Il 19 ottobre 1924 veniva inaugurato lo Stadio Appiani, con la vittoria del Padova per 6-1 contro l'Andrea Doria (antenata dell'attuale Sampdoria). Per quasi settant'anni, l'impianto di Via Carducci è stato l'autentica culla del calcio padovano, una seconda casa per generazioni intere di tifosi biancoscudati, teatro delle gesta del Padova di Rocco (che venne scippato dello scudetto dalla Juve) e ribattezzato "Fossa dei Leoni" per la capacità del pubblico di incutere timore ad arbitri ed avversari... Oggi il vecchio stadio simbolo è ancora in piedi, è riuscito a sconfiggere perfino il Piano Crotti. In attesa di qualche amministratore dotato di buon senso che pensi non ad un abbattimento ma ad una ristrutturazione ed un riutilizzo, pubblico questo pezzo tratto da TgPadova che ne ripercorre a grandi linee la storia ed invito ancora una volta tutti i tifosi biancoscudati a firmare la petizione on-line per salvare l'Appiani che potete trovare a questo link.
Il 19 ottobre 1924 veniva inaugurato lo stadio Appiani, per anni culla del calcio padovano. Questa la sua storia, scritta dal giornalista Andrea Pistore nel libro "Biancoscudo".
Già nel 1921 il Consiglio Comunale autorizza l’acquisto dei terreni e degli immobili a sud dell’impianto per circa 200mila lire, con la scusa di ampliare il campo da gioco di via Carducci. Nel 1923 (il 24 ottobre) il Consiglio Comunale approva il bilancio per la costruzione del nuovo stadio, che verrà inaugurato un anno più tardi (il 19 ottobre) con il Padova arrembante sulla Doria 6-1. E’ quello che diventerà la Fossa dei Leoni, il santuario del pallone biancoscudato, il “Campo” per antonomasia, insomma lo Stadio Appiani.
L’impianto occupa una superficie complessiva di 12.500 mt quadrati, con campo da gioco regolamentare di 110 mt per 65 e fasce di contorno di 3 e 2 metri. Tre le tribunette coperte, che possono ospitare circa 1.300 spettatori. Il resto del pubblico prende posto su rampe in terrapieno dette “settori popolari” capaci di altri 8.500 posti. I lavori vengono ultimati nel novembre del ‘26 (costo complessivo 66.046,67 lire). Lo stadio è dotato di tutte le più moderne strutture: campo sopraelevato di 60 cm, arricchito da un drenaggio naturale (fascine di legno poste sotto il primo strato di terra) e tribune impalcate col cemento armato.
Fino alla definitiva ristrutturazione dell’85 subisce alcune modificazioni. Nel 1960 viene sopraelevata la gradinata limitatamente alla parte centrale e risistemate le curve nord e sud portando la capienza a 18mila spettatori. La vecchia tribuna in legno è sostituita da una in cemento arrivando a contenere 2mila unità.
Nel settembre 1985, viene poi inaugurata la nuova tribuna Est: otto file di gradini a sedere, per complessivi 2mila posti e altre nove file con altrettanta capacità. La tribuna è alta 21, 182 mt, ha 104 gradini d’accesso. Tanti gli spettatori che popola ogni fine settimana l’Appiani. Il picco si raggiunge in occasione di Padova-Milan di Coppa Italia, il 24 agosto del 1983. I tifosi paganti accorsi per vedere il match contro i diavoli rossoneri sono 25.346, per un incasso complessivo di 245.719 lire.
Il mitico Appiani è stato celebrato in un DVD di Matteo Menapace dal titolo "Appiani, ricostruire un'emozione". Un documentario che racconta la storia dello stadio di via Carducci di pari passo con la costruzione del suo plastico da parte di Luca Carnieletto, Dario Beggiato, Alessandro Bernardi, Roberto Atzeni e Luca Scappini. Il Dvd è in distribuzione da oggi con "Il Mattino".
Seconda casa biancoscudata, miglior ricordo della mia adolescenza: tanti auguri Silvio Appiani!
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