Per il calcio l’epoca della televisione in chiaro sta definitivamente per tramontare. La Rai ha deciso che non trasmetterà le prossime tre edizioni della Champions League. Gli utenti che pagano il canone dovranno accontentarsi di assistere in chiaro solo gli Europei di calcio del 2012.
Il Consiglio di Amministrazione di Viale Mazzini, riunito per decidere i prossimi investimenti in materia di diritti televisivi sportivi, ha ritenuto eccessivo il costo della principale competizione calcistica europea. Una scelta motivata anche dal fatto, come spiegano in Rai, che il Ranking Uefa penalizzerà il calcio italiano e farà calare da quattro a tre i club tricolori impegnati nella manifestazioni.
Una scelta che mette il calcio italiano sempre più nelle mani delle pay tv. Sky e Mediaset, dopo questa decisione, hanno di fatto campo libero.
Le televisioni a pagamento, attraverso i pingui diritti televisivi che (al momento) riversano nelle casse delle società di Serie A TIM, ormai sovvenzionano (controllano) club privi allo stato di altri introiti degni di questo nome.
Gli stadi sempre più vuoti riducono ai minimi termini il ticketing. Il merchandising, in stallo da lustri, fa il resto dovendo fare i conti con tifosi da stadio ormai avviati verso la diserzione.
Tutto bene, si fa per dire, se il sistema nonostante tutto riuscisse a tenersi in piedi. Ciò, purtroppo, non corrisponde alla realtà dei fatti. La crisi economica, dopo aver travolto la Lega Pro e lambito la Serie B, sta adesso per aggredire anche i club milionari della Serie A TIM incapaci di mettere un argine a spese cui non corrispondono entrate conformi (Bologna e Roma docent).
Le macerie di un calcio moderno così strutturato, i cui bilanci sono legati a un solo ufficiale pagatore (le pay tv) che finirà per strangolarlo, non potranno avere vita tanto lunga senza ineludibili correttivi.
Sergio Mutolo
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