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2 giugno 1991: oltre 6.000 biancoscudati allo Zini, nella trasferta che verrà ricordata come "Cremona Invasion" |
Lo spettacolo colora la curva, la solidarietà la rende grande! Dodicesimo in campo? Solo quando lo vogliamo noi! (Curva Nord Lazio nel derby 1990/91)
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Fiorentina-Juventus 90/91 |
Verso la fine degli anni '80 gli ultras italiani sono unanimemente riconosciuti come una "guida" dalla stragrande maggioranza delle tifoserie europee, che tranne poche eccezioni (come il Regno Unito) stanno muovendo in quel periodo i primi passi. Si pensi per esempio alla portata di un evento come la caduta del muro di Berlino nell'ottobre 1989: intere popolazioni dell'Europa dell'Est, che fino a quel momento erano vissute sotto il tacco schiacciante del regime comunista, cominciano a respirare aria di libertà ed iniziano a guardare all'Occidente come modello di vita, copiandone gli aspetti. Un cambiamento che si riflette anche nella società occidentale, ed in quella italiana in particolare (che era il paese della Nato in cui il Partito Comunista aveva il maggior seguito...): se fino a questo momento la politica aveva sempre avuto (specie nel nostro paese) un fine più grande che era il bene dello Stato e la stabilità del Paese, negli anni '90 la situazione cambierà portando alla ribalta (sotto la spinta di Tangentopoli, lo scandalo che aveva travolto la Prima Repubblica azzerando i quadri di tutti i maggiori partiti dell'epoca...) una classe politica che come fine ultimo ha il proprio tornaconto personale. E sappiamo bene quanto la politica si rifletta in tutti gli aspetti della vita del Paese, anche nel calcio...
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Laziali al derby 1990/91 |
Rimanendo strettamente al mondo ultras i riferimenti per i "neonati" hooligans dell'Est erano all'inizio degli anni '90 (per motivi differenti) Italia ed Inghilterra: provate ad osservare alcune delle tifoserie più ammirate e temute d'Europa oggi (Stella Rossa, Partizan Belgrado, Dinamo Zagabria, Hajduk Spalato, le tifoserie polacche, ceche, ungheresi e quelle greche), ma anche le curve maggiori di paesi come Francia, Spagna, Germania, Portogallo o Svizzera; e non potrete fare a meno di notare come a livello di stile e coreografia non siano altro che la copia perfetta delle tifoserie italiane degli anni '80-'90.
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Milanisti con striscione Furiosi rubato ai cagliaritani, 1992 |
Tuttavia proprio in quel periodo in Italia cominciano ad esserci i primi problemi un pò più grossi: nell'estate del 1989 infatti il governo italiano decide di affrontare di petto la questione relativa alla violenza negli stadi, in vista dei mondiali del 1990 che (purtroppo, lo dico anche se rappresentano uno dei ricordi più belli della mia prima adolescenza...) si disputeranno in Italia. Prendendo spunto da una sentenza "storica" del tribunale di Rimini ,che sette anni prima aveva vietato interdetto dallo stadio un ultras locale in seguito agli incidenti con la Pistoiese, emana una legge che concede alle questure la facoltà di vietare lo stadio per un periodo di tempo compreso fra due mesi e due anni a tutti coloro che vengono denunciati per atti di violenza in occasione di manifestazioni sportive. Questo provvedimento prenderà il nome di "diffida". La fregatura sta nel fatto che si tratta di un provvedimento amministrativo e non penale: in pratica può essere emesso sulla base di un semplice rapporto di Polizia, senza che un tribunale giudichi preventivamente i fatti! E' facile quindi capire che nei successivi dieci anni le tifoserie italiane si riempiranno di ragazzi diffidati, che non possono accedere allo stadio molto spesso per il "capriccio" di qualche funzionario ma che in fase processuale verranno assolti, quand'anche non arriveranno mai al processo per "decorrenza dei termini". E' fin troppo facile capire che la volontà dello stato è quella di controllare gli ultras attraverso l'uso delle diffide, senza "tagliare le gambe" subito al movimento. In fin dei conti, fanno ancora comodo dentro gli spalti e non fuori...
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Veronesi 1992, post-Brigate a Milano |
Ad ogni modo, fatta la legge arrivano subito i primi "giri" di inculate: pagano per primi i ragazzi degli Alcool Campi della Fiorentina, protagonisti l'anno prima del lancio della molotov al treno dei bolognesi con cui avevano ferito gravemente Ivan Dell'Oglio; quindi la ruota si sposta su Milano e su Roma... In casa rossonera le diffide colpiscono alcuni ragazzi del Gruppo Brasato, coinvolti l'anno prima nei tafferugli che portarono alla morte del romanista De Falchi; in casa nerazzurra vengono semplicemente decimati gli Skins Inter dopo gli scontri con i napoletani del marzo 1990, colpiti da una cinquantina di provvedimenti di interdizione. In occasione di Inter-Napoli verranno utilizzate per la prima volta le registrazioni di telecamere a circuito chiuso. Telecamere che fanno parte del disegno di legge previsto per l'adeguamento degli stadi in vista di Italia '90 e che verranno utilizzate anche nella capitale, sponda Lazio, per diffidare un bel pò di elementi di spicco di Eagles Supporters ed Irriducibili, in seguito di scontri in occasione del Derby e della sfida con l'Atalanta nel campionato 1989/90. In questo caso succede un fatto straordinario per l'epoca: per la prima volta, una curva intera scende in sciopero non per contestare la squadra ma per solidarietà verso dei propri tifosi colpiti da provvedimenti restrittivi. Dei casi simili si erano già verificati nel decennio precedente: nel 1983 i viola avevano scioperato per solidarietà nei confronti dei loro amici arrestati dopo Fiorentina-Roma, nel 1987 le Brigate Gialloblù per la retata che aveva portato in galera dodici esponenti di spicco del gruppo. Mai però queste contestazioni avevano trovato un così vasto consenso, con un'intera tifoseria e l'opinione pubblica romana che sembrano prendere coscienza che esiste un disegno per eliminare i gruppi ultras dalla Curva Nord. La protesta laziale è eclatante quanto originale: nelle prime giornate della stagione 1990/91 rimarranno in silenzio nei primi 45 minuti di ogni partita esponendo il solo striscione "12° in campo? Solo quando lo vogliamo noi!", linea che seguiranno anche al derby rinunciando alla coreografia (tenete presente che parliamo di un'epoca in cui le coreografie nei big-match erano quasi d'obbligo) ed esponendo striscioni come "Lo spettacolo colora la curva, la solidarietà la rende grande!", "Libero cittadino? No, tifoso!" e "Dio salvi gli ultras!".
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laziali al derby 1992/93, con gli stendardi |
Oltre alla repressione (che ancora muove i primi passi), nei primi anni '90 gli ultras italiani si trovano a fare i conti con altri due fenomeni molto più presenti e deleteri: la frammentazione delle curve e la "moda ultras". Se il primo fenomeno era già presente nella seconda metà degli anni '80, col nuovo decennio assume proporzioni sempre più vaste, portando alla scomparsa di gruppi storici o a vere e proprie "faide" interne alle tifoserie; mentre il secondo è in qualche maniera dipendente dal primo: grazie alla visibilità avuta dai ragazzi delle curve nel decennio precedente, pompata anche dalla nascita di vere e proprie riviste specializzate nel fenomeno del tifo organizzato (Supertifo su tutti, ma anche fanzine dalla vita breve come Ultrà, Hooligans, Cronaca Ultrà...) si avvicinano allo stadio in quel periodo una miriade di persone che di ultras hanno ben poco e men che meno sono interessati ad esserlo, ma sono spinte piuttosto dal desiderio di mettersi in mostra, di darsi una posa da duri o da sbandati... Questi personaggi ci sono sempre stati nelle curve, direi che ci sono anche oggi, ma in quel periodo si raggiunge l'apice, ed un fenomeno di così tale portata non può non lasciare strascichi... Chiaramente una volta che i modaioli saranno cresciuti e maturati, e magari avranno conosciuto una bella ragazza a cui non piace il calcio abbandoneranno lo stadio, contribuendo a svuotare le curve!
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1993: milanisti e doriani incrociano i loro treni a Pontecurone... |
L'uso delle armi da taglio, la violenza ed il teppismo gratuiti sono ancora delle piaghe all'interno delle curve, ed i fenomeni descritti sopra finiscono alla fine per accentuarli... Ovviamente la repressione, appena introdotta, si abbatte come una mannaia sui volti più noti delle varie tifoserie, che spesso si ritrovano a pagare le colpe di tutti. Un grosso errore da parte dello stato, come riconoscerà per esempio Maurizio Marinelli del CSP (Centro Studi di Polizia, uno dei tanti enti che studiano la violenza negli stadi) solo una ventina di anni più tardi... Penso che le sue parole, da uomo di stato, siano il più grande emblema del fallimento della politica repressiva italiana: "Molti gruppi storici si sono sciolti perché gli ultrà con l’inasprimento dei controlli e delle pene non vogliono più essere identificati o identificabili. Abbiamo ottenuto il solo effetto di sbaragliare chi agiva alla luce del sole. Magari non erano stinchi di santo, si parla di gruppi di tifosi non di comitive di boy scout, ma almeno erano interlocutori e controparti riconoscibili...".
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Tafferugli dei romanisti a Milano, 1992/93 |
E proprio in quel periodo cominciano le prime defezioni, per svariati motivi: i primi a gettare la spugna sono le Brigate Gialloblù Verona, che nel dicembre 1991 si sciolgono in seguito all'indagine iniziata qualche anno prima che vede sul banco degli imputati numerosi membri del gruppo per associazione a delinquere. La Curva Sud del Bentegodi cambia completamente look: via gli striscioni storici, spazio a centinaia di drappi blu con croce gialla che spesso riportano il nome del paese o del quartiere, nessun gruppo ufficiale, nessuna organizzazione ma tanto spontaneismo. Un cambiamento epocale: i veronesi, da sempre anticipatori dei tempi e delle tendenze, lanciano ufficialmente un modo di tifare che per comodità viene definito "all'inglese", anche se in realtà di inglese c'è ben poco, ma che all'interno della scena ultras nazionale scaverà un solco fra i sostenitori di questo nuovo modo di tifare e quelli legati al tifo classico e tradizionale... Anche altri gruppi ne seguiranno le orme: nell'estate 1992 gettano la spugna anche gli Eagles Supporters della Lazio, logorati dal dualismo con gli Irriducibili che ha di fatto spaccato la curva. Gli stessi Irriducibili poi toglieranno lo striscione sostituendolo con "S.S. Lazio 1900" appeso a centro curva ed un mare di stendardi e doppie aste, sul modello veronese (la cosa durerà circa un anno, prima che lo striscione del nuovo gruppo egemone della Nord torni a capeggiare a centro curva). Nel derby dell'Aprile 1993 la Nord celebrerà questo nuovo "look" con una coreografia su misura, circa 6.000 doppie aste in tutta la curva a creare un vero e proprio mare biancoblù. Anche la Fossa dei Grifoni del Genoa tira giù il bandone, un anno dopo (Luglio 1993) con un comunicato che in alcuni punti fa riflettere, e molto. Tre in particolare: "La Fossa dei Grifoni non si riconosce piu' nel suddetto mondo ultra' cosi come e' considerato attualmente"; "La Fossa dei Grifoni disprezza l'atteggiamento di parte del pubblico genoano nei confronti della Fossa stessa"; "La Fossa dei Grifoni non intende piu' sopportare il comportamento repressivo delle forze di polizia (leggi divieti di entrata allo stadio notificati con allarmante superficialita')". In pratica, torniamo a quanto dicevo prima: la frammentazione delle curve, la moda ultras e la repressione strisciante stanno mietendo le prime vittime illustri (fra gli scioglimenti più illustri dell'epoca va segnalato quello della Fossa Lariana del Como, quello dei Nuclei Sconvolti Cosenza e quello che ci riguarda più da vicino: gli Hell's Angels Ghetto Padova!) e finiranno per segnare profondamente la scena curvaiola nazionale!
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Romanisti al derby 1991/92 |
Questa confusa situazione dei primi anni '90 è indicativa del cambiamento dei tempi: una nuova generazione si sta affacciando prepotentemente sulla scena, e se molti come abbiamo già visto hanno vissuto quel periodo come la moda del momento, altri invece prenderanno sempre più spazio andando a sostituire i capi storici. Le diverse età, le filosofie differenti e le visioni antitetiche rispetto a quelle dei "vecchi" creeranno delle spaccature mica da ridere, che in molti casi finiranno col "ridisegnare" la struttura stessa della curva e la mappa delle amicizie e delle rivalità: a Bergamo Brigate e Wild Kaos si prendono a pugni una domenica si e l'altra pure, si muovono ciascuno per conto proprio in trasferta e cantano cori differenti; a Napoli l'egemonia del C.U.C.B. comincia ad essere messa in discussione non solo dai gruppi emergenti della Curva A (Vecchi Lions, Mastiffs, Teste Matte) ma anche dagli stessi Fedayn con cui dividono la Curva B; a Torino nasce il dualismo "politico" fra Ultras Granata e Granata Korps; a Bologna i Forever Ultras si trovano a contrastare l'ascesa dei Mods, gruppo di destra e sui generis, completamente diverso dal resto della curva ma che fa molta presa sui numerosi giovani di quel periodo; ma come spesso accade i casi più clamorosi si hanno a Roma e a Milano. Nella capitale, a seguito della spaccatura post-Manfredonia, il C.U.C.S finisce col perdere la propria egemonia a favore di una miriade di gruppetti, fra i quali spunta Opposta Fazione (decisamente il più politicizzato e temibile); mentre nella Curva Sud di Milano la spaccatura riguarda un gruppo particolare, le Brigate Rossonere, che si dividono in due gruppi: il nucleo storico, ai tempi su posizioni di estrema sinistra (anche se la regola assoluta per tutti era di non portare la politica all'interno della Sud) e le cosidette "Brigate Rossonere 2", formate dai ragazzi più giovani coadiuvati da alcuni vecchi, di tendenza destroide. A differenza della Sud romana, quella milanese riuscirà a rendere la spaccatura meno evidente, ma non per questo meno devastante quando la situazione esploderà... In tutto questo ha il suo bel ruolo il "cambiamento ideologico" che sta caratterizzando la gioventù italiana fin dalla seconda metà del decennio precedente, dove la simpatia per la destra sta prendendo sempre più piede, ma limitare i cambiamenti e le spaccature ad una mera questione ideologica non sarebbe corretto: alla base, c'è il solito, invalicabile, salto generazionale; ben coadiuvato da una cosa che nessuno potrà mai fermare: il cambiamento dei tempi!
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Milan-Inter 1991/92 |
Nel gennaio 1993, una tragedia porta per la prima volta ad una presa di posizione storica del mondo ultras: al termine di Atalanta-Roma, la Celere di Padova carica senza motivo apparente i bergamaschi che si trovano ancora nei dintorni dello stadio... Celestino Colombi, tifoso atalantino, viene percosso dalla polizia, successivamente si accascia al suolo e muore di infarto. La sua morte, stranamente, passa sotto silenzio come del resto gli incidenti: la questura di Bergamo in un comunicato parla di una carica "generica" delle forze dell'ordine nel dopo partita e di un tifoso atalantino deceduto, peraltro noto come tossicodipendente... Come se la sua condizione fosse una "scusante"! Gli stessi organi di stampa si allineano al silenzio complice e gli ultras non ci stanno: per la prima volta un tam-tam massiccio fra le curve più importanti porta ad un'iniziativa comune del mondo ultras, e la domenica successiva molte tifoserie anche rivali (laziali, atalantini, viola, genoani, sampdoriani, ecc...) fra loro si presentano senza i classici striscioni ma con un unico drappo che ne sintetizza il pensiero: "10 gennaio 1993: la morte è uguale per tutti!". Qualcosa sta cambiando nelle curve, e la repressione galoppante sta portando alla nascita di un nuovo, grande "primo nemico": la polizia! Se fino a pochi anni prima ancora nelle curve si incitava i celerini al grido di "Uc-ci-de-te-li!" quando caricavano gli ultras avversari, da quel 10 gennaio 1993 le cose cominciano pian piano a cambiare, ma gli effetti si vedranno solo nel decennio successivo....
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Così era la Serie C dell'epoca: Salernitana-Avellino 92/93 |
Nel novembre 1994 si gioca Brescia-Roma, il giorno delle elezioni provinciali nella città lombarda. In quegli anni Brescia è una delle piazze più calde ed i romani arrivano ben preparati e decisi a regolare qualche vecchio conto. Pare che in mezzo a loro ci siano addirittura membri di altre tifoserie e pure qualche laziale, ma sinceramente mi è sembrata sempre una montatura giornalistica... Ciò che è sicuro è che c'era tutta la "crema" della Curva Sud, Opposta Fazione in testa. Chi non è preparata per niente è la polizia. Giunti nei pressi dello stadio i giallorossi sfondano il cordone di sicurezza e si precipitano ad affrontare i bresciani, vengono respinti, quindi svuotano un cantiere procurandosi armi di tutti i tipi. Nel frattempo sono giunte in massa le forze dell'ordine e subiscono l'assalto dei giallorossi. Il vice-questore Selmin viene accoltellato e passerà qualche giorno fra la vita e la morte in ospedale. Un'azione che lascia strascichi pesanti anche fra l'opinione pubblica, e che in pratica decreta la fine di Opposta Fazione (anche se il gruppo, a fasi alterne, bazzicherà ancora la Sud per qualche anno pur senza esporre più lo striscione). Due mesi dopo, il 29 gennaio 1995, il casino grosso succede a Marassi in occasione di Genoa-Milan: le Brigate Rossonere 2 con l'aiuto dei "brasati" (il Gruppo Brasato) progettano a tavolino un'azione che dovrebbe fargli guadagnare parecchi punti nella "scala gerarchica" della Sud di Milano. In una quarantina, secondo le modalità già all'epoca molto di moda fra i casuals britannici, evitano il treno speciale organizzato dai gruppi della Sud e raggiungono Genova a bordo di un Intercity, senza sciarpe nè altro materiale che li identifichi come milanisti. Percorrono un chilometro e mezzo per le strade di Genova senza scorta aggredendo anche qualche tifoso genoano incontrato per strada, e si dirigono incontrastati sotto la Curva Nord, dove nel frattempo si sono radunati parecchi genoani (le voci girano...). Giunti sul piazzale della Nord hanno un primo scontro con i grifoni, al termine del quale sono costretti a indietreggiare velocemente vista la disparità numerica in campo. In questo frangente un diciottenne milanista, Simone Barbaglia, preso dal panico tira fuori il coltello e colpisce al cuore Vincenzo Spagnolo, 25enne ultras genoano, che muore dopo il ricovero in ospedale. Un gesto che scatena la rabbia dei genoani: la partita (prima volta nella storia) viene sospesa per le intemperanze dei rossoblù, che passano l'intero pomeriggio a scontrarsi con la polizia nel tentativo di entrare nel settore ospiti e farsi giustizia. I milanisti vengono fatti uscire solo dopo mezzanotte, quando la situazione si calma, e dopo essere stati tutti identificati... Nei giorni successivi verrà fermato Barbaglia che comincerà a cantare come un usignolo in gabbia facendo beccare in pratica l'intero gruppo delle Brigate Rossonere 2 e dei Brasati: ogni velleità di "scalata al potere" in Curva Sud si blocca, il Gruppo Brasato viene fatto sparire dalla circolazione e le stesse Brigate attraverseranno una lunga crisi di identità...
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Mods Bologna, uno dei gruppi più chiacchierati, 91/92 |
Ai tempi già frequentavo la curva, e ricordo bene quella giornata, la notizia degli scontri e di un morto e la nostra curva (giocavamo in casa con la Sampdoria) che toglie tutte le pezze cessando di tifare ed iniziando a scandire cori contro i milanisti... Quello che dirò da adesso in poi sulla morte di "Spagna" è un mio pensiero personale, e non ha intenzione di offendere nessuno... O meglio, non credo sia un problema mio se qualcuno si sente offeso! In quei giorni tutta l'opinione pubblica italiana si interrogava sull'accaduto, ripetendosi come un mantra che "non si può morire per una partita di calcio"; vennero fermati per una domenica tutti i campionati di calcio "per riflettere" ed in quella stessa domenica (era il 5 febbraio) tremila ultras di tutta Italia si ritrovarono a Genova per portare l'ultimo saluto a "Spagna" e per interrogarsi sul futuro del movimento stesso. Ne uscì un comunicato di matrice atalantina dal titolo "Basta Lame Basta Infami", con il quale gli ultras presenti prendevano le distanze da tutti quelli che usavano i coltelli. Indicativo un passaggio: Basta con questi, che Ultra' non sono, che cercano proprio a spese del mondo Ultra' di fare notizia, di diventare grandi ignorando il male fatto (come in questo caso irreparabile). Indicativo perchè esplicita bene la situazione descritta all'inizio degli anni '90. Indicativo, ma un pò ipocrita. Nel senso che quanto scritto poteva essere valido se detto dagli atalantini (quelli che realmente hanno redatto il comunicato) ma che per conto mio ha poco valore se uno slogan (il "Basta Lame Basta Infami", titolo del comunicato) viene ripreso da interisti, romanisti o napoletani; tifoserie che con una certa oggettistica ci hanno sempre avuto a che fare, o che comunque anche se non la usavano in prima persona, "sapevano e tolleravano". Come del resto "sanno e tollerano" anche oggi, visto e considerato che certe brutte abitudini non sono scomparse anzi c'è chi ne ha fatto un vanto... Il discorso che non si può morire per una partita di calcio, che tanto piace all'opinione pubblica italiana, è giusto; ma proprio per un fatto che il tifo non è un buon motivo per uccidere... Ma per morire si fa sempre in tempo, anche allo stadio: può succedere per una coltellata, ma può succedere per una rissa a mani nude dove uno becca un calcio sulla tempia, può succedere perchè uno scivola e si rompe la testa sui gradoni o semplicemente perchè fa un infarto durante la partita... che differenza fa? Sempre di un morto si tratta... ed il pur vero discorso che il tifo non è un buon motivo per uccidere, si scontra con la realtà delle curve italiane degli anni '80-'90 dove giravano armi da taglio in abbondanza: forse non era il caso di pensarci prima? Sicuramente non in certe realtà metropolitane dove molti ragazzi il coltello in tasca ce l'hanno dal lunedì al sabato e di sicuro non lo lasciano a casa la domenica... la curva è un contenitore sociale dove all'interno si trova di tutto, anche la delinquenza, ma i fatti dimostrano che non è colpendo la massa che si corregge il singolo (a meno che qualcuno non riesca a dimostrarmi che con la tessera del tifoso e tutti gli altri provvedimenti la violenza sia realmente scomparsa... cosa difficile come ben sappiamo!); ed i fatti avrebbero dovuto dimostrarlo già all'epoca, visto che parliamo di un periodo contrassegnato da curve allo sbando e gruppi storici che cedevano il passo... O pensiamo che sia tutto casuale?
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1994: Vicentini a Bergamo con la polizia che carica gli atalantini |
Nella prima metà degli anni '90 purtroppo si registrano altre vittime in qualche modo legate al calcio ed alla rivalità fra tifoserie: è il caso per esempio di Luca Scio, sedicenne interista che rimane per terra a Riccione nell'estate 1991 in seguito ad una coltellata subita durante una rissa nata in discoteca con dei napoletani; o di Maurizio, ultras pescarese che un anno più tardi sempre a Riccione e sempre in discoteca muore durante una rissa con dei ragazzi romani (si dice tifosi della Lazio, pare che non andasse nemmeno allo stadio, ma non ho elementi per stabilire nessuna delle due cose). Una morte avvolta nel mistero, come rimane avvolta nel mistero quella di Salvatore Moschella che nel 1994 dopo un alterco su un treno con dei tifosi del Messina per sfuggire ad una aggressione si getta dal treno in corsa finendo schiacciato ("avvolta nel mistero" perchè ho sempre trovato fantasiosa un pò tutta la ricostruzione dell'accaduto, ma tant'è...). Nessuna di queste però avrà l'impatto di "Spagna" sul mondo ultras, forse perchè per la prima volta la sorte ha toccato uno che in curva contava (ed anche questa secondo me è una sorta di ipocrisia... pur con tutto il rispetto che ho per Vincenzo e per il dolore legittimo dei familiari!). Il governo se ne uscirà con la solita serie di provvedimenti di dubbia efficacia (vedi per esempio le diffide con firma, i cosidetti Daspo, che prima venivano decisi dal GIP dopo una verifica delle accuse mentre da quel momento saranno a discrezione della Polizia... e sappiamo tutti bene cosa significa "dare più poteri alla polizia"!). Molte tifoserie (comprese alcune di quelle presenti a Genova) non terranno fede alla parola data a proposito del "Basta Lame Basta Infami" e Spagna non sarà certo l'ultima vittima della violenza calcistica, mentre Barbaglia (per conto mio, infame in tutti i sensi) uscirà di galera nel 2006 grazie all'indulto. Alla fine l'unico ad averci rimesso realmente è il povero Vincenzo, unitamente alla famiglia (il dolore di chi resta è ben peggiore della morte subita da chi va!). This is Italy!
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"10-01-1993: la morte è uguale per tutti!": Cagliari |
Tornando a noi, più specificatamente alla storia del mondo ultras, in quegli anni comincia a muovere i suoi passi un altro nemico, molto più subdolo ed ancora nascosto: quello che oggi viene chiamato "calcio moderno", ovvero il business a tutto campo senza più nessun rispetto per i tifosi ed i sentimenti. Già ad inizio decennio (primavera 1990) si erano avute delle avvisaglie con il passaggio di Baggio (idolo della tifoseria viola, trattato come un figlio dai ragazzi della Fiesole) dalla Fiorentina alla Juventus. Cessione che aveva scatenato la rivolta di Firenze, con gli ultras viola per tre notti in piazza a scontrarsi con la polizia nel tentativo di penetrare nella sede della società (credo si siano resi conto dopo quella volta che non ne vale assolutamente la pena per un calciatore) rimediando una trentina di arresti... i calciatori diventano sempre più delle "puttane strapagate che non fanno godere", pronte a vendersi al miglior offerente... i mondiali di Italia '90 rappresentano una delle più grandi abbuffate della storia, mandando in pensione i vecchi e gloriosi stadi a favore di impianti pseudo-moderni (come l'Euganeo!) costruiti sotto il falso nome della sicurezza (e sotto quello verissimo di Tangentopoli che esploderà di li a poco!)... Inoltre nel 1993 arriva anche in Italia la pay-tv, la prima TV a pagamento che trasmette le partite di calcio in diretta per i soli abbonati: inizialmente si chiamava Tele+, e si limitava a trasmettere un anticipo di serie B il sabato sera ed un posticipo di serie A la domenica sera... Quanto questo cambiamento nel tempo sia stato devastante lo potete toccare oggi con mano! Mi limito a chiudere questa terza parte ricordando uno striscione esposto dagli Irriducibili Lazio nel marzo 1994, in occasione della prima partita disputata dalla loro squadra sotto la diretta di Tele+: "No al calcio tecnologico!". Furono degli ottimi profeti...
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Primi anni '90: i granata fronteggiano la polizia prima di un derby... |
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