni punti oscuri sembrano esserci.
A parere del difensore di parte civile, il video sui fatti avvenuti in stazione quel 24 settembre 2005 si interrompe proprio quando inzia l'azione degli agenti nei confronti di Scaroni. Il bresciano dal canto suo, una volta sentito dagli agenti della Digos che hanno condotto le indagini, ha ricordato di essere stato piocchiato a lungo fino a quando non arrivò il buio. L'ultrà del Brescia ha insistito che non aveva partecipato al lancio dei sassi nè ai disordini. Ha spiegato di essere già salito sul treno, diretto a Brescia. Poi per la sete, era sceso ed era andato al «Mc Donald's» a piano terra per comprarsi una coca cola. Quindi stava risalendo sui gradini per tornare nel vagone. quando è stato affrontato dagli agenti a suon di manganellate. Ora il processo potrà chiarire le responsabilità.
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