Fonte: La Stampa.
Per il momento, gli unici dati disponibili sul primo campionato italiano della storia con tessera del tifoso incorporata continuano a essere quelli elencati dal ministro degli Interni Roberto Maroni due mesi fa: allora, sulle prime otto partite, il Viminale aveva rilevato un calo del 50% degli incontri con incidenti e una diminuzione del 90% del numero dei feriti a fronte, diceva il ministro, di un aumento degli spettatori. Ora che siamo quasi a metà stagione e che l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, a fine gennaio, si appresta a pubblicare le statistiche più aggiornate, a occhio gli stadi rivelano vuoti desolanti anche nelle partite di cartello.
Quanto alla violenza, aggressioni e tafferugli sono sicuramente in discesa, anche se c’è chi obietta che molto più della tessera hanno potuto i sempre più frequenti divieti di trasferta disposti dall’Osservatorio per le partite a rischio. Che spesso sono la maggior parte, come dimostrano le limitazioni previste anche per il prossimo turno di serie A, in programma il 6 gennaio: saranno ben sei gli incontri per cui è stata vietata la vendita dei biglietti ai residenti nella regione di provenienza della squadra ospite, cioè Inter-Napoli (Campania), Lecce-Bari (qui il divieto vale per la provincia barese), Roma-Catania (Sicilia), Napoli-Juventus (Piemonte), Fiorentina Brescia (Lombardia) e Lazio-Lecce (Puglia).
«E’ naturale che gli incidenti allo stadio siano diminuiti – commenta Lorenzo Contucci, legale che si è specializzato nella difesa di tifosi ultrà -: se si vietano le trasferte si limitano anche le occasioni di contatto. Voglio ricordare a questo proposito che, citando solo l’esempio dei tifosi della Roma, a Cagliari c’erano 23 romanisti e a Napoli (partita classificata ad altissimo rischio, ndr) 13». Riguardo all’efficacia anti-scontri della tessera, qualche problema invece si è verificato quando gli ultrà non tesserati sono riusciti ad aggirare l’ostacolo in trasferta: non potendo essere ammessi nel settore ospiti in quanto appunto sprovvisti di tessera, hanno acquistato biglietti in zone dello stadio riservate abitualmente ai tifosi di casa.
Il risultato paradossale è che si sono ritrovati gomito a gomito proprio con i sostenitori della squadra avversaria, com’è successo allo stadio Dall’Ara per Bologna-Juventus lo scorso ottobre: in curva San Luca, normalmente occupata da gente di fede rossoblu, si sono presentati gruppi legati alla galassia ultrà juventina e alcuni tifosi bolognesi sono stati malmenati, mentre gli steward abbandonavano il campo. Il Bologna Calcio in quell’occasione ha protestato contro «le conseguenze negative della tessera del tifoso: la stiamo sperimentando e per ora ci sono solo dei contro e non dei pro». In particolare, si faceva presente la difficoltà di gestire la sicurezza nei casi di squadre con molti tifosi al seguito.
Fatta la legge trovato l’inganno, ma il Viminale è corso ai ripari con una direttiva di recente emanazione, spiega Contucci: «A Roma è già stata applicata facendo sistemare i tifosi ospiti con tessera in tribuna Monte Mario, e quelli senza nella curva ospiti». Sembrerebbe un ritorno al passato, mentre su internet la protesta continua a farsi sentire: su Facebook la pagina “No alla tessera del tifoso” ha raccolto quasi 27mila adesioni, e nei forum la card viene bollata come strumento di schedatura e come responsabile maggiore dello svuotamento degli stadi.
Quanto alla violenza, aggressioni e tafferugli sono sicuramente in discesa, anche se c’è chi obietta che molto più della tessera hanno potuto i sempre più frequenti divieti di trasferta disposti dall’Osservatorio per le partite a rischio. Che spesso sono la maggior parte, come dimostrano le limitazioni previste anche per il prossimo turno di serie A, in programma il 6 gennaio: saranno ben sei gli incontri per cui è stata vietata la vendita dei biglietti ai residenti nella regione di provenienza della squadra ospite, cioè Inter-Napoli (Campania), Lecce-Bari (qui il divieto vale per la provincia barese), Roma-Catania (Sicilia), Napoli-Juventus (Piemonte), Fiorentina Brescia (Lombardia) e Lazio-Lecce (Puglia).
«E’ naturale che gli incidenti allo stadio siano diminuiti – commenta Lorenzo Contucci, legale che si è specializzato nella difesa di tifosi ultrà -: se si vietano le trasferte si limitano anche le occasioni di contatto. Voglio ricordare a questo proposito che, citando solo l’esempio dei tifosi della Roma, a Cagliari c’erano 23 romanisti e a Napoli (partita classificata ad altissimo rischio, ndr) 13». Riguardo all’efficacia anti-scontri della tessera, qualche problema invece si è verificato quando gli ultrà non tesserati sono riusciti ad aggirare l’ostacolo in trasferta: non potendo essere ammessi nel settore ospiti in quanto appunto sprovvisti di tessera, hanno acquistato biglietti in zone dello stadio riservate abitualmente ai tifosi di casa.
Il risultato paradossale è che si sono ritrovati gomito a gomito proprio con i sostenitori della squadra avversaria, com’è successo allo stadio Dall’Ara per Bologna-Juventus lo scorso ottobre: in curva San Luca, normalmente occupata da gente di fede rossoblu, si sono presentati gruppi legati alla galassia ultrà juventina e alcuni tifosi bolognesi sono stati malmenati, mentre gli steward abbandonavano il campo. Il Bologna Calcio in quell’occasione ha protestato contro «le conseguenze negative della tessera del tifoso: la stiamo sperimentando e per ora ci sono solo dei contro e non dei pro». In particolare, si faceva presente la difficoltà di gestire la sicurezza nei casi di squadre con molti tifosi al seguito.
Fatta la legge trovato l’inganno, ma il Viminale è corso ai ripari con una direttiva di recente emanazione, spiega Contucci: «A Roma è già stata applicata facendo sistemare i tifosi ospiti con tessera in tribuna Monte Mario, e quelli senza nella curva ospiti». Sembrerebbe un ritorno al passato, mentre su internet la protesta continua a farsi sentire: su Facebook la pagina “No alla tessera del tifoso” ha raccolto quasi 27mila adesioni, e nei forum la card viene bollata come strumento di schedatura e come responsabile maggiore dello svuotamento degli stadi.
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